Tassare le rendite finanziarie? No, grazie!
I risultati del sondaggio che Soldionline ha realizzato tra i propri lettori sul tema della tassazione delle rendite finanziarie. Con le riflessioni di chi ha voluto partecipare al dibattito che ne è seguito.
di Marco Delugan 30 mag 2014 ore 15:103768 voti, 2733 (72,5%) sostengono che le rendite non dovrebbero essere tassate, 923 (24,5%) che era meglio che l’aliquota restasse al 20%, e solo in 112 (3,0%) sono d’accordo con l’aumento al 26%.
Ricordiamo che il sondaggio non ha alcun valore di rappresentatività statistica, nemmeno per quanto riguarda l’universo dei lettori di Soldionline, ma come indizio dell’aria che tira da queste parti, possiamo dire che un qualche valore, anche solo di indizio, ce l’abbia.
Quasi quattromila risposte, per cominciare, e per ma community di Soldionline non è poca cosa. E poi l’orientamento, dai numeri visti sopra, sembra lasciare pochi dubbi: la tassazione delle rendite finanziarie è un’ingiustizia in se e, se proprio le si deve tassare, meglio restare su aliquote più basse.
Scorrendo i commenti lasciati dai lettori si scoprono due motivazioni principali a sostegno di una posizione così netta. La prima richiama al senso di giustizia, la seconda agli effetti economici della tassazione.
NON E’ GIUSTO TASSARE LE RENDITE FINANZIARIE
I risparmi sono il frutto di redditi già tassati e per questo dovrebbero ricevere un trattamento speciale che, per più del 70% di chi ha risposto, come abbiamo visto, vuol dire nessuna tassazione sulle rendite finanziarie. E al senso di ingiustizia si affianca spesso la poca fiducia nei confronti della classe politica che non userebbe i denari ricavati dall’aumento delle aliquote per rilanciare l’economia, ma per aumentare la spesa pubblica, e quindi il proprio potere. Non è secondaria l’idea che aumentare le tasse sia cosa facile, per chi governa, mentre sarebbe molto più difficile riformare la macchina statale per renderla più efficiente e, quindi, meno dispendiosa.
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TASSAZZIONE RENDITE FINANZIARIE E CRISI ECONOMICA
Le argomentazioni di tipo economico riguardano quasi sempre la riduzione del reddito disponibile – già colpito dall’aumento delle imposte sulla casa – che porterebbe ad una riduzione dei consumi, aggravando così la crisi già da tempo in atto.
Come nel caso di “camill_two”
Come spegnere la luce in fondo al tunnel in due mosse:
1) reintrodurre ed aumentare le imposte sui beni immobili, diminuendo il reddito disponibile per le famiglie, deprimendo il mercato immobiliare, facendo crollare la ricchezza reale e percepita dei cittadini ed il settore collegato dell'edilizia, con continua perdita di posti di lavoro.
2) introdurre ed aumentare le imposte sugli investimenti mobiliari ed i risparmi dei cittadini italiani (quelli che non hanno delocalizzato i loro patrimoni), diminuendo il reddito disponibile per le famiglie, deprimendo il mercato mobiliare, facendo crollare la ricchezza reale e percepita ed il settore collegato dell'industria del risparmio, con continua perdita di posti di lavoro.
Se anche, per assurdo, la borsa italiana dovesse salire grazie ad investimenti esteri non tassati, poco o nulla rimarrebbe nelle tasche dei risparmiatori italiani. Ciò non produrrebbe alcun effetto ricchezza positivo e nessuna ripresa del reddito disponibile e dei consumi.
Come conseguenza della manovra del Governo alcuni prospettano un ribilanciamento del portafoglio di investimento, alcuni con il passaggio a buoni postali e titoli di Stato italiani, altri l’acquisto di titoli governativi e sovranazionali esteri, altri ancora con l’abbandono totale dell’investimento azionario. E se questo spostamento dovesse penalizzare borsa e, in particolare, le obbligazioni corporate nazionali, tutto questo porterebbe a maggiori difficoltà di finanziamento da parte delle aziende italiane, e anche questo finirebbe con l’aggravare la crisi economica in atto.
TASSAZIONE RENDITE FINANZIARIE: E SE IL GIOCO NON FUNZIONASSE?
Ma emerge anche l’ipotesi che l’aumento delle tasse non possa sortire gli effetti desiderati, e che tutto questo sforzo di tassazione possa finire addirittura in una flessione del gettito fiscale, un po’ per via di disinvestimento, e un po’ per gli effetti negativi che l’aumento della tassazione (Tremonti, Monti, Renzi), riducendo ricchezza e capacità di spesa, finisca col l’aggravare la crisi, ridurre il PIL e con esso il gettito fiscale.