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La crisi colpisce la carta stampata, si leggono sempre meno giornali. E Facebook ruba tempo ai libri

Roma - (Adnkronos/Ign) - I numeri contenuti nell'ottavo Rapporto del Censis sulla Comunicazioni: in due anni la lettura di quotidiani a pagamento passa dal 67% al 54,8%. Stabile la free press. Mentre il cellulare non conosce difficoltà. Una persona su quattro se connessa al sito del più famoso social network dedica meno tempo alle altre attività. E rallenta la crescita di internet: poco meno del 2% in due anni

Roma, 19 nov. - (Adnkronos/Ign) - Al telefonino non si rinuncia, neanche in tempi di crisi. Alla carta stampata sì. Parlano chiaro i numeri contenuti nell'ottavo Rapporto del Censis sulla Comunicazione: in soli due anni, la lettura di quotidiani a pagamento passa dal 67% del 2007 al 54,8% del 2009, invertendo una tendenza leggermente positiva che si era registrata negli anni immediatamente precedenti al 2007. Un dato, questo, che si riferisce all'utenza complessiva, cioè di chi legge un quotidiano almeno una volta la settimana. Se poi si considera l'utenza abituale, cioe' chi lo legge almeno tre volte la settimana, si registra un vera e propria caduta, passando dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009.''Questo significa che, prima della crisi, la meta' degli italiani aveva un contatto stabile con i quotidiani, mentre adesso questa porzione si e' ridotta a un terzo'', rileva il Censis. ''Se si pensa che in questa quota sono compresi anche i quotidiani sportivi, si puo' capire- si sottolinea nel rapporto- quanto la crisi abbia reso ancora piu' marginale il ruolo della carta stampata nel processo di formazione dell'opinione pubblica nel nostro paese''.Questa flessione non e' neanche compensata dall'aumento della diffusione della free press, che rimane pressoche' stabile (l'utenza passa dal 34,7% al 35,7%), anche se l'incremento registrato tra i lettori abituali piu' istruiti (dal 17,6% al 21,1%) sembra indicare che ci sia stata una qualche emigrazione dai quotidiani a pagamento a quelli gratuiti proprio tra coloro che, per tradizione, sono sempre stati i lettori piu' affezionati. Per quanto riguarda i quotidiani on line, la spiegazione della flessione dell'utenza (dal 21,1% al 17,7%) non e' certo di natura economica, ma va rintracciata nell'evoluzione degli impieghi della rete.La crisi non ha certo aiutato la stampa periodica a riprendersi dal declino che ha caratterizzato tutto il decennio. La lettura, anche occasionale, dei settimanali coinvolge nel 2009 il 26,1% degli italiani (-14,2%) e quella dei mensili il 18,6% (-8,1%), con un calo vistoso rispetto al biennio precedente. In leggera flessione anche la lettura dei libri, che era cresciuta per tutto il decennio, raggiungendo il 59,4% nel 2007, per ripiegare poi al 56,5% nel 2009.Un fenomeno sul quale poi pone l'accento il rapporto del Censis e' la nascita del 'press divide'. Negli ultimi anni le ''diete mediatiche'' degli italiani hanno subito notevoli trasformazioni. Tra il 2006 e il 2009 il numero delle persone che hanno un rapporto esclusivo con i media audiovisivi (radio e Tv) rimane praticamente stabile (si passa dal 28,2% al 26,4%), mentre diminuiscono quanti hanno una dieta basata al tempo stesso su media audiovisivi e mezzi a stampa (dal 42,8% al 24,9%).La somma di questi due gruppi rappresenta il totale di quanti non hanno ancora colmato il digital divide, la cui soglia si collocava nel 2006 al 71% e scende nel 2009 al 51,3%. L'altro dato a cui prestare attenzione e' quello che indica quanti sono i fruitori di media che usano internet, insieme a radio e Tv, ma non i mezzi a stampa. Il press divide e', dunque, questo nuovo divario tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa e quanti non li hanno ancora o non li hanno piu'.Se il digital divide si sta attenuando, il press divide invece aumenta, visto che nel 2006 era il 33,9% degli italiani a non avere contatti con i mezzi a stampa, mentre nel 2009 si e' arrivati al 39,3% (+5,4%). Ad aumentare negli ultimi anni l'estraneita' all'uso dei mezzi a stampa, peraltro in misura rilevante, sono stati i giovani (+10,0%), gli uomini (+9,9%) e i soggetti piu' istruiti (+8,2%), quelli cioe' da sempre ritenuti il traino della modernizzazione del paese.Tra il 2001 e il 2009, si legge poi, gli italiani hanno 'consumato' di piu' tutti i mezzi di comunicazione. Non solo i telefoni cellulari (+12,2%) e Internet (+26,9%) vedono incrementare i loro utenti, ma anche la radio che ormai si puo' ascoltare anche dal lettore mp3, dal telefonino e da Internet fa un grande balzo in avanti (+12,4%), cosi' come aumentano, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+3,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalita' degli italiani (+2,0%). E' quanto emerge dall'ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione dal titolo 'I media tra crisi e metamorfosi'.La crescita di internet, evidenzia a sorpresa il rapporto del Censis, segna il passo. Si sarebbe potuto pensare che, nonostante le difficolta' economiche, negli ultimi due anni fosse notevolmente aumentato l'impiego del web tra gli italiani. E, invece, la variazione e' minima: dal 45,3% del 2007 si e' passati al 47% del 2009. E' questo il trend che emerge dal Rapporto del Censis sulla Comunicazione.La diffusione di internet, sottolinea il rapporto, e' strettamente collegata a fattori generazionali e ai livelli di istruzione. Sono i giovani e gli istruiti ad avere familiarita' con la rete. Di conseguenza, nel momento in cui internet e' diventata familiare a piu' dell'80% dei giovani e a quasi il 70% dei soggetti piu' istruiti, si va verso una dimensione di saturazione, e il dato complessivo potra' aumentare solo con estrema lentezza. Il primo divario nell'utenza di Internet si basa sul fatto che gli uomini utilizzano il web molto piu' delle donne: gli utenti abituali (con una frequenza di almeno tre volte la settimana) tra i maschi sono il 45,7% mentre le femmine appaiono molto distanti, con un'utenza abituale inferiore di 12,5 punti percentuali.Il secondo divario e' di natura anagrafica: com'era prevedibile, in relazione all'utilizzo di Internet vi e' una netta spaccatura tra giovani (l'80,7% si connette al web), da una parte, e adulti (nella classe d'eta' 30-64 anni si connette il 46%) e anziani (soltanto 1 su 10 si connette), dall'altra. Il terzo solco che divide la societa' italiana nel rapporto con Internet attiene ai livelli di istruzione: tra i soggetti piu' istruiti il 67,2% afferma di connettersi a internet, tra i meno scolarizzati appena il 28,6%.Facebook, infine, vince la sfida tra i social network. A scegliere il sito di confidenze e pettegolezzi sono soprattutto giovani, che si iscrivono per mantenere i contatti con gli amici e che confessano di avere meno tempo per svolgere altre attivita', prima di tutto la lettura. E' quanto emerge dall'ottavo rapporto Censis/Ucsi 'I media tra crisi e metamorfosi'. Facebook vince quindi la sfida, ma di misura. Infatti tra i cinque social network e sistemi di messaggistica istantanea piu' popolari in Italia Facebook arriva al 61,6%, seguito subito da YouTube (60,9%), e piu' distanti sono Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e MySpace (31,8%).Facebook e' scelto soprattutto dai giovani, che dichiarano di utilizzare il social network per mantenere i contatti con gli amici (70,5%). Quando si osservano le attivita' preferite, pero', si scopre che al primo posto c'e' la lettura delle bacheche degli amici (41,2%), seguita dall'invio di messaggi personali (40,5%).Va sottolineato che il 54,6% degli utenti fa parte di gruppi di interesse o ha sottoscritto citazioni apparse su Facebook, e che il 10% ha effettivamente partecipato a eventi sociali, manifestazioni politiche, spettacoli di cui e' venuto a conoscenza tramite il social network. Inoltre, poco piu' di un utente su quattro constata che da quando si e' iscritto a Facebook tende a dedicare meno tempo ad altre attivita' (il 26,8%) e tale sensazione e' maggiormente percepita dalle donne (il 32,2%) e dalle persone meno istruite (il 31,2%).
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