Soros lancia l’allarme sulla sostenibilità della crescita Usa
George Soros, magnate di origine ungherese, teme per la futura evoluzione dell’economia degli Stati Uniti. Le sue previsioni ipotizzano l’inizio di un periodo di recessione nel 2007, motivato dal raffreddamento del mercato immobiliare e dalla politica restrittiva della Federal Reserve
di Rocki Gialanella 10 gen 2006 ore 12:13
Secondo Soros, un repentino cambio di rotta della Federal Reserve in materia di tassi di interesse è il solo modo per evitare un tracollo del mercato immobiliare. Ricordiamo che l'ultimo rialzo deciso da Alan Greenspan ha portato i tassi sui Fed Funds al 4,25%. Il timore del magnate è che la Fed - impegnata nella lotta all'inflazione - decida di ritoccare il costo del denaro più volte nel corso del 2006. 'E' quasi inevitabile che la Fed continui a far crescere il costo del denaro, almeno fino a quando non saranno confermati gli indicatori che dimostrino una reale decelerazione dell'economia', ha affermato Soros, ' ma quando tali segnali saranno evidenti potrebbe essere ormai troppo tardi'.
Il consensus tra gli analisti include un tasso di crescita dell'economia Usa al 3,4% per il 2006 (anche se i più prudenti lo posizionano al 2,7%). Soros sostiene che il vero problema è dato dalle ridotte potenzialità del consumatore Usa. Secondo Soros, la rete di sicurezza rappresentata dal mercato immobiliare non è più in grado di dare le garanzie offerte negli ultimi anni. Molti analisti sono non si allineano a Soros, e mostrano di essere d'accordo con la teoria formulata da Greenspan. Secondo il capo della Fed, l'inversione della curva dei rendimenti non rappresenta un preludio alla recessione: ci sarebbe ancora un enorme quantità di risparmio sui mercati finanziari, e gli stessi mercati starebbero sperimentando un cambiamento che ridurrebbe l'efficacia delle analisi basate sullo studio della curva dei rendimenti.
Soros sostiene che l'economia Usa è stata sostenuta da un aiuto indiretto fornito dal boom dei prezzi degli immobili al contenimento delle pressioni inflazioniste determinate dai continui rialzi del prezzo del petrolio. 'Se questa favorevole combinazione di variabili dovesse interrompersi ', sostiene Soros, ' la crisi del 2007 sarà inevitabile'.
Il magnate continua a guardare con grande interesse alle opportunità offerte dal mercato asiatico. 'C'è un'assenza di correlazione tra l'operato dei manager e quello degli azionisti delle imprese in molti paesi asiatici (Cina in testa)', ha affermato Soros. 'Quando questo squilibrio troverà un'adeguata correzione', ha concluso il manager, ' la Cina si trasformerà nel mercato delle nuove opportunità '.
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