Cresce la discussione sui pregi e difetti degli ETF
di La redazione di Soldionline 22 mar 2005 ore 12:08
Gli strategist di Vanguard, casa di investimento Usa specializzata nella commercializzazione dei cosiddetti fondi a gestione passiva o fondi indice, mettono in guardia dall'approccio eccessivamente speculativo che sta caratterizzando la crescita del mercato degli Exchange Traded Fund
Mentre il mercato degli Etf continua a presentare tassi di crescita sostenuti, gli esperti discutono sul grado di utilità di questi strumenti finanziari. L'idea di partenza era quella di proporre una soluzione di investimento che garantisse, allo stesso tempo, un costo di gestione molto contenuto e un'efficienza fiscale che andavano a combinarsi con l'agilità di un normale titolo di rischio. In effetti, gli Etf permettono di investire in un indice azionario con il vantaggio supplementare di poter usufruire di un trading in real time. Gli osservatori più critici spiegano che dietro questa facciata piena di vantaggi, potrebbero nascondersi rischi occulti per l'approccio psicologico dei piccoli risparmiatori all'investimento tipicamente azionario. Secondo questi ultimi, alcune caratteristiche potrebbero spingere molti investitori a percepire gli Etf come uno strumento finanziario da utilizzare per gli investimenti speculativi di breve periodo.
Secondo John Bogle, veterano money manager della casa di investimento Vanguard, gli investitori istituzionali e quelli privati stanno utilizzando gli Etf nel modo peggiore. Il money manager statunitense, specializzato nella gestione dei cosiddetti fondi indice o fondi a gestione passiva, sottolinea che l'odierno approccio agli Etf evidenzi connotati di natura speculativa che non hanno niente da spartire con l'approccio di lungo periodo che dovrebbe guidare il piccolo investitore verso un investimento rischioso come quello di tipo azionario. Il ragionamento proposto da Bogle è semplice. Secondo lo strategist, le modalità di presentazione degli Etf hanno convinto piccoli e grandi investitori ad avvalersi dello strumento seguendo un'ottica temporale di breve periodo. Le operazioni di trading realizzate in tempi molto ristretti potrebbero davvero costare caro ai piccoli investitori interessati ad effettuare compravendite di breve periodo legate ai saliscendi degli indici azionari. Il riferimento di Bogle è indirizzato alle commissioni di compravendita che finiscono per avere un peso eccessivo per gli importi più contenuti.
Un altro punto critico è dato dai requisiti minimi necessari per assicurare la vita di un Etf sul mercato. A tal proposito, è bene evidenziare la differenza tra il momento del lancio e quello della normale contrattazione sui mercati. Per quel che concerne il lancio di un nuovo Etf, gli esperti evidenziano che tale operazione è solitamente poco onerosa per la casa di investimento che decide di impegnarvisi. Decisamente diversa è invece la gestione della fase successiva. Le commissioni di gestione contenute fanno si che la sopravvivenza dello strumento sia legata all'ammontare di denaro convogliato verso ogni singolo Etf. Nel frattempo, il mercato internazionale degli Etf non appare per nulla condizionato dalle polemiche in corso d'opera. I dati diffusi dalla banca d'affari statunitense Morgan Stanley dimostrano che gli investitori piccoli e grandi ricorrono sempre più spesso agli Etf per diversificare il proprio portafoglio. Anche se il valore totale degli Exchange Traded Fund statunitensi rappresenta ancora oggi soltanto il 3% dei 7,5 trilioni di biglietti verdi investiti nel mercato dei mutual fund, il report della banca Usa evidenzia un tasso di crescita degli asset pari al 16,2% durante il primo semestre del 2004. Nel mercato Usa, dove questa particolare tipologia di strumento finanziario è stato lanciato circa 11 anni fa, l'asset complessivo investito in Etf ammonta a 178 miliardi di biglietti verdi.
La crescita di questo particolare strumento finanziario ha trovato terreno fertile anche sull'altra sponda settentrionale dell'Atlantico, visto che l'espansione dei volumi alla Borsa di Francoforte ha provocato un benevolo restringimento degli spread relativi ai prezzi di compravendita dei principali Etf che hanno come riferimento l'indice Dax della Deutsche Borse. In particolare, gli spread avrebbero sperimentato una riduzione superiore al 50% negli ultimi dodici mesi. Il mercato giapponese degli Etf può contare su un asset complessivo pari a 30 miliardi di dollari. Si tratta di un ammontare superiore a quello complessivamente investito sui listini del Vecchio Continente. Il mercato nipponico ha trovato un alleato nei legislatori nazionali e nelle loro decisioni particolarmente favorevoli all'espansione degli Etf. Al contrario, il mercato britannico è stato frenato dall'introduzione di una tassa dello 0,5% applicata su ogni nuova share immessa sul mercato. Limitatamente al mercato cinese, va sottolineato che la Barclays Global Bank ha lanciato lo scorso mese di dicembre un Etf legato all'andamento dello Shanghai 50 Index. La Barclays ha raccolto un enorme successo grazie a sottoscrizioni che hanno sfiorato il miliardo di dollari in un sola settimana.
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Secondo John Bogle, veterano money manager della casa di investimento Vanguard, gli investitori istituzionali e quelli privati stanno utilizzando gli Etf nel modo peggiore. Il money manager statunitense, specializzato nella gestione dei cosiddetti fondi indice o fondi a gestione passiva, sottolinea che l'odierno approccio agli Etf evidenzi connotati di natura speculativa che non hanno niente da spartire con l'approccio di lungo periodo che dovrebbe guidare il piccolo investitore verso un investimento rischioso come quello di tipo azionario. Il ragionamento proposto da Bogle è semplice. Secondo lo strategist, le modalità di presentazione degli Etf hanno convinto piccoli e grandi investitori ad avvalersi dello strumento seguendo un'ottica temporale di breve periodo. Le operazioni di trading realizzate in tempi molto ristretti potrebbero davvero costare caro ai piccoli investitori interessati ad effettuare compravendite di breve periodo legate ai saliscendi degli indici azionari. Il riferimento di Bogle è indirizzato alle commissioni di compravendita che finiscono per avere un peso eccessivo per gli importi più contenuti.
Un altro punto critico è dato dai requisiti minimi necessari per assicurare la vita di un Etf sul mercato. A tal proposito, è bene evidenziare la differenza tra il momento del lancio e quello della normale contrattazione sui mercati. Per quel che concerne il lancio di un nuovo Etf, gli esperti evidenziano che tale operazione è solitamente poco onerosa per la casa di investimento che decide di impegnarvisi. Decisamente diversa è invece la gestione della fase successiva. Le commissioni di gestione contenute fanno si che la sopravvivenza dello strumento sia legata all'ammontare di denaro convogliato verso ogni singolo Etf. Nel frattempo, il mercato internazionale degli Etf non appare per nulla condizionato dalle polemiche in corso d'opera. I dati diffusi dalla banca d'affari statunitense Morgan Stanley dimostrano che gli investitori piccoli e grandi ricorrono sempre più spesso agli Etf per diversificare il proprio portafoglio. Anche se il valore totale degli Exchange Traded Fund statunitensi rappresenta ancora oggi soltanto il 3% dei 7,5 trilioni di biglietti verdi investiti nel mercato dei mutual fund, il report della banca Usa evidenzia un tasso di crescita degli asset pari al 16,2% durante il primo semestre del 2004. Nel mercato Usa, dove questa particolare tipologia di strumento finanziario è stato lanciato circa 11 anni fa, l'asset complessivo investito in Etf ammonta a 178 miliardi di biglietti verdi.
La crescita di questo particolare strumento finanziario ha trovato terreno fertile anche sull'altra sponda settentrionale dell'Atlantico, visto che l'espansione dei volumi alla Borsa di Francoforte ha provocato un benevolo restringimento degli spread relativi ai prezzi di compravendita dei principali Etf che hanno come riferimento l'indice Dax della Deutsche Borse. In particolare, gli spread avrebbero sperimentato una riduzione superiore al 50% negli ultimi dodici mesi. Il mercato giapponese degli Etf può contare su un asset complessivo pari a 30 miliardi di dollari. Si tratta di un ammontare superiore a quello complessivamente investito sui listini del Vecchio Continente. Il mercato nipponico ha trovato un alleato nei legislatori nazionali e nelle loro decisioni particolarmente favorevoli all'espansione degli Etf. Al contrario, il mercato britannico è stato frenato dall'introduzione di una tassa dello 0,5% applicata su ogni nuova share immessa sul mercato. Limitatamente al mercato cinese, va sottolineato che la Barclays Global Bank ha lanciato lo scorso mese di dicembre un Etf legato all'andamento dello Shanghai 50 Index. La Barclays ha raccolto un enorme successo grazie a sottoscrizioni che hanno sfiorato il miliardo di dollari in un sola settimana.
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