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Rassegna stampa economica del 7 marzo 2016

di Mauro Introzzi 7 mar 2016 ore 09:00 Le news sul tuo Smartphone

Le carte che la Bce può calare al tavolo dei risparmiatori (Plus - Il Sole24Ore)
L’inserto settimanale del quotidiano economico prova a ipotizzare quali potrebbero essere gli interventi della Banca Centrale Europea che Mario Draghi potrebbe annunciare a margine della prossima riunione dell’istituto prevista per il prossimo giovedì 10 marzo. L’obiettivo della BCE è sempre quello di portare l’inflazione al 2% e i mercati si attendono da Draghi una nuova versione della famosa frase “whatever it takes” (a qualsiasi costo) per dare nuovo impulso ai mercati e, soprattutto, all’economia dell’eurozona dopo un inizio anno burrascoso.
I provvedimenti che la BCE potrà adottare sono fondamentalmente due:
1) un ulteriore affondo in negativo dei tassi di riferimento per i depositi che le banche fanno presso la Bce;
2) un aumento e/o estensione del Quantitative Easing.
Il secondo provvedimento potrebbe avere un maggiore impatto sui mercati.

Con o senza Cdp, per Mps è l'ora di una scelta forte (Milano Finanza)

Il settimanale finanziario ha messo sotto la lente il Monte dei Paschi di Siena, commentando quanto scritto nei giorni scorsi da Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. Secondo l’economista per rilanciare definitivamente l'istituto occorrerebbe una disponibilità di risorse per 10 miliardi, una somma per cui si potrebbe impegnare adeguatamente la Cassa Depositi e Prestiti, per esempio disinvestendo da alcune partecipazioni.
Secondo Milano Finanza a prima vista l'ammontare appare, tutto sommato, eccessivo. E non bisogna dimenticare i limiti giuridico-economici all'intervento di Cdp e la rigorosa tutela del risparmio che le è affidato.
Per il settimanale finanziario, comunque, l’opera di risanamento sinora svolta è stata importante. Il lavoro compiuto dall'amministratore delegato Fabrizio Viola, in passato insieme con Alessandro Profumo, è stato decisivo per evitare che l'istituto scivolasse verso la zona delle misure di rigore, da cui si è certamente allontanato.

Nuovi Etf e fondi classici: chi ha navigato meglio nel ribasso (CorrierEconomia - Il Corriere della Sera)

L’inserto economico del Corriere della Sera ha messo sotto la lente gli strumenti che nella fase di ribasso delle prime settimane del 2016 dei mercati internazionali hanno meglio performato. I risultati più interessanti sono arrivati dai cloni degli indici pieni di azioni a bassa volatilità e per i gestori specializzati nel dosare il rischio in parti uguali (la cosiddetta “risk parity”).
Arriva dal mondo degli Etf il Factor investing, basato su sei approcci diversi che danno vita ad altrettante tipologie di prodotto. La prima, nota anche come value investing, seleziona all’interno di un indice di borsa soltanto quelle società che vantano i dati migliori in termini di prezzo rispetto agli utili attesi, rispetto al valore contabile della società (book value) e in termini di confronto tra valore dell’impresa (Enterprise value) e flussi di cassa operativi.
Forti analogie con il value investing presenta il quality investing, dove la selezione delle società da inserire nell’Etf considera il livello di remunerazione del capitale (Roe) e la volatilità (che deve essere bassa) degli utili prodotti.
Sul fronte dei gestori attivi, spiccano invece le strategie Risk parity, quelle Market neutral e, in tono minore, quelle Absolute return.  Nel primo caso la composizione e l’aggiornamento dei portafogli segue una regola secondo cui ogni elemento dell’asset allocation deve contribuire al rischio dell’intero investimento sempre nella stessa misura degli altri. Nel caso delle strategie Market neutral il gestore miscela posizioni rialziste su alcuni titoli o settori o aree geografiche con posizioni ribassiste su altre. Infine, gli Absolute return perseguono l’obiettivo di consegnare stabilmente un guadagno-obiettivo fissato in anticipo (come, per esempio, il tasso euribor più il 2%).

Così il bail in cambia le banche: in 3 mesi spostati 50 miliardi (Affari & Finanza - La Repubblica)

L'inserto economico de La Repubblica scrive che sarebbero almeno 50 i miliardi di euro che negli ultimi 3 mesi sono migrati tra le banche. Alla base dei movimenti l'introduzione del bail in. Così dallo scorso novembre, da quando gli italiani si sono accorti dei rischi delle nuove norme, montagne di denaro si sono spostate dalle casse dei gruppi percepiti come più fragili a quelli degli istituti più solidi o al risparmio gestito. Alla base di questa dinamica la scelta della BCE di chiedere a cinque istituti italiani dati giornalieri di liquidità. Tra esse, secondo quanto scrive Affari & Finanza ci sarebbero Banca Carige, Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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