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La BCE sorprende i mercati e segnala tassi fermi a oltranza

La BCE ha tagliato di 25 punti base il refi a 0,25% e il tasso di rifinanziamento marginale a 0,75%. Il tasso sui depositi è invariato a 0,0%

di Redazione Soldionline 8 nov 2013 ore 10:10

Articolo a cura di Intesa Sanpaolo S.p.A

La BCE ha tagliato di 25 punti base il refi a 0,25% e il tasso di rifinanziamento marginale a 0,75%. Il tasso sui depositi è invariato a 0,0%. La BCE inoltre ha esteso fino al 7 luglio 2015 l’assegnazione piena sulle aste di rifinanziamento principale e sulle aste di rifinanziamento a un mese e tre mesi. Le operazioni a un mese saranno regolate al tasso vigente sulle operazioni di rifinanziamento marginale nel mese, mentre quelle a tre mesi saranno regolate al tasso di rifinanziamento prevalente in media durante la vita dell’operazione. Molti avevano ipotizzato che la BCE potesse annunciare operazioni a tre mesi (o a più lungo termine) ad un tasso fisso e non più variabile in modo da imprimere una spinta sui tassi di mercato monetario. La BCE ha inoltre confermato la forward guidance e l’orientamento ribassista sui tassi ufficiali. Durante la conferenza stampa Draghi ha specificato che tutti i Membri del Consiglio erano d’accordo sull’intervenire per modificare l’orientamento della politica monetaria ma non tutti erano a favore di un taglio già a novembre. Altresì, la decisione di confermare la forward guidance è stata unanime.

La decisione di intervenire è motivata dalla sorpresa verso il basso sull’inflazione ad ottobre (a 0,7% da un precedente 1,1% mentre la media degli analisti si attendeva una lettura invariata) e dall’aspettativa che l’inflazione rimarrà bassa, significativamente al di sotto del 2%, per un periodo “prolungato” di tempo. La BCE qualificherà il periodo prolungato con le stime di dicembre. Ci aspettiamo che le nuove previsioni per il 2015 mostrino l’inflazione area euro all’1,3% / 1,4%. Non è escluso inoltre che la BCE riveda le stime per il 2014 al di sotto dell’1,3%. La BCE valuta che il rallentamento dell’inflazione sia diffuso a tutta l’area e interessi più categorie di spesa: servizi, alimentari, energia e beni industriali non energetici.

Si noti che Draghi ha chiaramente detto che il tasso di cambio non è stato un elemento di discussione questo mese anche se ha ripetuto il mantra “che rimane uno dei fattori di rischio di cui la BCE tiene conto nella valutazione dello scenario macro”.


La BCE ha indicato che l’orientamento ribassista sui tassi si giustifica anche dopo le decisioni prese alla riunione del 7 novembre e nonostante le attese di inflazione di medio periodo siano saldamente ancorate. L’obiettivo della BCE è difatti di un’inflazione al di sotto ma vicina al 2% e tale obiettivo è stato fissato tenendo conto del fatto che con un’inflazione vicina a zero il processo di convergenza all’interno della zona euro sarebbe stato più difficile e che l’efficacia della politica monetaria si riduce.

I mercati e larga parte degli analisti sono stati colti di sorpresa dal momento che dopo la sorpresa sull’inflazione di ottobre solo tre su settanta analisti intervistati si attendevano un taglio già questo mese.Draghi ha inoltre argomentato che una lettura più attenta della formulazione della forward guidance di ottobre avrebbe consentito di anticipare un taglio dei tassi. La guidance indicava tassi fermi sui livelli attuali nel caso in cui la valutazione di inflazione bassa per un periodo esteso di tempo fosse rimasta invariata, ma la valutazione, sostiene Draghi, è cambiata, dunque un taglio dei tassi poteva essere anticipato.

Draghi inoltre ha indicato che la comunicazione della BCE è stata efficace nel ridurre l’eccessiva volatilità dell’EONIA. Draghi si aspetta che dopo il taglio di novembre la volatilità si ridurrà ulteriormente dal momento che l’ampiezza del corridoio si è ridotta ed è asimmetrico. Draghi ha indicato che la BCE non ha finito le ammonizioni e che il refi potrebbe scendere ancora nonché non può escludersi un taglio del tasso sui depositi. Draghi ha confermato l’apertura a nuove operazioni di rifinanziamento ma anche sottolineato che per il momento il calo dell’eccesso di riserve a 185 miliardi di euro non ha avuto ripercussioni sulle condizioni di mercato monetario e questo perché le condizioni di mercato sono divenute più normali. Draghi ha evidenziato che l’ultima indagine sul credito segnalava che il costo della raccolta e le difficoltà di accesso al mercato non rappresentavano più un fattore che incide sulla decisione di rendere più restrittive le condizioni al credito nella media area euro. Al momento quindi Draghi non vede l’urgenza di annunciare operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.

Pensiamo che a meno di chiari segnali di ulteriore calo dell’inflazione i tassi di policy rimarranno fermi nei prossimi mesi. Sul fronte delle misure non convenzionali rimaniamo dell’idea che la BCE potrebbe annunciare una data per un’altra operazione a più lungo termine probabilmente annuale per dicembre o nel primo trimestre del 2014.

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