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Stagnazione per scelta: scenario giapponese per le economie occidentali

Bassa crescita e redditi fermi per ancora molti anni. E’ quello che prospetta per le economie occidentali il premio Nobel Stiglitz. A meno che non cambi la politica economica

di Marco Delugan 6 feb 2014 ore 16:53
Le difficoltà economiche che stiamo affrontando non sono il risultato di inesorabili fenomeni naturali, come un terremoto o uno tsunami e non sono nemmeno la punizione per i nostri peccati del passato, ma sono il risultato di politiche economiche sbagliate, quelle politiche neoliberiste che hanno dominato la scena economica negli ultimi 30 anni.

Le alternative ci sono. Ma non le troveremo mai tra le elite soddisfatte e compiaciute, i cui redditi e portafogli azionari sono ancora in crescita. Sembra che solo alcune persone debbano adattarsi ad uno standard di vita più basso rispetto al passato. E sfortunatamente questa persone sono la maggioranza.

strategia_3Potrebbe essere quasta la sintasi dell’articolo di Joseph Stiglitz dal titolo Stagnation by Design apparso sul sito internet Project Syndicate, che il titolo scelto rappresenta con ancora maggior forza: potremmo chiamarla “stagnazione per scelta”.  Scelta politica fondata, magari in buona fede, su quelle teorie neoliberiste che postulavano l’ineguaglianza sociale come motore della crescita, dove i ricchi, diventando ancora più ricchi, avrebbero investito i loro guadagni e in questo modo fatto gli interessi anche delle categorie sociali economicamente più deboli. Sappiamo che le cose non sono andare esattamente così. A confermarlo ecco alcuni dati presentati nell’articolo:
Il prodotto interno lordo reale (e cioè al netto della crescita dei prezzi) pro capite sono più basso in molte nazioni del nord atlantico di quando fosse nel 2007; l’economia greca ha perso il 23% del suo valore; la Germania, il miglior paese europeo in termini di crescita economica, è cresciuta dello 0,7% annuo negli ultimi 6 anni. Ma questi numeri non riflettono l’intera realtà, perché il Pil è una misura incompleta di quello che accade nell’economia. Molto più importante è l’andamento dei redditi delle famiglie. Il reddito medio delle famiglie americane è inferiore al livello del 1989; il reddito medio dei lavoratori maschi a tempo pieno è più basso di quello di 40 anni fa.
Certo, secondo molti economisti il 2014 dovrebbe vedere tassi di crescita del Pil superiori a quelli visti nel 2013 ma, secondo l’economista americano, è troppo presto per immaginare che la crisi sia del tutto dietro le spalle, soprattutto perché i problemi e gli squilibri economici – peraltro già presenti, secondo l’economista americano, prima dello scoppio della bolla finanziaria del 2008 – non sono stati risolti.

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Quello che ci aspetta, secondo Stiglitz, è una sorta di “sindrome giapponese”, con bassa crescita e redditi fermi per anni ed anni. By design, per scelta, a meno di cambiare politica economica.

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