Un quadro sui primi otto mesi del 2010
Arrivati a questo punto dell’anno, con ancora quattro mesi che attendono gli investitori al rientro dalle vacanze, ci sembra interessante riassumere quanto successo nei primi due quadrimestri del 2010
di Redazione Soldionline 27 ago 2010 ore 12:22
Articolo a cura di JCAssociati.it
Arrivati a questo punto dell’anno, con ancora quattro mesi che attendono gli investitori al rientro dalle vacanze, ci sembra interessante riassumere quanto successo nei primi due quadrimestri del 2010.
Dopo due anni burrascosi come il 2008 e il 2009, anche la prima parte 2010 ha vissuto momenti di notevole tensione, soprattutto a causa della crisi di alcuni Paesi dell’Area Euro. Al di là di questa (assai rilevante) causa di tensione però, che ha riguardato soprattutto i paesi europei mediterranei e l’Irlanda; il resto del mercato obbligazionario ha seguito andamenti meno volatili e complessivamente più prevedibili.
Gli aspetti di maggiore caratterizzazione dei mercati obbligazionari per la prima parte del 2010 sono quindi stati:
* Una fortissima oscillazione dei differenziali di rendimento tra i vari Paesi dell’Area Euro, con livelli massimi raggiunti a fine maggio, per poi osservare un parziale rientro dei valori;
* Una continuazione del recupero delle emissioni corporate che hanno raggiunto livelli di rendimento assoluto estremamente bassi;
* Un andamento più incerto delle obbligazioni di emittenti finanziari, abbastanza comprensibile vista la forte esposizione in Titoli di Stato dell’Area Euro;
* Un leggero aumento dei tassi di interesse a brevissimo termine, che restano tuttavia su livelli assoluti molto bassi;
* Una ulteriore riduzione dei tassi a medio-lungo termine, che hanno ormai raggiunto valori minimi degli ultimi 30-40 anni;
Per consentire una lettura più facile e immediata dell’andamento delle principali variabili che influenzano gli investitori obbligazionari, forniamo un’evidenza grafica delle tendenze sopra elencate; i grafici sottostanti quindi mostrano:
* l’andamento dei tassi a breve termine (Euribor a 3 mesi e BOT a 3 mesi).

* l’andamento dei tassi a medio-lunga scadenza (tasso swap a 10 anni e rendimento del BTP a 10 anni).

* L’andamento del differenziale di rendimento tra il BTP a 10 anni e l’equivalente tedesco (Bund decennale).

* l’andamento dell’indice delle obbligazioni corporate con rating “singola A” (in termini di rendimento).

* l’oscillazione dei CDS di: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia.

Rispetto alla fine del 2009 quindi, la forma della curva dei tassi di interesse si è significativamente “appiattita”, a causa soprattutto dell’abbassamento dei tassi a medio-lunga scadenza. Anche gli “spread” di rendimento delle obbligazioni corporate e financial hanno subito significative riduzioni rispetto al 2009.
In generale quindi, il livello medio dei rendimenti ottenibile dall’”universo” investibile in obbligazioni di tipo “investment grade” (quelle cioè con Rating superiore a Baa3/BBB-), si è decisamente abbassato, non solo rispetto al 2009 ma anche rispetto alla media di lungo periodo.

Dall’attuale condizione di mercato quindi, che ha fino ad ora privilegiato i titoli a tasso fisso a medio-lunga scadenza, emerge una situazione piuttosto complicata per gli investitori obbligazionari con un profilo di rischio basso o medio-basso.
Il sempre inferiore livello medio dei rendimenti infatti (indipendentemente dal tipo di emittenti e dalla scadenza), costringe inevitabilmente ad adottare uno dei seguenti due comportamenti:
* cercare di mantenere inalterato il livello di redditività del portafoglio aumentandone il rischio;
* mantenere inalterato il livello di rischio del portafoglio, subendo una riduzione della sua redditività.
In termini strategici, sono relativamente poche le leve operative a disposizione degli investitori, una delle quali (forse la principale) è relativa al rischio emittente, e cioè a quale percentuale di portafoglio dedicare ai titoli sovrani dell’Area Euro a maggior rendimento (e quindi però anche a maggior rischio).
· fornire analisi e commenti indipendenti sui mercati finanziari, attraverso Report periodici e interpretazioni in tempo reale dei principali avvenimenti economici;
· segnalare corrette strategie di investimento attraverso "Portafogli Consigliati" aggiornati in tempo reale. Per corrette strategie di investimento si intende un insieme di scelte che consentano un'adeguata distribuzione dei rischi e diano la possibilità di ottenere rendimenti superiori alla media del mercato;
· contribuire ad una maggiore consapevolezza degli investitori sulle opportunità, i rischi, gli errori e i casi di disinformazione più frequenti del mondo del risparmio;
· aggiornare gli abbonati sui principali temi normativi, legali e fiscali legati al mondo del risparmio.
Il servizio JC Investimenti non promette rendimenti favolosi ma mette in condizione gli iscritti di effettuare le scelte di investimento con maggiore cognizione di causa, evitando situazioni che potrebbero mettere a rischio la consistenza del proprio patrimonio.
Arrivati a questo punto dell’anno, con ancora quattro mesi che attendono gli investitori al rientro dalle vacanze, ci sembra interessante riassumere quanto successo nei primi due quadrimestri del 2010.
Dopo due anni burrascosi come il 2008 e il 2009, anche la prima parte 2010 ha vissuto momenti di notevole tensione, soprattutto a causa della crisi di alcuni Paesi dell’Area Euro. Al di là di questa (assai rilevante) causa di tensione però, che ha riguardato soprattutto i paesi europei mediterranei e l’Irlanda; il resto del mercato obbligazionario ha seguito andamenti meno volatili e complessivamente più prevedibili.
Gli aspetti di maggiore caratterizzazione dei mercati obbligazionari per la prima parte del 2010 sono quindi stati:
* Una fortissima oscillazione dei differenziali di rendimento tra i vari Paesi dell’Area Euro, con livelli massimi raggiunti a fine maggio, per poi osservare un parziale rientro dei valori;
* Una continuazione del recupero delle emissioni corporate che hanno raggiunto livelli di rendimento assoluto estremamente bassi;
* Un andamento più incerto delle obbligazioni di emittenti finanziari, abbastanza comprensibile vista la forte esposizione in Titoli di Stato dell’Area Euro;
* Un leggero aumento dei tassi di interesse a brevissimo termine, che restano tuttavia su livelli assoluti molto bassi;
* Una ulteriore riduzione dei tassi a medio-lungo termine, che hanno ormai raggiunto valori minimi degli ultimi 30-40 anni;
Per consentire una lettura più facile e immediata dell’andamento delle principali variabili che influenzano gli investitori obbligazionari, forniamo un’evidenza grafica delle tendenze sopra elencate; i grafici sottostanti quindi mostrano:
* l’andamento dei tassi a breve termine (Euribor a 3 mesi e BOT a 3 mesi).

* l’andamento dei tassi a medio-lunga scadenza (tasso swap a 10 anni e rendimento del BTP a 10 anni).

* L’andamento del differenziale di rendimento tra il BTP a 10 anni e l’equivalente tedesco (Bund decennale).

* l’andamento dell’indice delle obbligazioni corporate con rating “singola A” (in termini di rendimento).

* l’oscillazione dei CDS di: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia.

Rispetto alla fine del 2009 quindi, la forma della curva dei tassi di interesse si è significativamente “appiattita”, a causa soprattutto dell’abbassamento dei tassi a medio-lunga scadenza. Anche gli “spread” di rendimento delle obbligazioni corporate e financial hanno subito significative riduzioni rispetto al 2009.
In generale quindi, il livello medio dei rendimenti ottenibile dall’”universo” investibile in obbligazioni di tipo “investment grade” (quelle cioè con Rating superiore a Baa3/BBB-), si è decisamente abbassato, non solo rispetto al 2009 ma anche rispetto alla media di lungo periodo.

Dall’attuale condizione di mercato quindi, che ha fino ad ora privilegiato i titoli a tasso fisso a medio-lunga scadenza, emerge una situazione piuttosto complicata per gli investitori obbligazionari con un profilo di rischio basso o medio-basso.
Il sempre inferiore livello medio dei rendimenti infatti (indipendentemente dal tipo di emittenti e dalla scadenza), costringe inevitabilmente ad adottare uno dei seguenti due comportamenti:
* cercare di mantenere inalterato il livello di redditività del portafoglio aumentandone il rischio;
* mantenere inalterato il livello di rischio del portafoglio, subendo una riduzione della sua redditività.
In termini strategici, sono relativamente poche le leve operative a disposizione degli investitori, una delle quali (forse la principale) è relativa al rischio emittente, e cioè a quale percentuale di portafoglio dedicare ai titoli sovrani dell’Area Euro a maggior rendimento (e quindi però anche a maggior rischio).
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