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Rassegna stampa economica del 5 maggio 2015

di Mauro Introzzi 5 mag 2015 ore 07:01 Le news sul tuo Smartphone

Carige ai Malacalza, la Bce dà l’ok (Il Sole24Ore)
Il quotidiano economico scrive che ieri è arrivato dalla Banca Centrale Europea il via libera definitivo all'acquisto del 10,5% del capitale di Banca Carige da parte del gruppo Malacalza. Per la prima volta, da quando dallo scorso 4 novembre la BCE ha assunto la vigilanza sulle 130 banche europee, Francoforte ha esercitato il potere di avallo rispetto alla cessione di un pacchetto rilevante.
Mentre Malacalza Investimenti ha precisato che l’operazione di trasferimento delle quote sarà perfezionata nei prossimi giorni, Fondazione Carige ha messo mano allo statuto e ha tagliato componenti e compensi per adeguarsi alle nuove direttive del protocollo Mef-Acri. Nel dettaglio, l’intervento più rilevante riguarda il numero dei membri che siedono negli organi interni: i componenti del Cda della Fondazione scenderanno dagli attuali 10 a 5, mentre i partecipanti al Consiglio di indirizzo (che rappresenta tutti gli stakeholder della Fondazione) si assottigliano dagli attuali 26 a 12. Un taglio energico, con cui l’Ente prevede di risparmiare in maniera significativa sui compensi. La stima interna alla Fondazione è che la voce per emolumenti (pari a 1,4 milioni nel 2013) venga tagliata in misura ben superiore al 50% a partire dal prossimo anno.
Sul fronte manageriale, infine, rimane in stand-by il processo di eventuale cessione di Banca Ponti, per cui sono in lizza le offerte di Banca Finnat e Banco Popolare.

Popolari, piano B per le fusioni (MF)
Il quotidiano finanziario torna sulle ipotesi di rimescolamento che dovrebbe caratterizzare il settore delle banche popolari dopo la riforma del settore voluta dal Governo Renzi. Dopo le vivaci assemblee di aprile il comparto sembra silente ma l'attività dei vertici delle varie banche resta di sicuro molto intensa in vista - in primis - della trasformazione in società per azioni delle cooperative. Per le evoluzioni successive, ossia le eventuali aggregazioni, sta prendendo corpo un'ipotesi alternativa a quella della nascita di una superpopolare (che finirebbe con il fagocitare alcune realtà). SI starebbe infatti facendo strada l'ipotesi di concludere più operazioni di dimensioni contenute e creare così poli composti da istituti medio-piccoli orbitanti attorno a un unico soggetto aggregante.

Exor alla battaglia delle assicurazioni (Corriere della Sera)
Il quotidiano aggiorna sulla battaglia che sta combattendo Exor per conquistare PartnerRe. Il consiglio di amministrazione di quest'ultima ha rifiutato i 6,4 miliardi di dollari cash di Exor, bollandoli come una proposta che sottovaluta in maniera significativa la compagnia di riassicurazione, e rilancia la fusione con Axis giocando la carta di un dividendo speciale.
Su questa presa di posizione Exor ha confermato il proprio totale impegno ad acquisire PartnerRe e ribadito che non accetterà un gioco al rialzo. Il gruppo di Elkann ha poi smontato punto per punto le obiezioni del board di PartnerRe e lo ha rinviato alla sfida assembleare.
La parola passa quindi ai soci, riuniti in assemblea il prossimo giugno. Gli azionisti non valuteranno però le offerte ma al voto verrà sottoposto soltanto il progetto di fusione con Axis. Se passerà, per la finanziaria di casa Agnelli la partita sarà chiusa.

Ue: “Ora coprite i buchi”. Nuove previsioni sull’Italia: meno debito, più inflazione (La Repubblica)
Il quotidiano anticipa alcuni numeri sull'Italia in arrivo da Bruxelles. Oggi la Commissione europea pubblicherà infatti le previsioni economiche di primavera che dovrebbero confermare i dati di finanza pubblica inseriti nel Documento di economia e finanza dal governo Renzi. Si tratterebbe di un buon segnale per il nostro paese, che godrebbe della nuova flessibilità europea. Nella valutazione dei conti non dovrebbero entrare gli effetti della sentenza della Consulta sulla rivalutazione delle pensioni, che avranno grosse conseguenze (non ancora chiare) su deficit e debito. Su questo aspetto Bruxelles dovrebbe limitarsi a ricordare l’incognita della bocciatura, senza andare nel merito e rinviare l'analisi della possibile voragine.
La Commissione europea prevede una crescita per quest’anno dello 0,6%, un decimale inferiore rispetto a quella stimata dal governo, e dell’1,4% per il 2016, un decimale in più rispetto alle previsioni del Def. Il dato più incoraggiante però è quello sull’inflazione, che secondo Bruxelles salirà dello 0,2% quest’anno e di un clamoroso 1,8% il prossimo.

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