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Che cosa si nasconde dietro i prezzi delle materie prime?

Le quotazioni delle materie prime sono rimbalzate da primavera ad autunno 2010 del 20%, raggiungendo il molti casi i massimi storici. Ma perché sono cresciute così tanto e quali sono le cause che hanno portato a tale situazione?

di Redazione Soldionline 9 nov 2010 ore 17:11
Di Armando Carcaterra di AnimaSgr

Le quotazioni delle materie prime sono rimbalzate da primavera ad autunno 2010 del 20%, raggiungendo il molti casi i massimi storici. Ma perché sono cresciute così tanto e quali sono le cause che hanno portato a tale situazione?

Cosa sta accadendo al prezzo delle materie prime?

Le materie prime (commodities) sono tornate di recente sulle prime pagine dei giornali. Le loro quotazioni sono infatti rimbalzate da maggio-giugno del 20%, raggiungendo il molti casi i massimi storici. Protagonista non è solo l’oro (+28%), ma anche il rame (+34%), il mais (+55%), con grano, cotone, caffè, cacao ecc... e poi le “terre rare” come il lanthanium, il cerium, l’yittrium: materiali che entrano nella produzione di alta tecnologia e di cui la Cina è il
principale, quando non l’unico, produttore.
In generale, accelerazioni così forti e concentrate dei prezzi sono imputate a manovre speculative. Le materie prime, infatti, diventano un investimento interessante solo in fasi di “surriscaldamento” dell’economia, perché esse rappresentano investimento “rifugio” contro l’inflazione. Oggi non siamo in questa condizione: la crescita economica del mondo industrializzato langue, le politiche monetarie occidentali restano iper-espansive e non si scorgono all’orizzonte “surriscaldamenti” inflazionistici.

Perché allora le quotazioni delle materie prime si sono mosse così tanto?

inondato da un’enorme quantità di liquidità alla ricerca di impieghi remunerativi, che almeno in parte è utilizzata per cavalcare ed esasperare tutte le occasioni più vantaggiose. Ad esempio l’aumento del prezzo del grano quest’estate è stato sì innescato dalla siccità e dagli incendi che hanno costretto la Russia a bloccare le proprie esportazioni, ma i prezzi sono saliti molto di più di quanto sarebbe stato giustificato. Raccolti giudicati insoddisfacenti sono
stati il pretesto per un’improvvisa fiammata dei prezzi del caffè, del succo d’arancia e di altre materie prime alimentari e non.

Quali sono le cause che hanno portato a questa situazione?

Ci sono in gioco, certo, dei mutamenti geo-economici strutturali e irreversibili, a partire dall’emergere di Cina, India, Brasile ed altri paesi asiatici emergenti, che si porta dietro l’accesso di oltre 2 miliardi di persone a standard di vita migliori, redditi superiori, consumi maggiori e differenti. È indicativo tenere presente che, a mano a mano che la dieta delle popolazioni di questi paesi evolve da riso e vegetali verso consumi più ricchi di carne, aumentano anche i consumi indotti di mangimi per l’allevamento. È stato stimato, ad esempio, che ogni chilo di carne consumata in più, comporti un consumo complessivo di mais una volta e mezza superiore.
A questo si aggiunge il fatto che il disequilibrio tra la crescita economica molto debole nei paesi occidentali e quella estremamente esuberante dei paesi emergenti non può che generare scossoni nella distribuzione mondiale di materie prime. Tra l’inizio del 2002 e settembre 2008, nelle fase precedente alla crisi, l’indice globale delle materie prime era cresciuto di quasi il 150% (circa il 14,5% annuo), ma la crisi dei mercati lo ha riportato bruscamente, in meno di 2 mesi, ai livelli di 7 anni prima. Da allora l’indice delle materie prime ha iniziato una graduale ripresa. Il livello raggiunto nell’autunno 2010 resta ancora del 40% inferiore ai massimi del 2008 e del 15% rispetto a i livelli del 2006. Più che il
gonfiarsi di una “bolla” questo andamento suggerisce il recupero di livelli normali dei prezzi, coerenti con il profilo geo-economico del mondo di oggi.

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