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Fallimento Lehman Brothers: com'era andata

Breve storia di uno dei fallimenti più importanti della storia finanziaria degli Stati Uniti. Che non fu causa, ma sintomo e segno di un sistema che aveva da tempo deragliato

di Marco Delugan 11 set 2018 ore 12:31

Il 15 settembre del 2008, poco dopo l’una di notte, falliva Lehman Brothers. Era la quarta banca d’affari degli Stati Uniti d’America. Secondo alcuni, è il fallimento di una istituzione finanziaria più importante della storia degli Usa.

Imprevedibile? Forse no.

In quegli anni, in molti avevano avvertito che i prezzi delle case non potevano continuare a crescere a lungo. E che il sistema del rifinanziamento dei mutui subprime, basato appunto sulla crescita dei prezzi delle case, a un certo punto avrebbe raggiunto un limite invalicabile. E Lehman Brothers, in quella storia dei mutui, c’era dentro fino al collo.

Era solo questione di tempo.

 

BREVE STORIA DI LEHMAN BROTHERS

lehman-brothersLe origini di Lehman risalgono al 1850, quando Henry Lehman, immigrato tedesco di origine ebraica, cominciò a commerciare in tessuti e abbigliamento a Montgomery, Alabama, nel sud degli Stati Uniti. Negli anni successivi Henry venne raggiunto dai suoi fratelli Emanuel e Mayer, e il nome della ditta cambiò da “H. Lehman” a “Lehman Brothers”. Anche l’attività mutò e divenne più articolata, comprendendo dapprima il commercio del cotone e poi quello di altre materie prime.

Nel 1858 il centro per il commercio del cotone si spostò a New York. E alla fine della guerra di secessione (1861-1865) anche il quartier generale della Lehman Brothers venne spostato lì. Fu proprio in quegli anni che Lehman Brothers iniziò l’attività finanziaria, partecipando al finanziamento della ricostruzione dell’Alabama e al mercato emergente delle obbligazioni ferroviarie.

Il passaggio dall’intermediazione delle materie prime a una attività esclusivamente finanziaria si completò nel 1906. In quell'anno Lehman Brothers, assieme a Goldman Sachs, portò sul mercato la General Cigar Co., e poco dopo fece la stessa cosa con Sears, Roebuck and Company.

Il resto è una lunga storia, complicata come può esserlo quella di chi ha partecipato alla crescita e alle crisi dell’economia più importante del mondo.

Una storia finita non certo in gloria, con la bancarotta del settembre 2008.

Vediamo com'è andata.

 

POLITICA MONETARIA E BOLLA IMMOBILIARE

Il fallimento di Lehman Brothers è avvenuto in un ambiente economico caratterizzato da tre elementi: le politiche monetarie molto espansive attuate dalla banca centrale americana (FED), la deregolamentazione del settore finanziario avvenuta sotto l’amministrazione Bush, e la bolla del mercato immobiliare Usa gonfiata anche dalla forte crescita dei mutui subprime.

La politica monetaria della Fed divenne particolarmente espansiva dopo lo scoppio della bolla delle dotcom avvenuta nella primavera del 2000, e dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

I tassi di interesse con cui la Fed prestava soldi alle banche furono abbassati molto, inondando il mercato di dollari. Ma l'economia andava piano ed esprimeva una modesta domanda di finanziamenti. Le banche si trovarono così con molto denaro da prestare, ma a tassi di interesse bassi.

In aiuto delle banche arrivò la forte crescita del settore immobiliare. I prezzi delle case avevano iniziato a salire alla fine degli anni 90 e la possibilità di finanziare un settore con domanda in crescita venne colta in fretta.

E  venne colta così velocemente anche per via della deregolamentazione dei mercati finanziari Usa voluta dall’amministrazione Bush e da molti altri prima di lui. Una deregolamentazione che permetteva alla banche di agire con meno controlli e di assumere rischi più alti che in passato.

In sintesi: il sistema finanziario Usa aveva molti soldi che rendevano poco, e così le finanziarie cominciarono a concedere mutui anche a chi non aveva le garanzie di solvibilità altrimenti necessarie.

I mutui subprime, appunto.

 

LA CRISI DEI MUTUI SUBPRIME

I mutui subprime sono mutui ipotecari concessi a persone che non potrebbero accedevi alle condizioni normali e quindi con minori garanzie di solvibilità. Con la diffusione dei subprime aumentò l’offerta di finanziamenti per l’acquisto della casa. La maggiore offerta di mutui fornì altra benzina alla corsa del settore immobiliare e i prezzi delle case proseguirono la loro corsa.

Il progressivo aumento dei prezzi è un elemento importante di questa storia. I mutui subprime, infatti, comportavano rate molto basse nei primi anni, con un brusco aumento negli anni successivi. E la crescita dei prezzi permetteva di rifinanziare il mutuo, in sostanza ricominciare un nuovo mutuo da capo, e riportare le rate a un livello basso.

Fin quando è durato, tutti guadagnavano da questo meccanismo: costruttori, agenti immobiliari, istituti bancari, produttori di materiali edili. E tanta gente è diventata finalmente proprietaria di casa.

Tutto questo è stato possibile fino a quando i prezzi hanno continuato a crescere, e cioè fino al 2006.

A fermare la crescita dei prezzi delle case contribuì anche la scelta della Fed di alzare i tassi di interesse nel 2005, crescita che durò fino al 2007. L’aumento dei tassi di interesse ebbe due effetti, ridurre la domanda di mutui e rendere insolventi molti che il mutuo lo avevano già. I subprime, infatti, erano spesso a interesse variabile.

 

COME SI E' PROPAGATA LA CRISI

Il meccanismo di propagazione della crisi era nei titoli derivati che molte istituzioni avevano emesso, il cui rendimento era garantito dai mutui che avevano a loro volta acquistato. Avendo a garanzia questi mutui, per di più ipotecari, sembrava che il rischio complessivo associato a queste emissioni fosse limitato. I mutui garantiscono infatti entrate sicure, a meno che il mutuatario fallisca. E la crisi dei mutui subprime è stata proprio quello: molte persone che li avevano sottoscritti non sono stati più in grado di pagarli.

Quando il gioco è finito, con la crisi dei subprime in senso stretto, anche la quotazione dei titoli da essi derivati sono crollate. E il crollo dei loro prezzi ha ridotto il valore del portafoglio di molte banche e limitato la possibilità che le banche stesse potessero finanziarsi sul mercato. Quei titoli erano dappertutto, e soprattutto negli hedge fund e nei fondi pensione.

PER APPROFONDIMENTI: LEGGI ANCHE: 'La grande scommessa' ('The Big Short'): le cose da sapere prima di vedere il film

La crisi dei mutui subprime ha innescato una recessione economica mondiale, che ha però colpito soprattutto i paesi sviluppati del mondo occidentale, innescando la peggiore crisi economica dalla grande depressione degli anni 30.

 

LEHMAN E I MUTUI SUBPRIME

Lehman Brothers si era esposta moltissimo nel settore dei subprime, tanto che la divisione titoli immobiliari era quella che produceva più utili. Non erogava mutui, come d’altronde le altre banche d’affari. Quello che faceva era acquistare i mutui dalle finanziarie che li emettevano e li utilizzava come garanzia per i derivati di cui abbiamo parlato sopra.

E quando il gioco è finito, chiunque avesse in portafoglio quei titoli veniva percepito come rischioso. La prima a cadere fu Bear Sterns, acquistata per due dollari da Morgan Stanley, con il governo a garantire i debiti della banca.

Tutti sapevano che Lehman era piena di titoli tossici, e salvarla era per il governo politicamente improponibile. E nessun altro la volle acquistare.

Imprevedibile? Forse no.

 

(Photo credit: BEN STANSALL/AFP/Getty Images)

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