Perché rispettare il deficit del 3% sul PIL non salverà, di per se, l’Italia dal default
A volte, alcuni concetti economici nascono come dogmi senza che nessuno si sia mai preso la briga di argomentarli. In effetti, altrimenti che dogmi sarebbero?
di Redazione Soldionline 22 lug 2013 ore 13:51
A cura di Paolo Sassetti
A volte, alcuni concetti economici nascono come dogmi senza che nessuno si sia mai preso la briga di argomentarli. In effetti, altrimenti che dogmi sarebbero?
Uno dei dogmi economici moderni più noti è quello per cui l’Italia deve rispettare l’obiettivo del deficit del 3% per diventare un paese virtuoso.
Nulla di più falso: un deficit del 3% può portarci comunque al dissesto finanziario.
Se il nostro PIL è 100 ed il nostro debito è 130, un deficit di 3 incrementa il debito del 2,3% (3/130). Se il PIL rimane fermo, il debito passa dal 130 al 133%. Solo se il PIL cresce del 2,3% il rapporto debito su PIL si stabilizza.
Ma se il PIL cala del 2% (come succederà nel 2013, se non andrà peggio) e scende a 98, il rapporto debito su PIL sale a 133/98 = 135,7%.
Su questo tema ho già scritto e rimando al mio studio:
https://www.soldionline.it/notizie/economia-politica/sulla-mutevole-sostenibilita-del-debito-pubblico-italiano
Tuttavia i quattro dati in croce sopra riportati dimostrano il concetto a prova di imbecille (ma non a prova di Commissione UE, FMI e ministro Italiano dell' economia)..
In situazione di perdurante crescita zero o negativa del PIL, il bilancio dello Stato dovrebbe essere in avanzo (ma non basta l’avanzo primario) e non in deficit per evitare l’aumento esponenziale del rapporto debito/PIL.
Salvo cedere beni pubblici pari al 2,3% del debito ogni anno (circa 50 miliardi di privatizzazioni all’anno)…
Paolo Sassetti
A volte, alcuni concetti economici nascono come dogmi senza che nessuno si sia mai preso la briga di argomentarli. In effetti, altrimenti che dogmi sarebbero?
Uno dei dogmi economici moderni più noti è quello per cui l’Italia deve rispettare l’obiettivo del deficit del 3% per diventare un paese virtuoso.
Nulla di più falso: un deficit del 3% può portarci comunque al dissesto finanziario.
Se il nostro PIL è 100 ed il nostro debito è 130, un deficit di 3 incrementa il debito del 2,3% (3/130). Se il PIL rimane fermo, il debito passa dal 130 al 133%. Solo se il PIL cresce del 2,3% il rapporto debito su PIL si stabilizza.
Ma se il PIL cala del 2% (come succederà nel 2013, se non andrà peggio) e scende a 98, il rapporto debito su PIL sale a 133/98 = 135,7%.
Su questo tema ho già scritto e rimando al mio studio:
https://www.soldionline.it/notizie/economia-politica/sulla-mutevole-sostenibilita-del-debito-pubblico-italiano
Tuttavia i quattro dati in croce sopra riportati dimostrano il concetto a prova di imbecille (ma non a prova di Commissione UE, FMI e ministro Italiano dell' economia)..
In situazione di perdurante crescita zero o negativa del PIL, il bilancio dello Stato dovrebbe essere in avanzo (ma non basta l’avanzo primario) e non in deficit per evitare l’aumento esponenziale del rapporto debito/PIL.
Salvo cedere beni pubblici pari al 2,3% del debito ogni anno (circa 50 miliardi di privatizzazioni all’anno)…
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