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Cambio di paradigma?

‘La combinazione di vari cambiamenti strutturali ha prodotto uno scenario economico più stabile, e questo ha comportato un calo nella volatilità e nei premium risk all’interno dei mercati finanziari’, sostiene Tony Dolphin Director of Economics and Strategy di Henderson Global Investors

di Rocki Gialanella 9 mar 2007 ore 14:34
Negli ultimi anni, gli investitori hanno ottenuto ritorni ragionevoli dai loro asset con un livello di volatilità molto basso per gli standard storici. Lo scenario benigno, caratterizzato dalla presenza delle seguenti variabili: crescita economica stabile, basso livello dell'inflazione e dei rendimenti obbligazionari, mercati azionari vivaci, il tutto accompagnato da bassi livelli di volatilità, ha lasciato molti investitori scettici sulla capacità di tenuta di questo periodo d'oro.

Ciclicamente, lo scenario benigno nasconde sempre un rischio, come dimostrato dal recente scivolone dei mercati azionari. Tuttavia, secondo Dolphin, da una prospettiva strutturale, esiste un'inconfutabile evidenza che l'economia globale ha sperimentato un cambiamento che incorpora una riduzione permanente della volatilità sia nei fondamentali macro- economici sia nei prezzi degli asset, accompagnato da un aumento della correlazione tra le economie internazionali.

Il sistema finanziario globale è diventato sempre più aperto ed integrato, un trend che lo ha reso relativamente stabile (per esempio i mercati hanno sbadigliato dinanzi al default dei bond argentini, il caso più grave di insolvenza di titoli di stato nella storia dei mercati). Tuttavia, mentre alcuni elementi tradizionali di stress per l'economia globale si sono allentati, altri sono emersi: la presenza di tassi di interesse molto bassi nel mercato Usa delle ipoteche, gli squilibri delle partite correnti e la formazione di distorsioni nei vari asset markets, nella maggior parte dei casi dovuti a sovrastime sulla positività dello scenario ciclico. 'Di volta in volta potremo assistere a singoli eventi in grado di far impennare la volatilità nel breve termine. Tuttavia nel lungo termine il mondo appare immerso in un nuovo paradigma', sottolinea il manager.

Recentemente l'inflazione ha seguito un trend vicino agli obiettivi fissati dalle autorità monetarie di Usa ed UE in una fase caratterizzata da quattro anni di espansione in entrambe le regioni. Qualche preoccupazione per un'accelerazione dell'inflazione è stata innescata dalla recente crescita del core rate cinese. Alcuni osservatori sostengono che l'impennata dell'inflazione cinese potrebbe trasmettersi alle restanti economie mondiali attraverso i prezzi delle esportazioni cinesi, che tradizionalmente rappresentano un elemento deflazionistico. Per Dolphin l'inflazione core resta bassa, e a dispetto dei fattori che stanno emergendo, e la headline inflation dovrebbe ridursi.

Per di più, c'è ancora un indebolimento del potere d'acquisto nella principale economia del pianeta, gli Usa, che ha solitamente sofferto nelle fasi permeate da rialzi dei prezzi al consumo. Per finire, l'esperto sottolinea che le aspettative inflazionistiche restano stabili negli Usa, con il forward breakeven inflation rate, lo strumento preferito dalla Fed per misurare le aspettative sull'inflazione, che continua a mantenersi su livelli vicini al target del 2% fissato dalle autorità monetarie. La stessa cosa può dirsi per l'Unione Europea, area in cui l'inflazione resta al di sotto del 2% e il breakeven rate indica un ulteriore ribasso. L'inflazione appare sotto controllo e gli elementi strutturali supportano tale scenario. Nel complesso l'economia globale mostra uno scenario positivo per gli asset markets.

Dolphin afferma che questi cambiamenti sono ancora in svolgimento e la ricaduta economica favorevole nel medio termine per i mercati dovrebbe continuare. Naturalmente, conclude il money manager, questo non eviterà ai mercati azionari di subire scivoloni -come quello visto nell'ultima settimana- nel caso in cui l'evoluzione ciclica sia sfavorevole.


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