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Disinvestire o no, questo è il problema

In assenza di segnali di un’inversione del trend di crescita dell’economia e delle borse mondiali, seguire il vecchio motto di borsa e liquidare le posizioni a maggio quest’anno potrebbe non essere la migliore delle strategie. E dunque cosa fare dipenderà, più che in altre circostanze, dal vostro specifico profilo di rischio e dalle posizioni in essere nelle varie asset class.

di La redazione di Soldionline 8 mag 2007 ore 11:05
Anche aprile si è chiuso in guadagno per i principali mercati finanziari mondiali, con gli indici che hanno più che recuperato le perdite viste nel mese precedente. Tra analisti e gestore crescono dunque le incertezze in merito all'opportunità di seguire il vecchio detto di Borsa 'sell in May and go away', che consiglia come noto di prendere profitto a maggio e attendere che passi l'estate prima di riconsiderare l'ipotesi di un ritorno in Borsa. Del resto lo ricordava lo stesso Alessandro Fugnoli, apprezzato strategist di AbaxBank, nelle premesse iniziali del suo ultimo settimanale 'Il Rosso e il Nero': se aveste scommesso nella primavera del 1966, di investire 100 dollari da inizio maggio a fine ottobre e aveste continuato a reinvestire il vostro capitale sino ad oggi ogni anno nello steso periodo, avreste ora in tasca 787 dollari. Se invece aveste investito, sempre 100 dollari, ogni anno dal primo novembre al successivo 30 aprile, ora ne avreste 59.055, ossia 75 volte di più.

Tutto semplice dunque? Si può approfittare dell'ultimo recupero dei listini per uscire, se non l'avete già fatto, dagli investimenti azionari? Non proprio, perché almeno quest'anno i motivi per restare investiti sono validi quanto o più della stagionalità che invece, come detto, consiglierebbe di prendere profitto. Almeno finché non si troveranno 'esogene' realmente pesanti, la voglia di rischio, e in particolar modo di rischio azionario, continuerà nei prossimi mesi a giovarsi di una serie di 'spinte' potenti derivanti da vari fattori, quali la riaccelerazione della produzione industriale che secondo gli ultimi dati macro si profila negli Stati Uniti e nel resto del mondo, grazie anche alla ricostituzione di scorse ridottesi di molto nei mesi passati. Poi c'è la discesa dell'inflazione 'core', mentre la crescita dei profitti si mantiene forte, così come l'attività di fusione e acquisizioni.

Fattori che paiono aver messo di buon umore investitori e analisti, per cui ormai il bicchiere appare sempre mezzo pieno e le valutazioni, tutto sommato, sostenibili, anche se alcuni singoli titoli iniziano a mostrare, come è tipico delle fasi 'toro' più prolungate, alcuni multipli un poco 'tirati'. Per il momento, dunque, individuare un punto di uscita è cosa ardua, a meno che, come detto, non sopraggiunga qualche 'esogena'. Quali? Fugnoli suggerisce l'eventuale rialzo delle quotazioni petrolifere, o l'arrivo di una nuova pesante stagione di uragani, per ora assolutamente non scontata nelle valutazioni del settore assicurativo. E poi la necessità di 'sgonfiare' periodicamente la bolla della Borsa cinese, che come Wall Street sta continuando a segnare nuovi massimi ma che a differenza del listino di New York presenta multipli elevati ed una qualità degli emittenti quotati non sempre limpidissima, per usare un eufemismo.

Tutti fattori in grado se non di far invertire la rotta ai mercati, quanto meno di portare ad un incremento della volatilità, certo, ma proprio l'incremento della volatilità, unito ad una lettura confusa delle possibili ulteriori mosse delle banche centrali (se non nelle intenzioni quanto meno nella tempistica), rende difficile consigliare con tutta tranquillità di uscire ora dal mercato per aspettare un ribasso 'consistente' che potrebbe non arrivare o durare poche sedute, come già accaduto lo scorso marzo. Col rischio che se non seguite quasi ogni giorno i vostri investimenti una volta usciti potreste dover rientrare a prezzi pari o superiori, finendo col far felice solo il vostro intermediario. E dunque ancora una volta tutto dipenderà dalle dimensioni del vostro patrimonio e dalla sua composizione, oltre che dalla vostra sopportazione del rischio.

Chi finora ha mantenuto il piede premuto sull'acceleratore (cosa che, a giudicare dall'andamento dei fondi comuni italiani non hanno fatto in tanti, visto che pur riducendosi anche in aprile la raccolta netta dei fondi azionari è rimasta negativa) può tranquillamente prendersi una pausa, disinvestendo un 10%-20% della propria componente azionaria, parcheggiando la liquidità in un Bot a tre mesi o, meglio ancora, mantenendosi liquido per poter tornare in caso di 'temporali' estivi. Chi invece ha sofferto per essere uscito a marzo e non aver subito reinvestito i propri capitali può provare, con cautela, ad entrare approfittando di qualche seduta sottotono come probabilmente si registrerà non appena finita la pioggia di trimestrali, finora in buona misura in linea o superiori alle attese e che mostrano come i profitti, nonostante circa 4 anni di crescita ininterrotta, siano migliorati ulteriormente.

E per gli amanti dell'obbligazionario o dei metalli preziosi? Per ora poche novità: la manovra delle banche centrali prosegue come da copione, con lievi rialzi dei tassi in Europa e nei paesi asiatici emergenti, la sostanziale immobilità del Giappone e l'attesa per un eventuale primo rilassamento della politica monetaria della Fed. Cosa che indebolisce il dollaro e fa recuperare terreno a petrolio e preziosi, tra l'altro, anche se a conti fatti per l'investitore in euro non sembra cambiare molto. Anche in questo caso salvo qualche operazione di trading lo scenario non sembra dunque presentare apprezzabili spazi di manovra, quindi meglio mantenersi su titoli a tasso variabile o sul segmento a breve della curva, senza tentare di cavalcare prima del tempo la tematica dei futuri ribassi dei tassi. Oppure conservare qualche 'lingottino' fisico o virtuale che sia, ad esempio tramite Etf, in oro o in argento (più volatile, per gli amanti del trading), senza tuttavia aspettarsi di vederne crescere il valore ai tassi registrati fino allo scorso anno.

Analista finanziario, Amministratore di 6 In Rete Consulting
Chi è Luca Spoldi

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