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Esistono ancora rendimenti risk free? No!

Secondo James D. Dilworth, CEO di Allianz Global Investors Europe, gli investitori dovrebbero assumere un rischio “smart” e questo è possibile attraverso l’esposizione ai mercati azionari

di Edoardo Fagnani 28 feb 2014 ore 16:50
Secondo quanto emerge da un recente studio di Allianz Global Investors nel corso degli ultimi due secoli l’investimento in azioni ha generato rendimenti superiori ai titoli sovrani di qualità più elevata e al mercato monetario, rivelandosi sorprendentemente un “porto sicuro” nel lungo periodo per gli investitori.
Lo studio, attraverso l’analisi dei dati sul mercato statunitense, rivela che, a partire dal 1800, le azioni hanno generato rendimenti reali positivi in ogni periodo di trent’anni (rolling). In media gli investitori hanno beneficiato di un rendimento annuo post-inflazione del 6,94%; il valore minimo, pari al 2,81%, è stato registrato nel periodo 1903-1933 ed il picco più alto, pari al 10,63%, negli anni 1857-1887.
Al contrario, secono lo studio, gli investimenti in depositi e in obbligazioni governative hanno invece registrato anche periodi di perdita: con il tasso nominale pari a zero, i Treasuries hanno raggiunto nel periodo 1981-2011 il massimo rendimento medio reale del 7,44%, evidenziando anche una perdita del 2% nell’arco 1950-1980.

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LE AZIONI BATTONO I BOND SUI 30 ANNI
previsioni_1Sulla base di questi risultati James D. Dilworth, CEO di Allianz Global Investors Europe, ritiene che non esistano investimenti che possano garantire investimenti senza rischio. Di conseguenza, secondo lo strategist, gli investitori dovrebbero assumere un rischio “smart” e questo è possibile attraverso l’esposizione ai mercati azionari.
James D. Dilworth ha spiegato che l’orizzonte di investimento a 30 anni è forse più lungo dell’arco temporale dell’investitore medio, ma è tuttavia molto realistico alla luce delle sfide in termini previdenziali e di risparmio che le prossime generazioni dovranno affrontare. "Se i nostri bis-bis-bisnonni avessero investito 100 dollari in un portafoglio azionario nel 1871, gli eredi oggi disporrebbero di un capitale di circa 15 milioni di dollari", ha messo in evidenza lo strategist.
Secondo l’analisi del team Capital Markets & Thematic Research di AllianzGI, un investimento equivalente di 100 euro effettuato nel 1934 (Fonte: New Maddison Data Project Database, 2013) nei titoli azionari tedeschi più liquidi avrebbe oggi un valore di 87.121 euro.

LE AZIONI BATTONO I BOND ANCHE SUI 10 ANNI
lente_12Secondo questa analisi, restringendo l’orizzonte a periodi rolling di 10 anni, si ottiene uno scenario ancora più convincente a favore del mercato azionario.
A partire dal 1800 il rendimento medio annuo registrato dall’asset class azionaria è stato pari al 16,84%, rispetto al 12,41% dei Treasuries e l’11,62% dei T-Bills. Anche osservando le perdite registrate nei periodi di 10 anni, la performance negativa peggiore delle azioni è stata pari a 3,94%, comunque migliore rispetto alle perdite del 5,36% e 5,08% rispettivamente di Treasuries e T-Bills.
Come nelle attese, invece, in orizzonti temporali più ristretti, l’investimento azionario implica un maggiore rischio sotto il profilo della volatilità e delle oscillazioni annuali. Per esempio, le variazioni annuali delle azioni statunitensi oscillano tra una perdita del 38% nel 1932 ed un rialzo del 66% nel 1862. I titoli governativi ed il mercato monetario, pur riportando significative performance negative, hanno evidenziato oscillazioni più contenute: gli investitori hanno per esempio registrato una perdita del 22% sui Treasuries nel 1864 e del 16% sui T-Bills nel 1948.
James D. Dilworth ha ricordato che più è lungo l’orizzonte temporale considerato, migliore è il profilo rischio-rendimento del mercato azionario rispetto ai titoli obbligazionari. “Inoltre, nell’attuale contesto di financial repression, il rischio dell’investimento in depositi e titoli sovrani di qualità più elevata può solo aumentare e anche un eventuale scenario di rialzo dei tassi di interesse determinerebbe una diminuzione nelle valutazioni obbligazionarie”, ha puntualizzato l'esperto.

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