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L’equilibrismo di Bernanke

Il 17 luglio il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha parlato di fronte al Congresso, un incontro che periodicamente offre ai legislatori l’opportunità di dialogare con la Banca Centrale

di Redazione Soldionline 19 lug 2013 ore 11:21
A cura di MoneyFarm

Il 17 luglio il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha parlato di fronte al Congresso, un incontro che periodicamente offre ai legislatori l’opportunità di dialogare con la Banca Centrale in merito alle scelte di politica monetaria. E’ la politica (il presidente degli Stati Uniti) a nominare il banchiere centrale, che poi opera indipendentemente all’interno del suo mandato. Periodicamente però il banchiere deve rendicontare la sua attività e questa è un’ottima occasione anche per gli operatori di mercato.
L’intervento è stato incentrato sullo stato di salute dell’economia americana, su quanto è solida la ripresa in corso e soprattutto su quali sono le intenzioni della Fed in relazione al quantitative easing.

In maggio Bernanke aveva chiaramente detto che una riduzione (“tapering”) del Quantitative Easing era necessaria. Non aveva parlato di restrizione monetaria (“tightening”), ma solo di una riduzione dello stimolo. Questo è bastato comunque per causare un netto aumento dei tassi di interesse a lunga scadenza in tutto il mondo e un brusco arresto dei mercati azionari (emergenti in particolare).
Da giugno le parole di Bernanke sono andate in direzione opposta, cercando di tranquillizzare i mercati ancora troppo sensibili al sostegno della banca centrale.
L’intervento di fronte al Congresso è ancora andato in questa direzione. Bernanke ha sottolineato che la ripresa del mercato del lavoro è positiva ma che molta strada resta da fare. Ha sottolineato che riforme e iniziative sul fronte fiscale sono ancora necessarie per garantire nel lungo periodo una sostenibilità della ripresa.

Soprattutto ha specificato che la Fed non può garantire di riuscire a prevenire bolle sui mercati. Questo è un argomento controverso, poichè l’impatto del quantitative easing sui mercati è positivo nel breve ma non è detto che sia “sano” nel medio lungo periodo: molto è stato detto in merito al ruolo della Fed e dei tassi bassi nel boom azionario degli anni ’90 (ex-post rivelatosi una bolla speculativa).
L’intervento di Bernanke ha quindi tranquillizzato ulteriormente i mercati, ma ha confermato ancora una volta che l’uscita da un’epoca di politiche monetarie super-espansive e sperimentali non sarà facile e richiederà un equilibrismo (almeno dal punto di vista comunicativo) non indifferente.


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