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Meglio ETF tradizionali o ETF fondamentali?

Il panorama degli ETF azionari si arricchisce di nuove tipologie di classi di investimento. Negli ultimi mesi sono stati infatti introdotti nuovi “ETF fondamentali”, basati cioè su parametri definiti dell’analisi fondamentale, che vengono utilizzati da alcuni indici per definire i pesi al loro interno.

di La redazione di Soldionline 4 apr 2008 ore 12:22

Per gli ETF fondamentali ci sono già 9 prodotti quotati sul listino domestico, con una copertura per il momento soprattutto a livello geografico.

Si avvicina cioè il momento in cui una delle caratteristiche principali degli ETF, ovvero la replicabilità passiva di un indice, potrà essere affiancata da algoritmi propri di una gestione attiva, per quanto sempre a carattere quantitativo.

Gli investitori che investono in ETF si trovano perciò sempre di più di fronte ad un ampissimo universo di prodotti, affidabile nei risultati e contraddistinto da costi enormemente inferiori a quelli degli strumenti esistenti.

ETF Fondamentali

Gli ETF Fondamentali introdotti in Italia da Lyxor e Powershares (Invesco) sono indicizzati al FTSE Rafi, ovvero indici che definiscono il peso delle azioni che li costituiscono non in base a parametri tradizionali come la capitalizzazione o il flottante, bensì su fattori dell'analisi fondamentale.

Una società californiana (Research Affilates LLC) per prima ha utilizzato una nuova metodologia fondamentale per definire i pesi all'interno degli indici.

Le azioni che compongono un indice vengono ordinate (rating) per 4 fattori fondamentali: Fatturato (media a 5 anni), Cash Flow (media a 5 anni), Book value, Dividendo (media a 5 anni, inclusi eventuali dividendi straordinari).

Gli indici coprono i principali mercati azionari.

Lo scopo di questa metodologia è definire il peso delle società nell'indice in base al valore relativo basato su parametri fondamentali e non in base alla semplice capitalizzazione (market weighted) o al prezzo (price weighted come il Dow Jones). L'elemento molto positivo è che in questi indici eventuali sopravvalutazioni vengono ridimensionate. Quando un'azione aumenta considerevolmente la capitalizzazione i suoi multipli si infatti espandono.

La metodologia del FTSE Rafi al contrario tende a sottopesare le azioni la cui capitalizzazione, salendo molto in termini relativi, rende il titolo sopravvalutato sui 4 parametri scelti.

 

Ci sono nondimeno a nostro avviso numerose criticità che emergono.

•1)     i parametri fondamentali usati potrebbero non essere significativi per molte società, soprattutto quelle ad elevata crescita. Prendiamo l'esempio di Baidu, leader nella raccolta pubblicitaria in Cina con oltre il 60% di quota di mercato e membro del Nasdaq 100. Baidu sui parametri fondamentali considerati verrebbe drammaticamente sottopesata. Le sue sales che nel 2008 sono stimate in $431 milioni (ma non incluse perché l'indice si basa su risultati passati) sono state rispettivamente $229 milioni nel 2007, $105 nel 2006, $38,9 nel 2005, $13,4 nel 2004. la media quindi è molto lontana dai risultati attuali e da quelli che presumibilmente farà in futuro. Baidu inoltre non distribuisce dividendo (come tutte le società nella fase di crescita) ed è molto cara sul patrimonio netto. Questa metodologia tende quindi a privilegiare società  tipicamente "Value", con una buona redditività passata.

•2)     Un altro punto da sottolineare è il peso sempre maggiore che teoricamente potrebbero avere società con problemi specifici. Teoricamente una società che è nell'indice e che scende per una serie di motivi individuabili, per la metodologia risulta invece a buon mercato e quindi da pesare. Il dividendo al diminuire del prezzo risulterà infatti sempre più appetibile, lo stesso i ratio su fatturato e patrimonio (non si riesce a tenere conto che il dividendo potrebbe per esempio non essere più distribuito in futuro).

Critica: i fattori scelti sono basati sui risultati passati. Vengono quindi tenute fuori le aspettative future.

Nel momento in cui la metodologia è quantitativa e non qualitativa, eventuali problemi specifici di una singola società vengono quindi di fatto amplificati.

E' vero che sarebbero annacquati da un elevato numero di società che costituisce gli indici per cui gli eventuali danni sarebbero circoscritti, ma è una criticità a nostro avviso da non sottovalutare. 

Per il momento gli ETF Fondamentali non ci convincono, esattamente come gli indici su cui sono basati.

Necessiterebbero infatti a nostro avviso di un ulteriore sforzo metodologico, per superare almeno alcune delle criticità emerse.

La componente qualitativa (management, prodotto, posizionamento, governance...) essendo una parte rilevante di un processo di valutazione non può a nostro avviso essere esclusa, nel momento in cui ci si allontana da una gestione puramente passiva.

Inoltre l'analisi dei risultati dà indicazioni miste, ma in alcuni casi la performance degli ultimi mesi è stata addirittura peggiore rispetto agli ETF tradizionali, sia in termini di rischio che di rendimento.

Preferiamo quindi per il momento gli ETF tradizionali, in quanto riteniamo che il peso in base alla capitalizzazione, per quanto abbia anch'esso i suoi limiti, sia da preferire a parametri basati sul passato (e non sul futuro) che sottostimano, a nostro avviso in modo palese, le società ad alta crescita e tutti gli elementi di natura qualitativa.

 

 

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