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Etf sulla Cina: facciamo chiarezza!

Marco Ciatto, di etfplus.it, ci aiuta a comprendere meglio il sistema delle borse valori cinesi. La nazione asiatica ha tre mercati, ciascuno con i suoi benchmark di riferimento: Hong Kong, Shangai e Shenzen.

di Redazione Soldionline 7 giu 2007 ore 11:55
a cura di www.etfplus.it (http://www.etfplus.it/)

Sempre più spesso si sente parlare della Borsa cinese, uno dei paesi al mondo con la più elevata crescita economica; ora per gli incrementi esorbitanti da inizio anno, ora per i tracolli giornalieri che intimoriscono anche i più temerari investitori. Recentemente, poi, anche il buon Greenspan ha espresso un chiaro commento al riguardo: vedo 'una drastica correzione" del mercato azionario cinese. Messaggio inascoltato, almeno fino a mercoledì scorso, quando molte delle principali azioni locali hanno lasciato sul terreno anche il 10%, in una sola seduta. Ma quali sono gli indici della Borsa cinese, quali le azioni investite dall'ombra della bolla speculativa asiatica? Quando si parla del mercato italiano, tedesco, inglese, si fa riferimento al S&P/Mib, il Dax, il Ftse 100, gli indici delle maggiori e più liquide blue chip. La Repubblica Popolare Cinese, che comprende le due Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao, ha tre principali Borse valori, ciascuna con i suoi benchmark di riferimento: Hong Kong, Shangai e Shenzen.

La prima è quella con il maggior numero di società quotate, e con la maggior capitalizzazione, a fine aprile 2007, pari a circa 1.825 miliardi di dollari (+46% su base annua). Qui sono quotate le azioni di tipo 'H', di società con residenza nella Repubblica Popolare Cinese, e di tipo 'Red Chip', di società residenti ad Hong Kong e su cui il governo cinese detiene una consistente partecipazione. Entrambe le tipologie di titoli sono scambiate in dollari di Hong Kong e non sono soggette ad alcuna restrizione; rappresentano poco meno della metà dell'intera capitalizzazione di mercato della Borsa di Hong Kong (le rimanenti sono azioni di tipo 'A'). Le Borse di Shangai e Shenzen, invece, le cui capitalizzazioni sono anche triplicate nel corso dell'ultimo anno, hanno in listino quasi esclusivamente azioni di tipo 'A', di società con residenza nella Repubblica Popolare Cinese, scambiate nella valuta Renminby, lo Yuan Cinese, la cui contrattazione, però, è riservata solo a coloro che hanno cittadinanza cinese, e ad un limitato numero di operatori istituzionali qualificati, che hanno l'obbligo di detenerle per almeno un anno.

Una quota residuale, del 1%-4%, è rappresentata da azioni di tipo 'B', sempre appartenenti a società con residenza nella Repubblica Popolare Cinese, ma quotate sulla Borsa di Shanghai in dollari americani e su quella di Shenzen in dollari di Hong Kong. Possono essere trattate indistintamente sia da cittadini cinesi, che da investitori esteri, senza alcun vincolo temporale.

Sono proprio quest'ultime due tipologie d'azioni ad aver registrato una forte impennata dei prezzi, da inizio anno, e ad aver allarmato molti operatori. Le limitazioni di cui si è parlato, però, ne impediscono di fatto l'utilizzo agli investitori stranieri, ed è per questo che né in Europa né in America è stato possibile lanciare Etf correlati ad indici da esse costituiti.

Su Borsa Italiana, sono quotati tre Etf che investono nel mercato cinese: il Lyxor Etf Hong Kong (Isin: FR0010361675), il Lyxor Etf China (Isin: FR0010204081) e l'iShares Ftse/Xinhua China 25 (Isin: IE00B02KXK85). I primi due fondi, costituiti da sole azioni 'H', hanno un costo totale annuo dello 0,65% e prevedono il pagamento annuale di un dividendo. Il terzo, costituito da azioni di tipo 'H' e 'Red Chip', ha un costo totale annuo dello 0,74% e distribuisce i dividendi con cadenza trimestrale. Tutti e tre gli Etf espongono l'investitore ad un rischio di cambio Eur vs. valuta di riferimento, Hkd e/o Usd.


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