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Ma la grande crisi è finita o no?

Spopolano in libreria i saggi sulla crisi finanziaria e in cima alle classifiche del settore balza Nouriel Roubini con “La crisi non è finita”

di Redazione Soldionline 13 lug 2010 ore 15:12
A cura di Salvatore Gaziano www.borsaexpert.it 
Estratto dall’inchiesta di copertina del n. 15 di MoneyReport


Spopolano in libreria i saggi sulla crisi finanziaria e in cima alle classifiche del settore balza Nouriel Roubini con “La crisi non è finita”. Qualche posizione più indietro l’economista Jacques Attali con “Sopravvivere alle crisi”. Il peggio è passato o deve ancora arrivare? Per questi due guru prevale l’idea che dopo la Crisi…arriveranno altre crisi.  E per salvarsi…

lacrisinonefinitaNel settembre del 2006, dal podio del Fondo Monetario Internazionale, un professore di economia della New York University ammonì i presenti su un imminente, terribile crack dell’economia mondiale, innescato dalla crisi dei mutui immobiliari americani, dall’oscillazione dei prezzi del petrolio e dalla conseguente crisi di fiducia dei consumatori. All’epoca nessuno diede peso alle sue fosche analisi, ma oggi Nouriel Roubini è riconosciuto come uno degli economisti più autorevoli del mondo, dopo che tutte le sue previsioni si sono puntualmente avverate.

Di origine turca, ha studiato in Italia ma è negli Stati Uniti che ha fatto il “botto”, ricoprendo anche varie cariche al Dipartimento del Tesoro. Professore di economia della New York University e anche  presidente di RGE Monitor, una società economica specializzata in analisi finanziaria, è consulente (ascoltatissimo) di molte istituzioni finanziarie e governative.

Che dice dell’attuale situazione? L’ultimo libro pubblicato da Roubini (e scritto insieme allo storico Stephen Mihm) già nel titolo rivela il suo pensiero: “La crisi non è finita” (Feltrinelli Editore) . E in quasi 400 pagine si spiega come l’attuale crisi economia e finanziaria iniziata nel 2007 non era affatto qualcosa di imprevedibile come la comparsa in natura di un cigno di color nero (una critica piuttosto radicale alle opinioni di Nassim Taleb, gestore di hedge che con la teoria del “cigno nero” si è conquistato la fama).

I cataclismi finanziari non sono, secondo gli autori, Roubini e Mihm, eventi unici e imprevedibili, privi di cause specifiche. Al contrario sono vecchi quanto il capitalismo stesso e si possono prevedere e riconoscere mettendo a confronto i dati ricavabili dalle diverse realtà geografiche e dalle diverse epoche storiche. Se la grande crisi è passata, secondo Roubini altre crisi di Paesi e valute sono dietro l’angolo.

“Soltanto il tempo dirà se questi movimenti tettonici si manifesteranno in modo distruttivo e tumultuoso; ma se avvenissero improvvisamente le conseguenze non sarebbero piacevoli” dice Roubini. Che consiglia ai governanti di tutto il mondo di varare politiche monetarie e fiscali rigide, aiutate da serie riforme strutturali per stimolare la domanda interna. Nei prossimi mesi Roubini si attende una brusca frenata della crescita dell’economia Usa mentre l’Europa potrebbe andare in stallo e sarebbe auspicabile che i tassi venissero abbassati a zero dalla Bce per cercare di rilanciare l’economia.

roubiniLa ricetta proposta da Roubini per uscire dall’impasse è una lunga serie di riforme che vadano a riscrivere le regole di tutto il sistema. “La crisi non è stata provocata tanto dai mutui subprime ma da un sistema finanziario subprime”.
Roubini partirebbe dalle retribuzioni di trader e banchieri i cui interessi dovrebbero essere allineati a quelli degli azionisti; anche il processo delle cartolarizzazioni dovrebbe essere rivisto come il mercato dei derivati “over the counter” e il sistema delle agenzie di rating. Ma secondo questo economista occorrerebbe anche ridimensionare alcuni istituti finanziari considerati “troppo grandi per fallire” tipo Goldman Sachs e Citigroup e andrebbe rivisto tutto il settore delle regolamentazioni. Insomma tutto sbagliato, tutto da rifare.

Intanto in un recente discorso al Circolo della Francia degli Economisti, Roubini ha detto di aspettarsi brutte notizie macro dagli Stati Uniti, dall’Europa, dal Giappone e persino dalla Cina.
D’altraparte se sei soprannominato Doctor Doom, il Dottor Catastrofe, per la tua capacità di prevedere “nero” non è che di colpo diventi ottimista con questi mercati.

“Ciò che abbiamo appena vissuto è solo un assaggio di ciò che verrà. Le crisi faranno parte del nostro futuro” ammonisce Roubini. Evviva…


Siamo come scarabei che spingono avanti palline di sterco…

“La strategia messa in atto finora dai governi per rimediare alla crisi è riassumibile nel far finanziare dai contribuenti di dopodomani gli errori dei banchieri di ieri e i bonus dei banchieri di oggi”.

Parole di Jacques Attali, economista francese, sicuramente fra i più lucidi e creativi in circolazione.

“Un giorno o l’altro questa crisi si concluderà, come tutte le altre, lasciando dietro di sé innumerevoli vittime e qualche raro vincitore. Ma ciascuno di noi potrebbe anche uscirne in uno stato di gran lunga migliore di quello con cui ci siamo entrati. Questo a patto di comprenderne la logica e il percorso, di servirsi delle nuove conoscenze accumulate in vari settori, di contare soltanto su se stessi, di prendersi sul serio, di diventare attori del proprio destino e di adottare audaci strategie di sopravvivenza personale”.

E’ questo il proposito di un altro libro uscito recentemente e che parla della crisi finanziaria in atto e delle strategie per uscire e si intitola “Sopravvivere alla crisi” (Fazi Editore). Una visione non priva di qualche speranza quella di Attali. In copertina c’è la foto di uno scarabeo che spinge una palla di sterco. Un’immagine cruda e fedele della situazione. Lo scarabeo non s’arrende: possiede, secondo Attali, alcune delle sette qualità (le “lezioni di vita” che impartisce nel libro) senza le quali un occidentale è destinato a soccombere alla crisi.

In un’economia globale, secondo Attali, ci sarebbe bisogno di un diritto globale per tenere sotto controllo e monitorare le banche. E, a livello europeo, servirebbe una verifica rigorosa dei bilanci di ciascun Paese membro, così come gli Stati Uniti verificano i bilanci dei singoli Stati federali. Avere non solo una moneta unica, ma anche un bilancio comune, un’unica politica fiscale e uno stesso sistema di monitoraggio del deficit.

Non è possibile avere una valuta credibile, se questa valuta non ha dietro una politica di bilancio sostenibile. «Sono convinto che fin quando non avremo un ministro delle finanze europeo che possa controllare le tasse, fino a quando la banca centrale non avrà un ministro che possa esercitare il controllo adeguato, l’euro sarà una moneta fragile. Poi deve ripartire la ripresa, quella vera, fatta di investimenti privati».

Secondo questo intellettuale francese gli europei in generale non vogliono rendersi conto del pericolo e della gravità finanziaria che stiamo attraversando: “manca coraggio e innovazione. Quando una nazione ha un deficit eccessivo perché spende troppo, tutti dovrebbero pagare, ma in modo equo. E tutti dovrebbero pagare sempre le tasse. Il dramma autentico è che questa generazione ha speso troppo, ha speso i soldi della prossima generazione”. E dovremo adattarci alla mancanza di solidarietà e alla necessità di cavarcela da soli.

Secondo Attali sono  le classi dirigenti ad alimentare l´incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere.

«La crisi finanziaria del 2008 – ripete da diverso tempo Attali -  non è affatto terminata, nonostante i proclami trionfanti di qualche politico e banchiere. Quelli che gli anglosassoni definiscono “germogli” di ripresa sono, a mio avviso, soltanto segnali passeggeri. Molte banche continuano a essere insolventi, i prodotti speculativi più rischiosi si accumulano come e più di prima, i disavanzi pubblici sono ormai fuori controllo, il livello della produzione e il valore dei patrimoni restano in grandissima parte inferiori a quelli precedenti la crisi. La causa più profonda di questa crisi è l´impossibilità per l´Occidente di mantenere il suo tenore di vita senza indebitarsi: su questo non è stata avviata un´adeguata riflessione».

Ci sono, come in tutte le crisi, opportunità e rischi che dovremo affrontare. Per esempio nel 2020 la popolazione mondiale passerà da 7 a 8 miliardi e la classe media mondiale rappresenterà circa la metà degli individui che vorranno allinearsi al modello occidentale. “E nello stesso periodo assisteremo a progressi scientifici considerevoli, come le nanotecnologie, le neuroscienze, le biotecnologie”.

Ma la fine del tunnel nelle economie occidentali non è ancora finito secondo Jacques Attali. «La congiuntura economica ci riserverà altre brutte sorprese. Personalmente temo il ritorno dell´iperinflazione scatenata all´enorme liquidità creata dalle Banche centrali, la possibile esplosione della “bolla cinese” per colpa degli eccessivi crediti concessi e della sovraccapacità produttiva della Repubblica Popolare.

Il sistema pubblico della sanità e dell´istruzione, per come l´abbiamo conosciuto finora, diventerà insostenibile per gli Stati. Il nostro stile di vita, sempre più precario e meno solidale. Chi vorrà sopravvivere dovrà accettare il fatto di non doversi più attendere nulla da nessuno. Andiamo verso un mondo che assomiglia al Medioevo con il potere che sarà concentrato in alcune città e alcune corporazioni.

Già oggi 40 città-regioni producono due terzi della ricchezza del mondo e sono il luogo dove si realizza il 90% delle innovazioni. In mancanza di una vera organizzazione globale si diffonderanno epidemie e catastrofi naturali climatiche ed ecologiche. Ci saranno sempre più zone “fuori controllo” dove imperverseranno organizzazioni criminali e bande armate. E i ricchi dovranno rifugiarsi in moderne fortezze». Troppo pessimismo? Attali vede una luce in fondo al tunnel.

«Non bisogna farsi prendere né dall´ottimismo né dal pessimismo. Negli ultimi 650 milioni di anni la vita è praticamente scomparsa sette volte dalla superficie della Terra. Oggi rischiamo che succeda un´altra volta. Ma qualsiasi minaccia è anche un´opportunità. Quando si arriva a un punto di rottura siamo costretti a riconsiderare il nostro posto nel mondo e a cercare un´etica dei comportamenti completamente nuova».

Sette lezioni per sopravvivere in questi tempi duri

Quali sono queste armi segrete consigliate da Attali? Per Attali la crisi non deve essere letta con le lenti del pessimismo ma va affrontata con un vaccino da somministrare in sette dosi, sette principi da mettere in pratica nella quotidianità a tutti i livelli: rispetto per se stessi, empatia, intensità, ubiquità, resilienza (capacità di rispondere agli urti), creatività e pensiero rivoluzionario.

Ovvero affrontare la situazione senza mettere la testa nella sabbia. “Avere un forte rispetto per se stessi. Voler vivere, non solo sopravvivere.  Avere dei valori, puntare all’eccellenza, essere protagonisti del proprio futuro. E possedere la dote dell’intensità: saper guardare lontano, sacrificarsi ora perché il domani sia redditizio.

E Attali sottolinea l’importanza di farsi un’idea propria del mondo, cogliere quali saranno i settori strategici, avere buone fonti d’informazione. Capire chi sono gli amici e chi i nemici, diventando “resilienti”. Ovvero costruire le proprie difese per affrontare le avversità. “Ma non basta. In una congiuntura negativa bisogna affidarsi alla creatività: fare della crisi un’opportunità per reinventarsi – aggiunge Attali - Un’altra dote indispensabile è l’ubiquità: essere flessibili, non vincolati a vecchi schemi e a un’immagine rigida della propria persona».

E se tutto questo non bastasse? «Nelle situazioni estreme non resta che il pensiero rivoluzionario: violare le regole, ribellarsi al mondo, senza mai perdere il rispetto di sé».

In condizioni estreme, insomma, bisogna osare fino anche a violare le regole del gioco. Nessun organismo può sopravvivere senza operare una rivoluzione al suo interno. Ma tutto dovrà sempre partire dall’individuo. Come diceva Mahatma Gandhi: “Siate voi stessi il cambiamento che volete realizzare nel mondo”.

Opinioni magari in alcuni casi discutibili, certo provocatorie in alcuni casi quelle di Attali. Che però hanno un pregio: far capire al lettore che per salvare la pelle non bisogna sperare troppo in “qualcuno” che ci leverà le castagne del fuoco.

Ma anzi mettersi nella posizione di comprendere che il cambiamento inizia da noi stessi come risparmiatori, investitori, consumatori, cittadini. Non siamo insidiati da una singola catastrofe ma da molteplici pericoli senza alcun ordine. E sopravvivrà chi in questo ambiente ostile si muoverà in modo attivo e flessibile

Per questa ragione come MoneyReport.it (e BorsaExpert.it e MoneyExpert.it naturalmente) non sposiamo nessuna tesi ottimista o pessimista sul futuro dei mercati o delle Borse ma preferiamo adattarci. Fare i guru o peggio crederci ci sembrano tempo e soldi sprecati.

Ma il messaggio di Attali di agire e non attendere che capiti qualcosa è proprio al centro della filosofia di MoneyReport.it e dei nostri servizi di consulenza. E che si rivolgono a investitori e risparmiatori che non mettono la testa sotto la sabbia ma vogliono avere un aiuto concreto per destreggiarsi tra gli ostacoli che si presentano sempre più sui mercati finanziari tramite strategie precise e concrete che permettano a ognuno di “cercare uno spiraglio nella sventura”.

Negare i rischi e rifiutare l’evidenza o pensare di non avere alcuna possibilità di agire individualmente arrendendosi, non è propria del nostro modo di agire o degli investitori e risparmiatori consapevoli. E anche da questa crisi c’è la possibilità di uscirne (più individualmente che collettivamente) e soprattutto uscirne non sconfitti. A patto di non aspettare che le cose si mettano a posto da sole, come gli incauti e gli ingenui pensano come suggerisce Attali “nella speranza che gli uomini di potere, o il mercato, o qualche forza esterna che irrompe come la cavalleria alla fine di un western, arrivino un giorno a ristabilire gli equilibri”.



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