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In tempi di crisi economica chi può investe in gioielli e quadri: i 'beni rifugio' per eccellenza

Roma - (Adnkronos) - Il mercato dell'arte lamenta la scarsità dell'offerta di capolavori. L'amministratore delegato della casa d'aste Pandolfini all'Adnkronos: "I collezionisti hanno scelto di liquidare prima altri beni"

Roma, 3 giu. - (Adnkronos) - Il mercato dell'arte, come anche quello dei gioielli e con le novità dei reperti archeologici e degli oggetti orientali, ''tira'' come non mai. Ma la vera novità seguita agli effetti della crisi economica internazionale, non è la scarsità di liquidità nel settore delle aste specializzate, bensì la scarsità dell'offerta di capolavori:chi possiede i capolavori preferisce tenerseli, in attesa di tempi migliori, considerandoli un 'bene rifugio' piu' forte di ogni crisi. Le aspettative delle vendite di arte impressionista e moderna di Sotheby's e Christie's a New York, da sempre le più attese, non erano delle più ottimistiche. ''Tranne alcune eccezioni però i risultati hanno dimostrato la perdurante capacità del mercato di mettere a segno qualche buon prezzo, anche se a livelli inferiori rispetto a un tempo'', spiega la specialista Georgina Adam del 'Giornale dell'Arte'. Icataloghi delle aste di Christie's e Sotheby's riflettono infatti la nuova realtà del mercato dell'arte: sono decisamente ridotti, per via della scarsita' dell'offerta. Dall'autunno scorso dal mercato sono ''spariti'' i grandi lavori di Claude Monet, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, tanto per citare alcuni dei maestri della pittura tra Otto e Novecento che hanno macinato un record dietro l'altro negli ultimi vent'anni tra New York e Londra. ''Ottenere consegne è stato come arrampicarsi sugli specchi'', ha ammesso Charlie Moffett, specialista di Sotheby's a New York. ''I proprietari dei capolavori preferiscono non vendere in questa fase, ha spiegato all'ADNKRONOS Pietro De Bernardi, amministratore delegato della casa d'aste Pandolfini. E questo perché anche i collezionisti colpiti dai contraccolpi della crisi finanziaria hanno scelto di liquidare prima altri beni e potendo contare su patrimoni più consistenti non sono ancora arrivati al punto da doversi disfare delle opere d'arte. I collezionisti che detengono opere importanti, sottolinea De Bernardi, ''preferiscono non rischiare, hanno paura di andare sul mercato senza avere la certezza che la somma richiesta sarà accettata''.Le sale delle grandi case d'aste sono affollattissime in questi mesi: accanto ai ''tradizionali'' clienti europei e americani sono sempre più numerosi i collezionisti asiatici. E non e' un caso se da un anno a questa parte, accanto ai dipinti moderni e contemporanei dei grandi pittori di fama internazionale, è forte anche la richiesta di reperti archeologici e di oggetti dell'arte orientale. ''Molti uomini d'affari dei paesi emergenti dell'Asia, i nuovi ricchi, partecipano sempre piu' frequentemente alle aste in Occidente per riportare in patria capolavori dell'arte dei loro paesi natali'', sottolinea Pietro De Bernardi. Anche per quanto riguarda l'arte italiana, c'è una crescente affluenza di clienti alle aste di Christie's, Sotheby's, Pandolfini e Bloomsbury, che tendono a selezionare le opere da mettere in vendita, puntando su nomi contemporanei affermati: si vendono bene infatti, con prezzi quasi da record, se non talvolta stabilendo anche nuovi primati, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Mario Schifano. ''Non v'e' dubbio che ancora una volta il mercato si e' dimostrato sempre piu' esigente dando punti positivi alle opere piu' selezionate a discapito di quelle con minore appeal'', sottolinea Stefano Moreni, specialista di Sotheby's Italia, a proposito dell'ultima asta milanese di arte contemporanea. E a dimostrazione che si stanno cercando nuovi ''beni rifugio'' in tempi di crisi economica c'e' l'exploit delle aste di manoscritti autografi, di personaggi storici o letterari, come ricorda Fabio Bertolo, responsabile della sede italiana della casa Bloomsbury.''L'arte è sempre stato un investimento sicuro, anche quella contemporanea'', lo conferma anche Simona Marchini, che quest'anno ha festeggiato i 50 anni della Nuova Pesa, la storica Galleria romana sul Corso, fondata dal padre Alvaro. Simona Marchini suggerisce di non azzardate mai in ambito di scelte e investimenti. ''E' sempre meglio farsi consigliare, guidare - dice- da persone serie, appassionate, affidabili. Due nomi per tutti. Due donne. Claudia Gianferrari e Helene de' Franchi. Purtroppo - conclude - il mercato dell'arte è troppo spesso in mano a privati, che rischiano in proprio. Nessun reale sostegno agli artisti, da parte dello Stato, all'interno di un sistema -arte che li valorizzi realmente, che li sostenga''. Anche Oliva Salviati, la nobildonna di origini toscane, la residenza nel milanese museo Poldi Pezzoli, esperta di pittura antica non ha dubbi. ''Con la crisi il mercato si sta raffinando e affinando - spiega - .Anche in ambiti di arte antica ci sono difficoltà legate alla crisi. Molte persone sono costrette a vendere. Sul mercato si immettono dunque sempre nuove opere. Ma rimangono un bene -rifugio, un investimento indubbiamente, che ognuno di noi puo' anche godersi. Diversamente, per esempio, dall'acquisto di titoli in borsa''. '''Anche la pietra preziosa continua ad essere un 'bene rifugio' soprattutto per la fascia di acquirenti medio-alta ed è un ottimo settore in cui oggi a causa del calo dei prezzi conviene investire''. Lo conferma Giovanni Bonanno, proprietario della storica 'Gioielleria B' a Roma, in via della Croce, specializzata in pietre preziose e orologi. "La vendita di orologi e pietre preziose, in particolare diamanti, è calata sia in Italia che all'estero, ma è diventata più particolare - ha spiegato Bonanno -. Lavoriamo soprattutto con la fascia di acquirenti 'medio-alta' che spende all'incirca tra i 5mila e i 20 mila euro mentre e' quasi scomparsa quella molto alta, che in passato arrivava a qualsiasi cifra, e la bassa, perche' tutto cio' che e' superfluo quando hai un problema non lo acquisti".
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