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Lehman Brothers, arriva un nuovo rimborso

I liquidatori di Lehman Brothers pagheranno altri 17,9 miliardi di dollari ai creditori, facendo salire a quasi 80 miliardi di dollari il totale dei fondi risarciti

di Edoardo Fagnani 28 mar 2014 ore 13:43
LEHMAN BROTHERS
I liquidatori di Lehman Brothers hanno fatto sapere che pagheranno altri 17,9 miliardi di dollari ai creditori, facendo salire a quasi 80 miliardi di dollari il totale dei fondi risarciti per cercare di sanare il crack che nel settembre del 2008 scatentò la crisi finanziaria globale. In particolare, 11,7 miliardi saranno destinate alle parti terze, ossia i creditori delle affiliate della banca d'affari USA smantellate separatamente, mentre altri 5,1 miliardi andranno ai creditori delle divisioni che erano parte dell’amministrazione controllata, come gli hedge fund e le altre banche americane. Nel frattempo, secondo gli analisti, c'è la possibilità di incassare ulteriori risarcimenti nell'arco dei prossimi 5 anni. Ad oggi - secondo quanto riporta il tribunale fallimentare di New York - i creditori hanno ricevuto dai 25 ai 30 centesimi per ogni dollaro investito.
lehman_brothersAffari&Finanza, l’inserto del lunedì del quotidiano La Repubblica, ha ripreso i risultati contenuti nei documenti di Price Waterhouse Cooper, che dal settembre 2008 gestisce la procedura di fallimento della Lehman Brothers International Europe. Secondo PwC le banche, gli hedge fund e i gestori dei fondi recupereranno il 100% della liquidità che detenevano presso la filiale europea della banca d'affari americana. E che, anche dopo aver pagato tutti i creditori non garantiti, nel bilancio della Lehman Brothers International Europe resterà un surplus da 5 miliardi di sterline (8,4 miliardi di dollari circa). Un fatto che appare a prima vista abbastanza incredibile se si tiene conto che dalla procedura della capogruppo americana sono arrivati rimborsi al 27% dei debiti. Una percentuale che forse salirà, ma che comunque non andrà oltre al 40%.

TANGO BOND
Plus, l’inserto del sabato de Il Sole24Ore, riporta una sentenza del Tribunale di Perugia che ha riconosciuto la nullità degli acquisti di bond di Buenos Aires (e di obbligazioni Parmalat) fuori dai mercati regolamentati per la mancanza di forma scritta dell'ordine di acquisto. La banca aveva fatto acquistare ai clienti i bond fuori dai mercati regolamentati senza rispettare l'obbligo di scrivere l'ordine. Secondo il Tribunale di Perugia, invece, sarebbe obbligatoria la forma scritta a pena di nullità, come previsto peraltro dal regolamento Consob.

GRECIA
Il ministro delle Finanze della Grecia, Yannis Stournaras, ha dichiarato che il paese è pronto a tornare a raccogliere fondi sul mercato obbligazionario, dopo quattro anni di assenza. Il ministro ha precisato che un eventuale collocamento sarà effettuato dopo le elezioni europee.

ALITALIA
La Repubblica di martedì 25 marzo ha ripreso le indiscrezioni riportate dalla stampa tedesca su una possibile fusione tra Alitalia e Air Berlin. A pensare all'operazione gli arabi di Etihad, già azionista di riferimento di Air Berlin e in trattativa per rilevare Alitalia. Etihad vorrebbbe creare, in tal modo, un nuovo big europeo del trasporto aereo, sfidando Lufthansa e il blocco Star Alliance, British Airways e la controllata Iberia e AirFrance-KLM. Uno dei problemi è che le due compagnie aeree appartengono a due alleanze internazionali diverse e concorrenti: Air Berlin fa parte di Oneworld (guidato da British Airways) mentre Alitalia è in Skyteam (il gruppo di Air France-Klm).
La Repubblica di mercoledì 26 marzo ha segnalato che l'accordo Alitalia-Etihad sarebbe a un passo. La due diligence sui conti della compagnia italiana è praticamente terminata e sarebbe "questione di ore" l'annuncio del via libera a una trattativa in esclusiva che porterà, a meno di improbabili colpi di scena, nel giro di qualche settimana all'acquisizione di Alitalia da parte della compagnia araba. Nel frattempo i 40 dirigenti e advisor del vettore di Abu Dhabi presenti a Roma da oltre un mese hanno iniziato a lavorare al fianco dell'amministratore delegato di Alitalia, Del Torchio, per la messa a punto di un piano industriale nell'ottica di una possibile integrazione con Air Berlin. Sul piano della strategia industriale, intanto, cominciano ad emergere le prime linee guida: come quella del rafforzamento del lungo raggio a scapito del medio. Dovrebbero arrivare, infatti, 10 nuovi aerei per i voli intercontinentali mentre una quindicina di A320 dovrebbero essere dismessi.

PARMALAT
Lactalis ha presentato la propria lista di consiglieri di amministratori, in cui compaiono solo due degli attuali componenti del CdA. L’azionista ha precisato che l’azienda non avrà un amministratore delegato, anche se a Yvon Guerin resterà affidata la gestione operativa. I fondi azionisti, invece, hanno presentato una rosa di 4 nomi.
Secondo quanto scritto su Il Sole24Ore di mercoledì 26 marzo, gli azionisti di minoranza di Parmalat potrebbero chiedere la possibilità di esercitare il diritto di recesso, nel caso in cui fossero approvate le modifiche allo statuto della società.
Parmalat ha comunicato che, in seguito al procedimento di accreditamento delle azioni e dei warrant ai creditori del gruppo di Collecchio, il capitale sociale è cresciuto da 1.824.401.241 azioni a 1.825.562.281 azioni. L'aumento è dovuto all'esercizio di 1.161.040 warrant. La modifica è datata 26 marzo 2014.

WIND
MF di giovedì 27 marzo ha riportato la notizia che Vimpelcom punta a rivedere la struttura del debito di Wind. La società russa inietterà nuove risorse nella compagnia telefonica per 500 milioni di euro e rifinanzierà parte dell’indebitamento fino a un ammontare di 800 milioni, ottenendo importanti risparmio sui costi relativi agli interessi. Inoltre, Wind starebbe valutando la possibilità di cedere le torri di trasmissione, operazione che garantirebbe nuove risorse finanziarie per la compagnia telefonica. Intanto, l’agenzia Moody’s ha messo sotto osservazione il rating sul debito a lungo termine di Wind per un possibile peggioramento.

GENERAL MOTORS
La Repubblica di domenica 23 marzo ha scritto che la situazione di General Motors potrebbe tornare a farsi critica. Il colosso automobilistico statunitense è accusato di aver nascosto alcuni gravi difetti di fabbricazione, risalenti anche al 2001, che hanno provocato incidenti mortali. Inoltre, secondo il quotidiano, sarebbe in corso un’indagine federale sulla possibile frode commessa nel corso della bancarotta. Di conseguenza, se questa seconda accusa venisse dimostrata, General Motors potrebbe anche fronteggiare gli azionisti e i creditori della società, che non erano a conoscenza delle responsabilità legali da questi fatti. Inoltre, La Repubblica non esclude che quest’inchiesta federale possa portare a una class action degli azionisti e degli obbligazionisti, nel caso in cui venisse provato che il management fosse stato a conoscenza dei difetti di fabbricazione quando iniziò la procedura di fallimento nel 2009.


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