La crescita del Pil cinese più forte del Covid. Il 2020 chiude a +2,3% (La Repubblica)
di Redazione Lapenna del Web 19 gen 2021 ore 07:30 Le news sul tuo SmartphoneÈ il numero più basso dal 1976, eppure la Cina è riuscita a chiudere il 2020 - l'anno del Covid19 - con una crescita economia e un PIL a +2,3%. Si tratta di una prova di estrema solidità: così la descrive Filippo Santelli di La Repubblica. La Cina è stata così l'unica delle grandi economie a chiudere con un valore positivo.
Dopo essere stata la prima a contenere il virus, ha riacceso immediatamente il sistema produttivo anche grazie ad un massiccio stimolo fiscale. Dopo un primo trimestre da -6,8%, è avvenuto il recupero. Tra i mesi di ottobre e dicembre il PIL è salito del 6,5%.
Ma cosa c'è alla base di queste dinamiche? A primavera, il governo ha dato alle province facoltà di emettere debito, con cui investire in infrastrutture. Ne ha beneficiato soprattutto l'industria, con un 2020 da record sulla produzione di acciaio. L'altro motore, classico, è l'export di mascherine, macchinari sanitari, elettronica. Il Dragone ha così dato prova della sua centralità nel sistema produttivo globale, e inizia il 2021 sotto i migliori auspici. Le ombre arrivano in ottica di medio periodo: secondo l'articolo de La Repubblica "le leve azionate nel momento del massimo bisogno sono la parte meno efficiente di un'economia la cui produttività ristagna da tempo, e i consumi sono più lenti della produzione stessa". Questo potrebbe rallentare il processo di modernizzazione industriale del modello cinese, da fabbriche low cost a nuovo paradigma di innovazione.
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