Il mondo dinamico degli ETF
di La redazione di Soldionline 22 mar 2005 ore 12:08
Gli Etf continuano a conquistare fette di mercato in tutti i mercati finanziari maturi del pianeta. Cerchiamo di approfondire sia i motivi che stanno alla base della diversa intensità del fenomeno nelle diverse aree, sia il perché dell'interesse suscitato presso i gestori degli hedge fund
Il mondo del risparmio gestito viene periodicamente interessato dall'introduzione di nuove tipologie di prodotti che riescono ad avere un successo di massa nelle diverse aree del pianeta. Gli anni '90, per esempio, sono stati il periodo d'oro per gli index fund, i fondi comuni di investimento che basano il loro funzionamento sull'adozione di una strategia di investimento di tipo passivo. Attualmente, l'acquisto di quote di Etf sembra rappresentare il trend più in voga presso i risparmiatori di ogni parte del pianeta. I listini di riferimento per gli ultimi fund fashion sono l'American Stock Exchange negli Stati Uniti e, in Europa, il Frankfurt Stockmarket. Stando ai dati diffusi nelle ultime settimane dalla banca di investimenti statunitense Morgan Stanley, gli asset investiti in questi panieri di titoli azionari ed obbligazionari sarebbero cresciuti del 16,2% durante i primi sei mesi del 2004. I responsabili della Deutsche Borse hanno recentemente evidenziato che gli Etf hanno raggiunto una popolarità molto elevata sul listino di Francoforte.
L'incremento dei volumi scambiati sarebbe stato talmente consistente da aver innescato un processo virtuoso di graduale restringimento degli spread esistenti tra il prezzo di acquisto e quello di vendita delle quote di panieri che replicano l'andamento dell'indice Dax. D'altronde, gli Etf accolgono nei loro portafogli i titoli di rischio quotati nell'indice a cui fanno riferimento, e non certo il sottostante o chi per esso. L'unica rilevante differenza con i fondi comuni tradizionali risiede proprio nella possibilità di procedere alla compravendita di quote dei fondi in qualsiasi momento della giornata di contrattazioni in Borsa. I fondi tradizionali possono invece essere acquistati o venduti soltanto al prezzo fissato alla fine di ogni giornata di mercato aperto. L'obiettivo degli Etf consiste nel combinare i bassi costi gestionali ed operativi con un'elevata efficienza fiscale dello strumento. Ed è proprio in quest'ultimo elemento che gli investitori hanno rilevato un ulteriore aspetto protettivo nei confronti del singolo acquirente di quote.
Il particolare funzionamento degli Etf permetterebbe a questi fondi di evitare l'applicazione di pratiche dannose quali il late trading e il market timing. Com'è noto, si tratta di pratiche condannate e combattute dalla Securities and Exchange Commission in quanto lesive degli interessi dei risparmiatori. La possibilità di operare un trading continuo sulle quote di Etf contribuisce a rendere questi prodotti del tutto immuni da possibili pratiche speculative di breve periodo. Sul mercato statunitense, dove gli Etf sono stati introdotti per la prima volta circa undici anni fa, l'asset complessivo detenuto da questa tipologia di fondi ha raggiunto la considerevole cifra di 178 miliardi di dollari. Un report curato dagli esperti della State Street Bank ha quantificato al + 14% la crescita annua del mercato Usa degli Etf. Limitatamente alle altre aree del pianeta, la maggiore o minore intensità del boom sembra dipendere dal trattamento fiscale riservato a questi fondi. La presenza di un trattamento fiscale particolarmente favorevole per gli istituti di credito nipponici, sarebbe alla base del grande successo ottenuto dagli Etf sul mercato domestico. Attualmente, gli Etf raccolgono circa 30 miliardi di dollari Usa sul mercato giapponese.
Si tratta di un quantitativo superiore a quello raccolto in tutti i paesi dell'Unione Europea. L'introduzione di una tassazione dello 0,5% su ogni Etf di nuova costituzione, costituisce invece un freno alla crescita del mercato britannico degli Etf. I gestori degli hedge fund appaiono i più entusiasti in seguito all'introduzione degli Etf, visto che spesso utilizzano questi fondi per mettere in atto le proprie strategie. I money manager acquistano singoli titoli o gruppi di titoli appartenenti a settori diversi, e coprono il loro investimento dalle fluttuazioni di mercato con operazioni short sugli Etf che replicano l'indice Standard and Poor's. I volumi sempre più elevati sul mercato degli Etf devono essere ascritti proprio ai money manager degli hedge fund, visto che gli investitori retail coprono spesso solo il 5% dei volumi pur essendo il 40% del numero complessivo di acquirenti di Exchange Traded Funds.
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L'incremento dei volumi scambiati sarebbe stato talmente consistente da aver innescato un processo virtuoso di graduale restringimento degli spread esistenti tra il prezzo di acquisto e quello di vendita delle quote di panieri che replicano l'andamento dell'indice Dax. D'altronde, gli Etf accolgono nei loro portafogli i titoli di rischio quotati nell'indice a cui fanno riferimento, e non certo il sottostante o chi per esso. L'unica rilevante differenza con i fondi comuni tradizionali risiede proprio nella possibilità di procedere alla compravendita di quote dei fondi in qualsiasi momento della giornata di contrattazioni in Borsa. I fondi tradizionali possono invece essere acquistati o venduti soltanto al prezzo fissato alla fine di ogni giornata di mercato aperto. L'obiettivo degli Etf consiste nel combinare i bassi costi gestionali ed operativi con un'elevata efficienza fiscale dello strumento. Ed è proprio in quest'ultimo elemento che gli investitori hanno rilevato un ulteriore aspetto protettivo nei confronti del singolo acquirente di quote.
Il particolare funzionamento degli Etf permetterebbe a questi fondi di evitare l'applicazione di pratiche dannose quali il late trading e il market timing. Com'è noto, si tratta di pratiche condannate e combattute dalla Securities and Exchange Commission in quanto lesive degli interessi dei risparmiatori. La possibilità di operare un trading continuo sulle quote di Etf contribuisce a rendere questi prodotti del tutto immuni da possibili pratiche speculative di breve periodo. Sul mercato statunitense, dove gli Etf sono stati introdotti per la prima volta circa undici anni fa, l'asset complessivo detenuto da questa tipologia di fondi ha raggiunto la considerevole cifra di 178 miliardi di dollari. Un report curato dagli esperti della State Street Bank ha quantificato al + 14% la crescita annua del mercato Usa degli Etf. Limitatamente alle altre aree del pianeta, la maggiore o minore intensità del boom sembra dipendere dal trattamento fiscale riservato a questi fondi. La presenza di un trattamento fiscale particolarmente favorevole per gli istituti di credito nipponici, sarebbe alla base del grande successo ottenuto dagli Etf sul mercato domestico. Attualmente, gli Etf raccolgono circa 30 miliardi di dollari Usa sul mercato giapponese.
Si tratta di un quantitativo superiore a quello raccolto in tutti i paesi dell'Unione Europea. L'introduzione di una tassazione dello 0,5% su ogni Etf di nuova costituzione, costituisce invece un freno alla crescita del mercato britannico degli Etf. I gestori degli hedge fund appaiono i più entusiasti in seguito all'introduzione degli Etf, visto che spesso utilizzano questi fondi per mettere in atto le proprie strategie. I money manager acquistano singoli titoli o gruppi di titoli appartenenti a settori diversi, e coprono il loro investimento dalle fluttuazioni di mercato con operazioni short sugli Etf che replicano l'indice Standard and Poor's. I volumi sempre più elevati sul mercato degli Etf devono essere ascritti proprio ai money manager degli hedge fund, visto che gli investitori retail coprono spesso solo il 5% dei volumi pur essendo il 40% del numero complessivo di acquirenti di Exchange Traded Funds.
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