Indizi premonitori dei guai della Costa Crociere
Costa Crociere è incorsa in un secondo grave incidente di navigazione nel giro di poche settimane. I fatti ci inducono a ragionare sul concetto di qualità dei processi organizzativi interni
di Redazione Soldionline 29 feb 2012 ore 10:43
Articolo a cura di Paolo Sassetti (paolo_sassetti@yahoo.it)
Costa Crociere è incorsa in un secondo grave incidente di navigazione nel giro di poche settimane. Anche questa volta, come in quella precedente, la Compagnia ha ricordato che la Costa Allegra, come pure la Costa Concordia, aveva superato test e certificazioni. La Costa Concordia, ad esempio, aveva superato le prove di emergenza di abbandono-nave. Il problema che è quelle prove erano simulate e condotte in condizioni artificiali. Come è andata nella realtà si visto. La pratica degli “inchini”, poi, era vista come spot commerciali ….
Esistono indizi che una società non curi la qualità dei propri processi organizzativi interni?
Si, esiste e si verifica – ma è solo un esempio – quando i dirigenti non rispondono agli stimoli di proposte di miglioramento della qualità.
Prima dei due incidenti avevo scritto per ben due volte al presidente di Costa Crociere Pierluigi Foschi, proponendogli di esaminare ed adottare in comodato gratuito su una sua nave un sistema per l’abbattimento dei fumi.
Di solito, se una proposta non interessa, si fa scrivere dalla segretaria una formale ma educata lettera di circostanza. Dalla Costa Crociere neppure quella. Ma una Compagnia che non risponde neppure negativamente ad una ripetuta proposta per il miglioramento delle emissioni delle sue navi, che idea coltiva della “qualità totale” in azienda?
Così, ho scritto al Presidente statunitense della Carnival, che controlla la Costa Crociere.
Quello, invece, mi ha risposto, credo perché negli USA è radicata l’idea che le innovazioni organizzative, tecnologiche possono generarsi nelle maniere più disparate ed imprevedibili.
Ma il Presidente della Carnival mi ha rinviato ad un dirigente italiano della Carnival Shipbuilding di Genova. Il quale, purtroppo, ha insabbiato tutto (perché italiano?).
In sostanza, guardate la differenza di stile. Il Presidente italiano non risponde neppure a due sollecitazioni, ma quello statunitense che gli sta sopra, si. Il secondo ha una certa idea “esplorativa” della “qualità totale” che una azienda deve perseguire, il primo non ha neppure l’educazione di far rispondere che non è interessato.
Se poi le navi della Costa Crociera vanno a picco è perché, evidentemente, la stessa superficialità e “mancanza di curiosità” viene applicata dappertutto. Ci si attiene a certificazioni formali di conformità per pararsi il culo se qualcosa va storto ma, poi, l’organizzazione fa andare qualcosa storto per forza se gli ufficiali (comandante, secondo e terzo ufficiale) scendono sulle scialuppe prima dei passeggeri, in barba alle certificazioni.
Il caso Costa deve indurre ad un riflessione sull’organizzazione aziendale di molte aziende italiane. I loro manager dovrebbero fare qualche stage negli USA...
Costa Crociere è incorsa in un secondo grave incidente di navigazione nel giro di poche settimane. Anche questa volta, come in quella precedente, la Compagnia ha ricordato che la Costa Allegra, come pure la Costa Concordia, aveva superato test e certificazioni. La Costa Concordia, ad esempio, aveva superato le prove di emergenza di abbandono-nave. Il problema che è quelle prove erano simulate e condotte in condizioni artificiali. Come è andata nella realtà si visto. La pratica degli “inchini”, poi, era vista come spot commerciali ….
Esistono indizi che una società non curi la qualità dei propri processi organizzativi interni?
Si, esiste e si verifica – ma è solo un esempio – quando i dirigenti non rispondono agli stimoli di proposte di miglioramento della qualità.
Prima dei due incidenti avevo scritto per ben due volte al presidente di Costa Crociere Pierluigi Foschi, proponendogli di esaminare ed adottare in comodato gratuito su una sua nave un sistema per l’abbattimento dei fumi.
Di solito, se una proposta non interessa, si fa scrivere dalla segretaria una formale ma educata lettera di circostanza. Dalla Costa Crociere neppure quella. Ma una Compagnia che non risponde neppure negativamente ad una ripetuta proposta per il miglioramento delle emissioni delle sue navi, che idea coltiva della “qualità totale” in azienda?
Così, ho scritto al Presidente statunitense della Carnival, che controlla la Costa Crociere.
Quello, invece, mi ha risposto, credo perché negli USA è radicata l’idea che le innovazioni organizzative, tecnologiche possono generarsi nelle maniere più disparate ed imprevedibili.
Ma il Presidente della Carnival mi ha rinviato ad un dirigente italiano della Carnival Shipbuilding di Genova. Il quale, purtroppo, ha insabbiato tutto (perché italiano?).
In sostanza, guardate la differenza di stile. Il Presidente italiano non risponde neppure a due sollecitazioni, ma quello statunitense che gli sta sopra, si. Il secondo ha una certa idea “esplorativa” della “qualità totale” che una azienda deve perseguire, il primo non ha neppure l’educazione di far rispondere che non è interessato.
Se poi le navi della Costa Crociera vanno a picco è perché, evidentemente, la stessa superficialità e “mancanza di curiosità” viene applicata dappertutto. Ci si attiene a certificazioni formali di conformità per pararsi il culo se qualcosa va storto ma, poi, l’organizzazione fa andare qualcosa storto per forza se gli ufficiali (comandante, secondo e terzo ufficiale) scendono sulle scialuppe prima dei passeggeri, in barba alle certificazioni.
Il caso Costa deve indurre ad un riflessione sull’organizzazione aziendale di molte aziende italiane. I loro manager dovrebbero fare qualche stage negli USA...