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Rassegna stampa economica del 16 febbraio 2015

di Mauro Introzzi 16 feb 2015 ore 07:24 Le news sul tuo Smartphone

La lezione dei tango bond può tornare d’attualità (Plus - Il Sole24Ore)
L'inserto settimanale del quotidiano economico mette in guardia gli obbligazionisti e indica che bisogna fare attenzione a non cadere nella trappola dei rendimenti alti: in un momento di bassi tassi di interesse come questo certi rendimenti sulle obbligazioni governative o societarie possono infatti far gola. Ma non mancano i problemi. Ne sanno qualcosa i sottoscrittori dei tango bond che ancora a distanza di 13 anni dal default Argentina cercano di recuperare parte dei loro investimenti. Ci sono infatti alcune emissioni con quotazioni che oscillano tra 20 e 30/100, con qualche punta che può arrivare a 40 o 50/100. Tuttavia non c'è facilità nel perfezionare l'operazione anche perché gli operatori che quotano sono pochissimi. E spesso, per vendere anche valori nominali ridotti occorrono diversi giorni.
Intanto una sentenza del Tribunale di Terni da nuove indicazioni su come si decide a livello giurisprudenziale sul caso. Ai risparmiatori che avevano investito in bond Argentina, vengono riconosciuti gli interessi legali, nonché il maggior danno individuato nella differenza tra il rendimento medio annuo dei titoli di Stato e il tasso di interesse legale determinato annualmente.
Il Tribunale di Terni ha stabilito che il termine decennale di prescrizione della responsabilità contrattuale della banca decorre dal momento in cui il danno concretamente verificatosi è divenuto conoscibile al danneggiato (o è stato da questi effettivamente conosciuto). E secondo il Giudice, certamente non prima del dicembre 2001, data in cui c’è stato il default Argentina.

Le banche pronte a ripartire (Milano Finanza)

Milano Finanza ha analizzato i risultati di bilancio dei principali istituti bancari italiani, evidenziando uno scenario contrastato.
Da una parte ci sono IntesaSanpaolo e Unicredit, che hanno chiuso il 2014 in utile, dopo le maxisvalutazioni contabilizzate nel 2013. Il settimanale finanziario ha ricordato che le due banche hanno terminato lo scorso esercizio con un utile netto complessivo di 3,25 miliardi di euro, rispetto al passivo di 19 miliardi dell’anno precedente. Dalla parte opposta ci sono diversi istituti di media dimensione che hanno dovuto contabilizzare ingenti rettifiche e hanno chiuso il 2014 in rosso.
Value Partners ha calcolato che la perdita aggregata dei maggiori otto istituti italiani è stata di 5 miliardi di euro, in conseguenza ad accantonamenti su crediti per 23 miliardi.
Tuttavia, le aspettative per i prossimi trimestri sono positive e gli operatori si attendono un aumento della redditività, sulla base delle previsioni di un miglioramento dello scenario economico di riferimento.

Mps: La Fondazione scende dal Monte. Nozze necessarie, ma non a tutti i costi (CorrierEconomia - Corriere della Sera)

L'inserto del Corriere della Sera fa il punto della situazione sul futuro di Monte dei Paschi di Siena. L'istituto senese ha chiuso il settimo bilancio in rosso di fila. Un rosso dai toni forti: quasi 7 miliardi di perdite prima delle imposte attive, cioè dei benefici fiscali sulla montagna di rettifiche sui crediti fatte dal Monte dei Paschi di Siena. In questi anni non sono bastati i 3 miliardi di aiuti di Stato sotto forma di Monti bond né i due aumenti di capitale del 2011 e dell’anno scorso per un totale di 7 miliardi. Bruciati a colpi di rettifiche e svalutazioni di prestiti deteriorati e avviamenti.
Così nei prossimi mesi il Tesoro entrerà nel capitale con una quota poco sotto il 5% per il pagamento in azioni della cedola sui Monti bond e il rapporto tra l'istituto e la Fondazione Mps sta diventando sempre più sottile. L'ente punta a garantire l’elezione di sei membri (su 12) del board senese all’assemblea del 14 aprile, con la conferma di Profumo e Viola, un posto a testa per Fintech e Btg come da patti e due indipendenti. I due partner sottoscriveranno per le loro quote (4,5% e 2%) ma per l’Ente non avrebbe alcun senso, dopo aver rischiato un anno fa il default, impegnare altri 75 milioni (una bella fetta dei 400 in cassa) per seguire pro-quota l’aumento. Così è plausibile che il nuovo impegno sia di poca entità, autofinanziato con la vendita dei diritti, cosa che comporterebbe una diluizione attorno all’1,5%.

Alitalia: Hogan sfida Air France (Affari & Finanza - La Repubblica)

L'inserto settimanale del quotidiano scrive che in Alitalia inizia l'era di Etihad. La gestione del gruppo arabo parte con il vento in poppa, grazie al petrolio, e allontanandosi dalla rotta di Air France.
La gestione beneficia del miglioramento della situazione, con un traffico aereo che consoolida i suoi progressi con un +4,8% nel 2014 e un +6% a dicembre. Un andamento che da l'idea di un trend in miglioramento in vista del jolly dell'expo.
L'andamento del greggio è una manna per i conti della compagnia, al netto dei derivati usati per ammortizzare i capricci dell'oro nero.
La prima cosa fatta è stato un lifting radicale del network, dimagrito per poter tornare a crescere: la scure si è abbattuta sui collegamenti domestici, ridotti di un quarto vista la concorrenza dell'alta velocità Roma-Milano e delle low cost.

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