Un Etf dall'America Latina
Marco Ciatto ci dell'unico ETF correlato alle performance dell'America Latina. Si tratta dell’iShares S&P Latin America 40 Index Fund (ticker: ILF), il cui indice di riferimento investe nelle prime 40 blue chip di Brasile, Messico, Argentina e Cile. Ma il fondo non è armonizzato, e quindi fiscalmente penalizzante per un investitore italiano.
di Redazione Soldionline 29 dic 2005 ore 10:40
L'America Latina è la regione al mondo che meglio ha performato, nell'ultimo anno, battendo persino i titoli del settore energetico, leader tra le industrie al di qua e al di là dell'oceano.
Negli Stati Uniti c'è un solo ETF correlato a quest'area, l'iShares S&P Latin America 40 Index Fund (ticker: ILF), il cui indice di riferimento investe nelle prime 40 blue chip di Brasile, Messico, Argentina e Cile, ma il fondo non è armonizzato, e quindi fiscalmente penalizzante per un investitore italiano. Barclays Global Investors, però, ha lanciato sulla Borsa di Londra e su quella di Amsterdam un ETF conforme alle nuove Direttive Comunitarie UCITS III, correlato all'indice MSCI Brasile, il Paese che più ha contribuito alla crescita della regione, e che ha un peso maggiore nel benchmark, assieme al Messico. Si tratta dell'iShares MSCI Brazil (ISIN: IE00B0M63516, 0.74%), un ETF dal costo totale annuo dello 0,74%, che prevede la distribuzione di un dividendo ogni trimestre. Sono 47 i titoli azionari contenuti nell'indice, appartenenti per il 29,7% al settore dei materiali di base, per il 27,5% a quello energetico e per il 17,8% all'industria dei finanziari; seguono i comparti delle telecomunicazioni (7,6%), dei beni di consumo non ciclici (6,9%), delle utilities (5,8%), degli industriali (3,9%), dei beni ciclici (0,75%) e della sanità (0,2%). Tra le prime azioni del MSCI Brazil compaiono due classi di titoli del colosso petrolifero Petrobas, la maggiore industria di petrolio e gas in America Latina, Petrobas Pn (15,1%) e Petrobas On (12,4%), e due della Companhia Vale do Rio Doce (CVRD), leader mondiale nell'estrazione e lavorazione di ferro e secondo maggior produttore al mondo di manganese e leghe ferrose, Vale do Rio Doce Pna (9,7%) e Vale do Rio Doce On (9%). Banco Itau Holding (7,6%) e Banco Bradesco Pn (6,8%) sono, invece, le due maggiori banche private del Brasile, che assieme ai 4 titoli precedenti costituiscono oltre il 60% della capitalizzazione dell'intero benchmark.
I rendimenti rilevati sul MSCI Brazil (prezzato in dollari) nell'ultimo triennio sono da capogiro, addirittura del 350%, mentre il 66,6% è stato l'incremento riportato negli ultimi 12 mesi. E la crescita dell'indice sembra possa proseguire oltre, forte di un guadagno del 17,6% nei tre mesi passati e del 8,2% nelle sole ultime 4 settimane. L'investitore, però, deve avere una propensione al rischio molto elevata, perché la volatilità annualizzata dell'indice è forse la più alta tra quelle riscontrate finora, ben del 28,5% (1,77% su base giornaliera, negli ultimi 12 mesi). Inoltre, c'è da considerare il doppio rischio di cambio, quello USD/BRL (Real, la valuta brasiliana) sull'indice di riferimento, e quello EUR/USD dell'ETF quotato sull'Euronext di Amsterdam (a Londra è denominato in sterline inglesi). Il cambio USD/BRL è stato nettamente a favore dell'investimento in dollari sino ad un mese fa, mentre il cambio EUR/USD sarà a favore di un investitore italiano allorché l'euro si mantenga debole nei confronti della valuta americana. Se, invece, la moneta unica dovesse rafforzarsi nei prossimi mesi, parte degli eventuali guadagni dell'iShares MSCI Brazil sarebbero inevitabilmente erosi, a meno di non riuscire a 'coprirsi' con dei warrant valutari, per esempio.
L'unico intermediario italiano online a permettere l'accesso alla Borsa di Amsterdam è IW Bank, altrimenti, ci si potrà rivolgere alla propria banca, riportando il codice ISIN dell'ETF. (tratto da Bloomberg-Borsa&Finanza del 17 dicembre 2005)
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Negli Stati Uniti c'è un solo ETF correlato a quest'area, l'iShares S&P Latin America 40 Index Fund (ticker: ILF), il cui indice di riferimento investe nelle prime 40 blue chip di Brasile, Messico, Argentina e Cile, ma il fondo non è armonizzato, e quindi fiscalmente penalizzante per un investitore italiano. Barclays Global Investors, però, ha lanciato sulla Borsa di Londra e su quella di Amsterdam un ETF conforme alle nuove Direttive Comunitarie UCITS III, correlato all'indice MSCI Brasile, il Paese che più ha contribuito alla crescita della regione, e che ha un peso maggiore nel benchmark, assieme al Messico. Si tratta dell'iShares MSCI Brazil (ISIN: IE00B0M63516, 0.74%), un ETF dal costo totale annuo dello 0,74%, che prevede la distribuzione di un dividendo ogni trimestre. Sono 47 i titoli azionari contenuti nell'indice, appartenenti per il 29,7% al settore dei materiali di base, per il 27,5% a quello energetico e per il 17,8% all'industria dei finanziari; seguono i comparti delle telecomunicazioni (7,6%), dei beni di consumo non ciclici (6,9%), delle utilities (5,8%), degli industriali (3,9%), dei beni ciclici (0,75%) e della sanità (0,2%). Tra le prime azioni del MSCI Brazil compaiono due classi di titoli del colosso petrolifero Petrobas, la maggiore industria di petrolio e gas in America Latina, Petrobas Pn (15,1%) e Petrobas On (12,4%), e due della Companhia Vale do Rio Doce (CVRD), leader mondiale nell'estrazione e lavorazione di ferro e secondo maggior produttore al mondo di manganese e leghe ferrose, Vale do Rio Doce Pna (9,7%) e Vale do Rio Doce On (9%). Banco Itau Holding (7,6%) e Banco Bradesco Pn (6,8%) sono, invece, le due maggiori banche private del Brasile, che assieme ai 4 titoli precedenti costituiscono oltre il 60% della capitalizzazione dell'intero benchmark.
I rendimenti rilevati sul MSCI Brazil (prezzato in dollari) nell'ultimo triennio sono da capogiro, addirittura del 350%, mentre il 66,6% è stato l'incremento riportato negli ultimi 12 mesi. E la crescita dell'indice sembra possa proseguire oltre, forte di un guadagno del 17,6% nei tre mesi passati e del 8,2% nelle sole ultime 4 settimane. L'investitore, però, deve avere una propensione al rischio molto elevata, perché la volatilità annualizzata dell'indice è forse la più alta tra quelle riscontrate finora, ben del 28,5% (1,77% su base giornaliera, negli ultimi 12 mesi). Inoltre, c'è da considerare il doppio rischio di cambio, quello USD/BRL (Real, la valuta brasiliana) sull'indice di riferimento, e quello EUR/USD dell'ETF quotato sull'Euronext di Amsterdam (a Londra è denominato in sterline inglesi). Il cambio USD/BRL è stato nettamente a favore dell'investimento in dollari sino ad un mese fa, mentre il cambio EUR/USD sarà a favore di un investitore italiano allorché l'euro si mantenga debole nei confronti della valuta americana. Se, invece, la moneta unica dovesse rafforzarsi nei prossimi mesi, parte degli eventuali guadagni dell'iShares MSCI Brazil sarebbero inevitabilmente erosi, a meno di non riuscire a 'coprirsi' con dei warrant valutari, per esempio.
L'unico intermediario italiano online a permettere l'accesso alla Borsa di Amsterdam è IW Bank, altrimenti, ci si potrà rivolgere alla propria banca, riportando il codice ISIN dell'ETF. (tratto da Bloomberg-Borsa&Finanza del 17 dicembre 2005)
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