Yellen (Fed): perché il suo discorso sull'inflazione non regge
di Redazione Soldionline 28 set 2017 ore 14:54 Le news sul tuo SmartphoneNella sua ultima uscita pubblica, l'altro giorno parlando all'associazione degli economisti di business Nabe, la numero uno della FED Janet Yellen ha dichiarato che la banca centrale americana potrebbe essersi sbagliata sull'inflazione ed aver formulato delle stime troppo ottimistiche. Ma come leggere queste indicazioni? Secondo James Athey, Senior Investment Manager di Aberdeen Standard Investments, il discorso della presidentessa FED incorpora un grande errore di fondo.
Ecco il pensiero del gestore:
Il discorso di Yellen sull’inflazione si può condensare nella convinzione che l’attesa possa mettere a disposizione più dati che forniranno maggiore chiarezza sulle prospettive per l’inflazione. Ma sarà davvero così?
La politica monetaria è fissata con un orizzonte temporale di circa 24 mesi. Possiamo discutere l’orizzonte temporale esatto ma questa è la migliore approssimazione di cui disponiamo ed il principio è universalmente accettato: c’è un lasso temporale tra il momento in cui una scelta di politica monetaria viene annunciata e quello in cui diventa pienamente effettiva. I banchieri centrali vogliono muoversi con quante più informazioni possibili per essere in grado di prendere decisioni nell’oggi che influenzano un risultato distante nel futuro.
Janet Yellen sta seguendo il principio secondo cui più si aspetta, più informazioni ci saranno sul futuro e si prenderanno decisioni più informate. Peccato non sia proprio così. Yellen avrebbe ragione se stessimo parlando di un punto preciso nel tempo: si saprà di più su come sarà il mondo tra due anni a partire da oggi man mano che quel momento si avvicina e si raccolgono più informazioni.
I banchieri centrali non operano però su un punto fisso del futuro ma su una base di circa 24 mesi che scorre in avanti da quando prendono una decisione.
Se oggi decidiamo di aspettare 6 mesi per vedere se l’inflazione si ripropone, questo aiuterà la decisione di politica nei 24 mesi a partire da quel momento, non da adesso.
La mancanza di certezza caratterizza tutti i processi decisionali delle banche centrali e in particolare il dibattito in corso sulla curva di Philips. Nessuno può decidere se il legame tra disoccupazione ed inflazione che la curva di Philips descrive sia ancora applicabile. La verità è che potrebbe essere superata, oppure no, ma i dati che ce ne daranno la certezza non saranno disponibili per lungo tempo. Saremo probabilmente solo in grado di dire, tra qualche tempo nel futuro, che la curva di Philips è stata superata oppure no in un certo momento del passato. Si tratta di un passaggio importante perché la Fed sta usando la curva di Philips per sostenere il suo ragionamento perfino mentre non sa se funziona ancora oppure no.
I banchieri centrali vorrebbero credessimo che l’incertezza diminuisce col passare del tempo e avendo più informazioni. Ma il tempo passa sempre, il futuro è sempre incerto e faremmo bene ad ammetterlo.