BoE, BCE, PBoC: preoccupazione generale
Oggi non riproponiamo il solito titolo del primo venerdì del mese in quanto, l’attenzione dei mercati, fino ad ora, è stata concentrata sull’attivismo delle banche centrali.
di Redazione Soldionline 6 lug 2012 ore 10:34Articolo a cura di FXCM.it
Oggi non riproponiamo il solito titolo del primo venerdì del mese in quanto, l’attenzione dei mercati, fino ad ora, è stata concentrata sull’attivismo delle banche centrali. La reazione positiva di breve periodo sull’euro dopo il taglio dei tassi da parte della BCE, prima che potesse cominciare una discesa, non c’è stata. Il sentore di una possibile mancata reazione dell’EurUsd ci era stato dato dalla reazione della sterlina inglese dopo la decisione presa dal board della Bank of England di incrementare il piano di alleggerimento quantitativo (il famoso Quantitative Easing) di 50 miliardi di sterline. Il pound ha infatti reagito a rialzo non riuscendo però a rompere i livelli di resistenza principali, mostrando così la mancanza di supporto da parte dei compratori pro rischio, cosa che è avvenuta anche di fronte alla riduzione del costo del denaro a livelli storici da parte di Draghi. Anzi, non solo sono mancati i compratori, ma si sono scatenati i venditori, ancor prima che il numero uno dell’istituto di Francoforte proferisse verbo di fronte al mondo intero. Anche la Cina è andata a tagliare i tassi per la seconda volta in un mese dalla crisi della Lehman Brothers e questo non ha di certo aiutato il sentiment, che avrebbe potuto reagire, di fronte al taglio della BCE, in maniera temporaneamente positiva a causa del fatto che fossero state messe sul campo ulteriori mosse a sostegno della crescita (il vero problema). Il fatto che anche il colosso cinese, che rispetto a noi gode di ottima salute, abbia tagliato i tassi sui prestiti dello 0.31% e quello sui depositi dello 0.25%, portandoli rispettivamente a 6% e 3% ha trasmesso al mercato ulteriore preoccupazione, che sulle parole di Draghi è andata a concretizzarsi. La crescita dell’eurozona è rallentata anche per i Paesi che prima sostanzialmente andavano meno peggio (Germania) e l’outlook rimane negativo, l’inflazione e le attese su di essa rimangono ben ancorate e dovrebbero scendere sotto il 2% nel 2013, l’LTRO non ha ancora mostrato appieno i suoi effetti (il tagio vorrebbe potenziarli) ed è comunque da considerare come misura temporanea e le riforme strutturali devono essere implementate per far sì che la crisi si risolva davvero.
EurUsd – grafico orario
Questo in sintesi il quadro che ha avuto come risultato la discesa dei mercati, la salita degli spread e la discesa della moneta unica, seguita dalla sterlina ma non dal dollaro australiano, che per ora sta dimostrando come i rendimenti reali overnight legati alla propria divisa, a differenza di quelli sull’euro (quando il nominale era all’1% gli overnight erano intorno a 0.25%, facendo sì che i rollover delle posizioni siano negativi da due mesi), siano un fattore ampiamente considerato dagli investitori (i tassi overnight australiani sono più alti rispetto al tasso di riferimento del 3.50%). Anche il forte grado di correlazione con l’andamento dell’economia cinese non è per ora stato in grado di far rompere i supporti fondamentali, ma crediamo che se il sentiment di mercato dovesse peggiorare ulteriormente, gli acquisti di dollari potrebbero continuare a verificarsi a livello globale, contro tutto (a parte l’oro che rimane in una situazione incerta). Oggi attenzione ai Non Farm Payrolls, attesi a 95K contro i 69k precedenti.
EurUsd
La rottura a ribasso del livello chiave di 1.25-1.2520 ha prodotto, ieri, molto più movimento di quanto atteso. Ci si poteva aspettare un test del doppio minimo a 1.2410 ed in realtà abbiamo visto i prezzi giungere sino a 1.2360, con tutte le intenzioni di andare a rivedere il minimo del primo giorno di giugno (1.2290). Nonostante nelle ultime ore i prezzi si siano fermati e siano entrati in un range di 30 pip di escursione massima, la situazione macro potrebbe favorire un ulteriore calo che si avvererebbe alla rottura del minimo visto ieri sera a 1.2360.
UsdJpy
La tendenza positiva del dollaroyen, iniziata una settimana fa esatta, tiene bene. Nonostante qualche breve tentativo di rottura di ieri, la trendline che per oggi indica un supporto dinamico chiave a 79.70 sembra ancora essere il più interessante dei livelli da considerare. Anche oggi, nel medesimo punto, transitano le media di lungo e lunghissimo periodo (100 e 200) su grafico orario. La resistenza più interessante, anche per oggi, gravita intorno a 80 figura.
EurJpy
Con la rottura di 99.65 il cambio EurJpy ha confermato il percorso negativo incominciato ad inizio settimana. Questo, come dicevamo ieri, dovrebbe aver aperto la strada per l’obiettivo posto a 98.50 (che è il livello di minimo visto la settimana passata). Su questo livello si giocherà una partita importante, dato che si potrebbero aprire scenari con obiettivi posizionati oltre 2 figure al di sotto… ma meglio prima aspettare una conferma di rottura.
GbpUsd
Anche la sterlina ha perso molto terreno ieri, andando così ad interrompere la tendenza positiva che abbiamo ipotizzato potesse passare da 1.5530. L’unico spunto che ancora non ci fa gridare all’inversione totale è la tenuta del precedente minimo, visto giovedì scorso, a 1.5490.
AudUsd
Interessante la situazione in cui si trova il dollaro australiano. Il calo generalizzato del mercato, visto ieri, non ha interessato più di tanto il cambio AudUsd che, infatti, non è andato nemmeno lontanamente ad impensierire il livello di supporto che consideriamo chiave da un paio di giorni.
Ricordiamo quindi come 1.0220 possa essere un segnale di inversione mentre continuiamo a pensare a 1.0375 come l’obiettivo ancora raggiungibile (peraltro a cui, ieri pomeriggio, sembrava i prezzi volessero avvicinarsi nuovamente).