Nuovi Etf e fondi classici: chi ha navigato meglio nel ribasso (CorrierEconomia - Il Corriere della Sera)
di Mauro Introzzi 7 mar 2016 ore 07:25 Le news sul tuo SmartphoneL’inserto economico del Corriere della Sera ha messo sotto la lente gli strumenti che nella fase di ribasso delle prime settimane del 2016 dei mercati internazionali hanno meglio performato. I risultati più interessanti sono arrivati dai cloni degli indici pieni di azioni a bassa volatilità e per i gestori specializzati nel dosare il rischio in parti uguali (la cosiddetta “risk parity”).
Arriva dal mondo degli Etf il Factor investing, basato su sei approcci diversi che danno vita ad altrettante tipologie di prodotto. La prima, nota anche come value investing, seleziona all’interno di un indice di borsa soltanto quelle società che vantano i dati migliori in termini di prezzo rispetto agli utili attesi, rispetto al valore contabile della società (book value) e in termini di confronto tra valore dell’impresa (Enterprise value) e flussi di cassa operativi.
Forti analogie con il value investing presenta il quality investing, dove la selezione delle società da inserire nell’Etf considera il livello di remunerazione del capitale (Roe) e la volatilità (che deve essere bassa) degli utili prodotti.
Sul fronte dei gestori attivi, spiccano invece le strategie Risk parity, quelle Market neutral e, in tono minore, quelle Absolute return. Nel primo caso la composizione e l’aggiornamento dei portafogli segue una regola secondo cui ogni elemento dell’asset allocation deve contribuire al rischio dell’intero investimento sempre nella stessa misura degli altri. Nel caso delle strategie Market neutral il gestore miscela posizioni rialziste su alcuni titoli o settori o aree geografiche con posizioni ribassiste su altre. Infine, gli Absolute return perseguono l’obiettivo di consegnare stabilmente un guadagno-obiettivo fissato in anticipo (come, per esempio, il tasso euribor più il 2%).