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Rassegna stampa economico finanziaria del 23 settembre 2019

di Mauro Introzzi 23 set 2019 ore 08:26 Le news sul tuo Smartphone

Eni vira sul Medio Oriente con un piano da 4,3 miliardi (Il Sole24Ore)

Il quotidiano economico in edicola sabato 21 settembre, descrive quanto fatto da Eni (e quanto Eni potrebbe fare) nell’area del Medio Oriente. In questi ultimi 16 mesi il Cane a sei zampe “ha messo a segno un ricco bottino nella penisola arabica: sedici accordi firmati tra Bahrain, Oman e soprattutto Emirati Arabi Uniti, per 117mila chilometri quadrati di nuove concessioni”. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha raccolto così i frutti di una “necessaria diversificazione geografica”.

E non sarebbe finita qui. Da qui al 2022 la società è pronta a mettere in campo 2,5 miliardi di dollari di investimenti nell’upstream (2,2 miliardi di euro) solo nella penisola arabica. Si tratta di oltre la metà dello sforzo, pari a 4,7 miliardi di dollari (4,3 miliardi di euro) destinato a tutto il Medio Oriente.

L’obiettivo è quello di arrivare a produrre, al 2024, 400mila nuovi barili di olio al giorno in quota al gruppo. Ossia un miliardo in più di flussi di cassa disponibili (free cash flow) non appena la “macchina” di Eni nell’area andrà a pieni giri.

 

Petrolio, autunno troppo caldo (Milano Finanza)

Il settimanale finanziario fa il punto della situazione sull’andamento del petrolio in queste settimane. Il greggio ha avuto una fiammata dopo gli attacchi a Saudi Aramco negli Emirati Arabi e ha chiuso l’ottava segnando il maggior rialzo dell'anno. Milano Finanza fa una sintesi di quanto accaduto al prezzo del petrolio in questa ultima decina di giorni: “a metà settembre il Wti americano viaggiava attorno a 54 dollari il barile, ma dopo che un mix di droni e missili ha abbattuto il 50% della capacità produttiva dell'impianto di Abqaiq, che vale il 5% della produzione globale di greggio, il prezzo è volato prima a 62,9 dollari, poi ha ritracciato e quindi è tornato a portarsi venerdì vicino a 59 dollari”.

Ora si prospetta un autunno caldo per il greggio: le scommesse al rialzo dei trader sono arrivare a toccare i massimi dal 2011, soprattutto sul petrolio brent. Ma un greggio a 60-70 dollari, evidenzia il settimanale, “rischia di comprimere gli utili societari fino a una quota del 2%”.

 

Banche, ultimo giro. Il risiko forzato (L'Economia - Corriere della Sera)

L'inserto settimanale del Corriere della Sera ha posto sotto la lente il comparto bancario, sotto i riflettori dopo la manovra di acquisto del 6,9% del capitale di Mediobanca da parte di Leonardo Del Vecchio. L'Economia ricorda che questi anni sono stati dedicati a sistemare il fardello di 300 milioni di euro di sofferenze gravanti sul sistema. Il completamento di questo percorso apre ora scenari di risiko. A partire dal Monte dei Paschi di Siena, il cui azionista principale (il Tesoro) deve illustrare la sua exit strategy, ossia la cessione della partecipazione posseduta pari al 70% del capitale. Questo accadimento potrebbe essere uno dei principali tasselli per un consolidamento del sistema.

Tra le banche che potrebbero essere protagoniste di un risiko vengono poi citate Banca Carige, UBI Banca e BancoBPM.

 

Alitalia, Atlantia è ancora a bordo, ma vuole un ruolo per la sua Adr (Affari & Finanza - La Repubblica)

L’inserto settimanale del quotidiano La Repubblica analizza il futuro di Alitalia. La compagnia ha in cassa ormai solo 360 milioni di euro del prestito di Stato da 900 milioni di euro che doveva essere restituito il 15 dicembre scorso. Dallo scorso luglio il gruppo ha ridotto le sue consistenze di 53 milioni di euro.

Nel frattempo la scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti, dopo essere stata rinviata ben sei volte, è attesa per il prossimo 15 ottobre. Complice anche quello successo in Atlantia, la situazione - secondo quanto riporta Affari & Finanza - non sarebbe molto diversa da quanto non lo fosse un anno fa. La situazione non sarebbe semplice: il dialogo tra i quattro partner (Ferrovie dello Stato, Tesoro, Atlantia e Delta) sarebbe "complicato". La holding della famiglia Benetton chiedono che il gruppo americano dia il via libera per l'apertura di nuove tratte tra Roma e gli Stati Uniti "per non sguarnire Fiumicino, l'aeroporto di famiglia".

Se il piano che ruota intorno a Ferrovie dello Stato e Atlantia dovesse naufragare, resterebbe valida l'offerta di Lufthansa. Tuttavia, secondo l'inserto, "la sua strategia prevede migliaia di esuberi e nessuno al governo vorrebbe prendere questa strada".

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