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Prezzi irresistibili dalla flessione dei mercati emergenti

I bassi prezzi sono un chiaro segnale che i mercati azionari sono oggi influenzati dal sentiment e da preoccupazioni macroeconomiche, piuttosto che dai fondamentali reali

di Edoardo Fagnani 24 lug 2013 ore 16:53

A cura di Matthew Vaight, gestore del fondo M&G Global Emerging Markets

Dall’inizio del 2013 l’azionario emergente è rimasto indietro rispetto ai mercati occidentali poiché gli investitori hanno cercato la sicurezza dei mercati avanzati, preferendo le società con elevati dividendi e profitti sostenuti. Come mostra il grafico seguente, dall’inizio dell’anno ad oggi, l’Indice MSCI Emerging Markets ha visto una caduta del 7% circa, mentre l’Indice MSCI World Index ha guadagnato circa il 14% (in dollari USA).

Grafico - La bassa performance dei mercati emergenti nel 2013
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Fonte: Datastream, dal 31 dicembre 2012 al 17 luglio 2013. Rebased a 100. Profitti in dollari USA.

Per quanto riguarda il price-to-book, l’azionario emergente sta attualmente scambiando ai livelli più bassi mai visti da anni, ed è più economico rispetto all’azionario dei mercati occidentali per circa il 25%, stando ai dati elaborati da Bloomberg.


Fondamentali interessanti


I bassi prezzi sono un chiaro segnale che i mercati azionari sono oggi influenzati dal sentiment e da preoccupazioni macroeconomiche, come una più debole crescita economica e l’ammorbidimento dei prezzi delle materie prime, piuttosto che dai fondamentali reali. L’azionario dei mercati emergenti come asset class è ancora interessante. Sebbene nel complesso le società dei mercati emergenti generino un ROE (return on equity) più alto, e siano di conseguenza più redditizie di molte loro simili dei mercati sviluppati, esse ora scambiano a livelli di sconto significativo rispetto alle società occidentali.
Mentre le flessioni nei prezzi azionari degli emergenti possono essere giustificate dal declino della performance delle società, la scala di grandezza di questo sell-off è decisamente esagerata.

Il calo nel ROE mette in evidenza una sfida per le società dei Paesi emergenti: se molte hanno beneficiato di una rapida espansione economica nell’ultimo decennio, poiché il ritmo di crescita sta rallentando, dovranno probabilmente lavorare più duramente per rimanere profittevoli.


Opportunità di selezione azionaria nei BRCs

Ad oggi, credo che ci siano molte società sottovalutate in settori ciclici fuori dalle preferenze. Ad esempio, considero le valutazioni della società mineraria Vale e del produttore di oil & gas Petrobras, entrambi brasiliani, essere in contrasto con il loro potenziale di lungo termine. Inoltre, gli investitori stanno sottovalutando le prospettive di Barloworld, una società del Sud Africa che distribuisce macchinari di brand noti come Caterpillar, e la russa Lukoil.

Dieci anni fa i BRICs erano la moda del momento, mentre oggi sembrano essere caduti in disgrazia. È nei mercati emergenti che vediamo le migliori opportunità e concentriamo i nostri sforzi.
La sfida in posti come Cina e Russia – e in misura minore in Brasile e India – sta nel trovare società che siano ben gestite e che si impegnino a creare valore per i loro azionisti. Queste società, tuttavia, esistono e negli ultimi mesi abbiamo aumentato le partecipazioni nella banca indiana Axis Bank e nella sudafricana Standard Bank, due gruppi finanziari che ritengo siano ben gestiti con la finalità di generare più alti profitti nel tempo.

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