Inps: +25% le assunzioni 2021, +40% gli stagionali ma +15% a tempo indeterminato
Aumentano cessazioni, + 19% contratti indeterminati +27% contratti in apprendistato
di Redazione Soldionline 17 mar 2022 ore 16:39A cura di LABITALIA
Sono aumentate del 25% le assunzioni di lavoro private nel corso del 2021 sotto la spinta della "marcata crescita" partita a marzo dello scorso anno: 7.168.000 per l'esattezza i posti di lavoro attivati che al netto delle 6.476.000 cessazioni, che aumentano del 12% sul 2020, porta il saldo a 692mila assunzioni. E' quanto rileva l'Inps nella sua nota di aggiornamento. La crescita ha interessato mediamente tutte le tipologie contrattuali anche se risulta più accentuata per le assunzioni stagionali che registra il +40% e del +30% per i contratti di apprendistato, di somministrazione e intermittenti (+30%). Per gli altri tipi di contratto invece i numeri sono "più contenuti": +22% tempo determinato e +15% le assunzioni a tempo indeterminato.
Ad assumere soprattutto le imprese maggiori quelle con oltre 99 dipendenti che hanno registrato il +32% mentre al 28% quelle da 16 a 99 dipendenti. Non restano però escluse dal miglioramento dell'occupazione le piccole imprese, quelle under 15 hanno totalizzato il +18%. L'occupazione è stata essenzialmente, il 31%, a tempo pieno rispetto a quanto registrato nel 2020. Frenano leggermente però le trasformazioni da tempo determinato a stabili che nel 2021 sono risultate 518.000, il -7% sul 2020 mentre aumentato del +19% le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo, pari a 109.000.
In aumento, come detto, anche le cessazioni del +12% pari al dicembre 2021 a 6.476.000. E se sono state sostanzialmente stabili quelle relative ai contratti intermittenti, sono in decisa salita le cessazioni in tutte le altre tipologie: +4% per i contratti a tempo determinato, +17% per i contratti stagionali, +19% per i contratti a tempo indeterminato, +26% contratti in somministrazione e +27% contratti in apprendistato . Quanto alla fine del blocco dei licenziamenti, scaduto dal 1 luglio scorso per i comparti industriali, ad esclusione del tessile-abbigliamento-calzature, non pare che si sia determinata per l'Insp alcuna valanga di licenziamenti come paventato da alcuni osservatori: "nel mese di luglio 2021 nell’industria, escluso il settore Tac, il numero di licenziamenti registrati si è significativamente avvicinato al livello del 2019 (da un rapporto, per i mesi precedenti, attorno al 20-30% si è saliti all’80%) ma non l’ha comunque raggiunto e nei successivi mesi non si è verificato un ulteriore avvicinamento", si legge. Per il Tac e i Servizi si è registrato un movimento analogo: nel mese successivo alla fine del blocco, novembre, il livello dei licenziamenti si è avvicinato a quello del 2019, ripiegando poi nel mese successivo.
Tornando al dato delle assunzioni al netto delle cessazioni che fissa in +692mila i posti di lavoro rispetto al 2020, il "saldo positivo", annota ancora l'Inps si è registrati in tutte le tipologie contrattuali. In particolare, per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari a 119.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione complessiva è pari a 573.000 unità, con un ruolo rilevante dei rapporti a termine. Confrontando la situazione a dicembre 2021 con dicembre 2019 (pre-pandemia) l'Inps annota un saldo decisamente positivo per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (+385.000: si sommano risultati positivi sia per la prima che la seconda annualità considerata); anche per l’insieme delle altre tipologie contrattuali a livello biennale il saldo risulta marcatamente positivo (+283.000) grazie all’ampio recupero delle perdite che erano state registrate nel 2020.
Anche a livello biennale si registrano saldi positivi per tutte le regioni. Una significativa differenza emerge a proposito dei contratti diversi dal tempo indeterminato, per i quali in tutte le regioni del Centro-Nord tra dicembre 2020 e dicembre 2019 si erano registrati saldi fortemente negativi, poi recuperati nel 2021. Su base biennale particolarmente rilevante risulta la crescita dei contratti diversi dal tempo indeterminato osservata in Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Puglia. Per quel che riguarda i settori il maggior contributo alla crescita, rispetto ai livelli pre-pandemici, è fornito dal settore delle costruzioni (+191.000 posizioni rispetto a dicembre 2019); seguono terziario professionale (+136.000), commercio (+96.000) e fornitura di personale (+95.000). Variazioni negative sono evidenziate per il comparto finanza-assicurazioni (-9.900, a causa della contrazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato), per il tessile-abbigliamento-calzature (-7.600), alberghiero-ristorazione (-6.300), e per le attività di intrattenimento e culturali (-6.100): in questi ultimi due comparti il ridimensionamento è dovuto alla contrazione delle posizioni di lavoro a tempo determinato.
In via di progressivo riassorbimento, infine, accanto alla crescita dei rapporti di lavoro, il processo Cassa integrazione: a marzo i lavoratori in Cig (esclusa la Cig straordinaria) risultavano ancora poco meno di 2 milioni con una media mensile pro capite di 75 ore; a dicembre 2021 risultavano pari a circa 420.000 unità con una media di 63 ore mensili pro-capite.