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La sentenza sul crack Cirio

I giudici hanno condannato a 9 anni l’ex numero uno del gruppo alimentare, Sergio Cragnotti, e a 4 anni, l’ex banchiere Cesare Geronzi. Pene inferiori alle attese

di Edoardo Fagnani 8 lug 2011 ore 14:01

Cirio
I principali quotidiani di martedì 5 luglio hanno dato ampio risalto alla sentenza di primo grado del tribunale di Roma sul crack Cirio. I giudici hanno condannato a 9 anni l’ex numero uno del gruppo alimentare, Sergio Cragnotti, e a 4 anni, l’ex banchiere Cesare Geronzi. Tuttavia, le pene sono state inferiori alle richieste del pubblico ministero, tanto che la moglie di Sergio Cragnotti e l’ex numero uno della Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, sono stati assolti. l quotidiani hanno ricordato che Unicredit e tutti gli imputati condannati dovranno versare a titoli di provvisionale 200 milioni di euro all’amministrazione straordinaria di Cirio.
Il Sole 24 Ore di mercoledì 6 luglio ha scritto che Unicredit è pronta a presentare ricorso contro la provvisionale da 200 milioni di euro. L’istituto ritiene che l’importo sia troppo elevato.
Secondo quanto scritto su Il Sole 24 Ore di sabato 2 luglio sarebbe sfumata la transazione tra Unicredit e l’amministrazione straordinaria di Cirio. Il comitato di vigilanza avrebbe ritenuto insufficiente la cifra di 150 milioni di euro per coprire le richieste di risarcimento dell’amministrazione della società alimentare e dei risparmiatori.

Parmalat
Il Sole 24 Ore di martedì 5 luglio ha segnalato che i warrant per sottoscrivere nuove azioni Parmalat, assegnati agli investitori coinvolti nel crack del gruppo di Collecchio, stanno perdendo valore, in quanto sono stati esclusi dall’OPA lanciata da Lactalis. Il quotidiano finanziario ha segnalato che i warrant sono congelati fino allo stacco del dividendo del 18 luglio.
Il Tribunale di Milano ha parzialmente accolto le richieste formulate da Parmalat nei confronti di “The MCGraw - Hill Companies” (Standard&Poor's), condannando quest'ultima alla restituzione dei corrispettivi percepiti per il rating "investment grade" costantemente attribuito al gruppo di Collecchio dal novembre 2000 fino a poco prima del dissesto nel 2003. S&P dovrà restituire 784mila euro e rifondere le spese legali. Tuttavia, la società che controlla l’agenzia di rating non dovrà procedere a pagare il risarcimento miliardario richiesto da Parmalat.
La Cassa Depositi e Prestiti ha smentito le indiscrezioni relative al possibile ingresso nel capitale di Parmalat con una quota di minoranza.
Il Sole 24 Ore di giovedì 7 luglio ha scritto che IntesaSanapolo ha conferito 42,37 milioni di azioni del gruppo di Collecchio, pari al 2,438% del capitale, all’OPA lanciata da Lactalis. Secondo il quotidiano finanziario, anche i fondi di investimento presenti nel capitale di Parmalat sarebbero pronti ad aderire all’OPA.
Borsa Italiana ha comunicato che, nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto lanciata da Lactalis su Parmalat, fino a giovedì 7 luglio erano state portate in adesione 366.407.808 azioni, pari al 29,22% dell’ammontare dei titoli oggetto dell’offerta.

Risparmio tradito
Il settimanale Il Mondo, rispondendo alla richiesta di un lettore, ha segnalato che il fondo istituito per risarcire le vittime dei crack finanziari ha perso la sua funzione originaria. Di conseguenza, il settimanale consiglia di abbandonare le speranze di ricevere rimborsi utilizzando questa possibilità.

Alitalia
Il settimanale Il Mondo, rispondendo alla richiesta di un lettore, ha ribadito che gli ex azionisti di Alitalia non avranno alcun rimborso dell’investimento originario. Il settimanale ha ricordato che i risparmiatori potevano sfruttare l’offerta proposta dal Tesoro nel 2009, che riconosceva 0,2722 euro ogni azioni posseduta. Secondo il Mondo, se il cliente della banca non è stato avvisato di questa possibilità, lo stesso può richiedere un risarcimento all’istituto, eventualmente rivolgendosi all’Ombudsman bancario.



Lehman Brothers
Il Sole 24 Ore di domenica 3 luglio ha scritto che potrebbe essere arrivata la svolta definitiva in merito alla questione dei rimborsi ai creditori di Lehman Brothers. Il quotidiano ha evidenziato che a novembre dovrebbe arrivare il voto al piano presentato dall’amministratore Alvarez&Marsal, in modo che dal primo trimestre del 2012 potrà scattare la prima tranche di rimborsi. Il Sole 24 Ore ha ricordato che sono 50mila gli obbligazionisti italiani coinvolti nel crack di Lehman Brothers. Per loro si prospetta un rimborso pari al 27% del valore iniziale dell’investimento.

General Motors – Ford
Le principali case automobilistiche statunitensi hanno comunicato i dati sulle vendite di auto a giugno negli Stati Uniti. General Motors ha registrato un incremento delle vendite del 10,2%, con oltre 215mila veicoli messi sul mercato, rispetto alle 195.380 unità dello stesso mese del 2010. È andata meglio a Ford, che ha registrato un incremento delle vendite del 13,6% a oltre 194mila unità.
Morgan Stanley ha deciso di alzare il giudizio su General Motors a "attraente" dal precedente "neutrale". Secondo i suoi analisti quello di General Motors è uno dei migliori titoli automobilistici.

Piaggio
Secondo i dati diffusi da Confindustria Ancma a giugno la quota di mercato della società motociclistica in Italia ha raggiunto il 31,4%, in forte aumento rispetto al 29,1% dello stesso mese dello scorso anno.

Barilla
MF di martedì 5 luglio ha scritto che Barilla starebbe rifinanziando alcune linee di credito in scadenza nel 2012, per un ammontare di un miliardo di euro. La società alimentare avrebbe deciso di procedere con questa operazione sfruttando il momento favorevole del mercato.



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