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Benzina, scommettere contro la stagionalità

Il mercato dei carburanti americano presenta una domanda una domanda in grado di resistere a tutto, come dimostrato dai dati delle vendite al dettaglio di ottobre. Mentre il rapporto domanda/offerta non appare poi così favorevole a quest’ultima vale la pena scommettere contro un consolidato pattern stagionale

di La redazione di Soldionline 15 nov 2007 ore 09:37

di Boris Secciani - Top Trader Magazine (http://www.toptrader-mag.com/

Mentre l'orgia speculativa su dollaro, petrolio e (probabilmente) al ribasso sul mercato azionario ha trovato martedì una battuta d'arresto vale la pena soffermarci su uno dei più importanti contratti futures quotati al Nymex: la benzina. Questo strumento si riferisce a un particolare tipo di miscela consegnata negli hub di New York e New Jersey (i dettagli, per chi gli interessa, si trovano su http://www.nymex.com/), ogni contratto è costruito su una quantità nominale pari a 42mila galloni, attualmente l quotazioni sul mese frontale di dicembre oscillano fra 2,30 e 2,35. Si tratta di un future estremamente liquido, con scadenze disponibili come per il WTI tutti i mesi e dall'acuta e imprevedibile volatilità. Negli ultimi anni alla generale crescita del prezzo del greggio si è aggiunto un altro elemento fondamentale: la non sufficiente capacità di raffinazione. Infatti quello delle raffinerie di petrolio è stato un settore negletto per anni a causa dei bassi ritorni, mentre il parco auto negli Usa e non solo cresceva in maniera spropositata, così pure le dimensioni delle auto stesse e la mobilità. A tratti negli ultimi anni la crescita della benzina in Usa è stata addirittura esplosiva, specialmente dopo eventi come l'uragano Katrina. In pratica bastava che ci fosse il minimo incidente (e nel caso degli uragani che hanno colpito il golfo del Texas, la maggiore area di raffinazione del mondo, c'è stato ben di più che un minimo incidente) perché l'equilibrio domanda/offerta saltasse. Negli ultimi due anni la situazione è andata gradualmente migliorando con nuova capacità aggiunta sul mercato. Ciò ha portato a quotazioni molto depresse (intorno a 1,4 dollari al gallone) nei primi mesi del 2007. Il mercato a cominciato a riprendersi nel corso di quest'anno, anche se non in maniera proporzionale al greggio. In parole (molto) rozze sui mercati di un po' tutto il mondo i margini di raffinazione sono calati. Ciò ha contribuito in maniera non secondaria ai non buoni risultati trimestrali di molte major petrolifere integrate, afflitte da  margini in calo su raffinazione e marketing. Qualche settimana fa avevamo visto come il mercato dell'auto si stesse espandendo in Russia in maniera clamorosa. In Cina e in Medio Oriente la situazione non è molto diversa. Ciò ovviamente favorisce la domanda di un prodotto, che succhia da solo circa la metà del greggio estratto. A questo fatto si aggiunga anche che l'elasticità della domanda stessa nei paesi sviluppati non è stata poi in questi anni così elevata, specialmente sul mercato americano: nonostante un certo riorientamento verso veicoli a più basso consumo, la domanda è comunque cresciuta a causa di un parco auto e di un suo utilizzo sempre crescenti. Basti vedere i tutt'altro che entusiasmanti dati sulle vendite al dettagli usciti oggi: una crescita dello 0,2% su base mensile a ottobre, dove a fare la parte del leone della crescita sono state appunto le spese per auto e benzina.

Qualche segno comincia a vedersi: secondo un rapporto di Citigroup in Europa i margini sono in netta ripresa, infatti a causa di guasti ad impianti di raffinazione i margini sul diesel sono cresciuti notevolmente nel Vecchio Continente aprendo così possibilità di export per i raffinatori americani. Inoltre se rimaniamo sempre in Europa e ci concentriamo sulla benzina vediamo come nella settimana precedente gli stock siano diminuiti, mentre la domanda si sta riportando sugli stessi livelli dell'anno scorso.  Tutto questo per dire che, continuando il trend del petrolio o quantomeno stabilizzandosi e non crollando l'economia mondiale, ci sono opportunità di guadagno da qui a qualche mese, anche se i prezzi sul derivato americano sono oggettivamente alti. A questo si può porre rimedio scommettendo contro un altro luogo comune: la forte stagionalità del prodotto. Se una da' un'occhiata alla curva dei future vede come le quotazioni siano a forte contango fino alla scadenza di luglio, mentre vi sia una fortissima backwardation per agosto (che incidentalmente smette di scambiare a fine luglio) e settembre (i cui scambi finiscono a fine agosto). Il contango riprende poi in tempo sul contratto di ottobre: l'estate e il labour day (primo lunedì di settembre) sono tradizionalmente momenti di vacanze e grande mobilità per gli americani. Nessuno vuole negare l'andamento stagionale della domanda, quello che appare eccessivo, specialmente se si dà un'occhiata al grafico continuo di questo strumento è che l'effetto sia poi così elevato. Sulla scadenza di settembre la quotazione è di poco meno di 2 dollari, mentre su Ottobre si torna a circa 2,3 dollari al gallone. Certo la violatilitàdi questa commodity è altissima e molto dipenderà dai prossimi mesi. Infatti tradizionalmente in inverno, quando la domanda non è elevatissima, si procede alla manutenzione di routine degli impianti. Con gli stock che stanno tornando pericolosamente verso i minimi e una domanda che tutto sommato non cala, non pare così azzardato posizionarsi in acquisto sul contratto di settembre in forte backwardation. Certo è che se magari ci fosse un rally nei prossimi mesi dovuto a problemi contingenti probabilmente non verrebbe colto sui prezzi della nostra scadenza.

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