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Rassegna stampa economica del 2 febbraio 2016

di Mauro Introzzi 2 feb 2016 ore 07:02 Le news sul tuo Smartphone

Banco-Bpm, ultimi due nodi per la fusione (Il Sole24Ore)
Secondo quanto riporta il quotidiano economico la trattativa tra il Banco Popolare e la Popolare di Milano sarebbe ben avviata ma avrebbe ancora un paio di punti da definire: i concambi e la governance. Se matrimonio sarà l’annuncio è atteso subito a ridosso dei conti - previsti lunedì prossimo. Diversamente Piazza Meda sembra comunque intenzionata a chiarire al mercato entro la fine di febbraio che cosa intenda fare di qui ai prossimi mesi, in cui ci sarà anche da rinnovare i vertici e da decidere la trasformazione in Spa, due partite distinte ma collegate nei fatti, visto che una fusone giudicata soddisfacente dall’assemblea di Bpm potrebbe spianare la strada al rinnovo (pro tempore) dei vertici e contribuire ad accelerare i tempi della trasformazione in società per azioni. In ogni caso a Piazza affari si crede che la fusione tra il Banco e la Popolare di Milano sia a un passo.

Saipem fa causa a Gazprom (MF)
Secondo il quotidiano finanziario Saipem ha deciso di fare causa a Gazprom, dopo la rottura unilaterale del contratto per il gasdotto South Stream, che ha fatto evaporare commesse per oltre 2 miliardi di euro. Il gruppo ha fatto richiesta di arbitrato alla Camera Internazionale di Commercio di Parigi e il gruppo russo dovrà rispondere entro il 15 febbraio. 
La cifra richiesta è di tutto rispetto, seppure inferiore al mancato introito dei contratti cancellati: 759,9 milioni richiesti a titolo di corrispettivo dovuto per effetto sia della sospensione dei lavori sia della successiva termination for convenience del contratto notificata in data 8 luglio 2015 da parte della committente. Ma - secondo il quotidiano - la cifra potrebbe salire. 

Bond argentini, Buenos Aires tratta l’accordo con i fondi Usa (Corriere della Sera)
Il quotidiano scrive che l’Argentina sarebbe pronta ad avviare la normalizzazione finanziaria del Paese, ancora segnato dal default da 100 miliardi di dollari del 2001, che coinvolse anche 450 mila risparmiatori italiani. A New York il nuovo governo di Buenos Aires è tornato a trattare con il gruppo di hedge fund guidati da Nml Capital, controllata di Elliott Management del miliardario americano Paul Singer, che il 31 luglio 2014 hanno costretto il Paese sudamericano a un nuovo default (tecnico) e oggi impediscono al Paese di tornare sui mercati finanziari internazionali per finanziarsi. Nell’ufficio del mediatore designato dal tribunale di New York, Daniel Pollack, Buenos Aires ha pronta un’offerta rimasta segreta, su richiesta dei fondi.

Il problema non è il bail in ma gli abusi sui titoli venduti (La Repubblica)
Il quotidiano ha intervistato Joanne Kellermann, incaricata dei piani di risoluzione delle banche italiane e tedesche. Alla ex direttrice esecutiva della Banca Centrale Olandese La Repubblica ha chiesto un commento sulle perdite che hanno colpito gli obbligazionisti di quattro istituti di credito, che hanno mostrato quale possa essere l’impatto della cosiddetta “risoluzione” bancaria. 
Secondo la Kellermann, che difende il meccanismo di risoluzione questa modalità di salvataggio può portare a risultati migliori delle alternative.
Si tratta di una visione alternativa a quella di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, che in un intervento sabato ha chiesto all’Unione Europea di rivedere queste regole, perché introdotte troppo repentinamente. Tuttavia la Kellermann, intervistata prima del discorso del governatore, sostiene che i Paesi abbiano avuto tempo per adattarsi alle nuove norme.

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