Il boom economico della Germania
C’è una luce nel buio della crisi del debito sovrano di vari Paesi europei. L’economia più grande d’Europa, la Germania, sta vivendo un boom
di Redazione Soldionline 1 ago 2011 ore 11:54
di Anthony Doyle, team fixed income di M&G Investments
C’è una luce nel buio della crisi del debito sovrano di vari Paesi europei. L’economia più grande d’Europa, la Germania, sta vivendo un boom. Da giugno 2009, l’Ufficio Statistico Federale tedesco ha avuto il piacere di rendere noto ai mercati finanziari che il tasso di disoccupazione tedesco è sceso. Il 28 luglio abbiamo ricevuto un’ulteriore conferma della solidità del mercato del lavoro tedesco, con la notifica che il tasso di disoccupazione è rimasto in Germania al minimo storico del 7,0%. Questo equivale a una diminuzione del numero dei disoccupati pari a 11.000 nel mese di luglio. In totale in Germania sono stati creati circa 550.000 posti di lavoro dal giugno 2009. Conseguentemente, la fiducia dei consumatori tedeschi è vicina ai suoi massimi storici.
Molte sono le ragioni dietro questa performance stellare del mercato del lavoro tedesco. L’economia tedesca è cresciuta a 1,5% nel primo trimestre del 2011, corrispondente al 4,9% rispetto all’anno. Molto importante il fatto che i numeri della crescita sono stati sostenuti da una forte domanda domestica. Inizialmente, il deprezzamento dell’euro causato dalle preoccupazioni relative ai Paesi dell’Europa periferica ha posto le basi per un’impennata delle esportazioni tedesche. Oggi, la base di crescita si è ampliata, con i consumi e gli investimenti nazionali sempre più a sostegno della crescita. Dal nostro punto di vista se non ci fosse l’euro il marco tedesco sarebbe la più forte moneta al mondo. Gli svizzeri stanno vivendo questo fenomeno attraverso il forte apprezzamento del franco svizzero che si è avuto di recente. Tra le valute, è il franco svizzero il nuovo porto sicuro?
Certo, il PIL è un indicatore basato sul passato: è importante valutare anche ciò che ci stanno dicendo gli indicatori che guardano al futuro. Le indagini sulle aziende tedesche sono un buon punto di partenza. Nonostante le attuali condizioni avverse, gli indici relativi alle vendite e alla produzione (PMIs – Purchasing and Manufacturing Indices) della Germania, sia per il settore manifatturiero sia dei servizi, continuano a suggerire che la crescita dell’economia tedesca è continuata nel secondo trimestre del 2011. Non si tratta della crescita stellare vista all’inizio dell’anno, ma un tasso di crescita intorno allo 0,5% nel secondo trimestre non è male se si considerano i timori generati dalla Grecia. A dispetto delle preoccupazioni, l’indice IFO relativo al clima aziendale e alle aspettative suggeriscono che c’è serenità tra le imprese tedesche. Le aziende teutoniche ci stanno dicendo che stanno pianificando investimenti e spese in conto capitale per i prossimi dodici mesi come indicato dall’indagine dell’azienda tedesca DIHK. Di conseguenza, non è irragionevole aspettarsi che il mercato del lavoro continuerà a migliorare in Germania in quanto le aziende sembrano investire in progetti profittevoli.
In un certo senso, la crescita della Germania è direttamente collegata ai guai dei Paesi periferici. L’euro è oggi troppo debole per la Germania, e ciò implica che l’economia tedesca è fortemente competitiva, si trova in una fase di boom e la sua inflazione ha iniziato ad accelerare. Per questo motivo la BCE ha iniziato a rivedere al rialzo i tassi di interesse e potrebbe incrementarli ancora prima della fine dell’anno. Ma il rovescio della medaglia della crescita tedesca è lo scarsissimo tasso di crescita in tutto il sud Europa, causato dall’euro davvero troppo forte per queste economie assolutamente poco competitive. Fernanda Nechio, economista alla Federal Reserve Bank di San Francisco, dà una stima dei tassi di interesse basata sull’analisi della regola di Taylor per l’Europa periferica e l’Europa centrale. La sua analisi suggerisce un tasso di riferimento della BCE di circa il 3% per i Paesi dell’Europa più forti, e di circa il -3% per l’Europa periferica. Da un lato, la BCE sta rialzando i tassi di interesse per restringere la politica monetaria per le nazioni più solide dell’Europa, e dall’altro sta mantenendo una politica monetaria morbida mantenendo accordi sulla liquidità per le banche dei deboli Paesi periferici.
Alcuni potrebbero dire che le gioie economiche della Germania siano il risultato del funerale delle economie dell’Europa periferica. I salvataggi verso il sud Europa da parte della Germania sono la moneta di scambio per i risultati di crescita positiva e più alti standard di vita. Il salvataggio dell’Europa periferica è quasi come una tassa che finora è stata procrastinata. Citando Dolly Parton: “Germania, se vuoi l’arcobaleno, devi avere qualche volta a che fare con la pioggia”.
C’è una luce nel buio della crisi del debito sovrano di vari Paesi europei. L’economia più grande d’Europa, la Germania, sta vivendo un boom. Da giugno 2009, l’Ufficio Statistico Federale tedesco ha avuto il piacere di rendere noto ai mercati finanziari che il tasso di disoccupazione tedesco è sceso. Il 28 luglio abbiamo ricevuto un’ulteriore conferma della solidità del mercato del lavoro tedesco, con la notifica che il tasso di disoccupazione è rimasto in Germania al minimo storico del 7,0%. Questo equivale a una diminuzione del numero dei disoccupati pari a 11.000 nel mese di luglio. In totale in Germania sono stati creati circa 550.000 posti di lavoro dal giugno 2009. Conseguentemente, la fiducia dei consumatori tedeschi è vicina ai suoi massimi storici.
Molte sono le ragioni dietro questa performance stellare del mercato del lavoro tedesco. L’economia tedesca è cresciuta a 1,5% nel primo trimestre del 2011, corrispondente al 4,9% rispetto all’anno. Molto importante il fatto che i numeri della crescita sono stati sostenuti da una forte domanda domestica. Inizialmente, il deprezzamento dell’euro causato dalle preoccupazioni relative ai Paesi dell’Europa periferica ha posto le basi per un’impennata delle esportazioni tedesche. Oggi, la base di crescita si è ampliata, con i consumi e gli investimenti nazionali sempre più a sostegno della crescita. Dal nostro punto di vista se non ci fosse l’euro il marco tedesco sarebbe la più forte moneta al mondo. Gli svizzeri stanno vivendo questo fenomeno attraverso il forte apprezzamento del franco svizzero che si è avuto di recente. Tra le valute, è il franco svizzero il nuovo porto sicuro?
Certo, il PIL è un indicatore basato sul passato: è importante valutare anche ciò che ci stanno dicendo gli indicatori che guardano al futuro. Le indagini sulle aziende tedesche sono un buon punto di partenza. Nonostante le attuali condizioni avverse, gli indici relativi alle vendite e alla produzione (PMIs – Purchasing and Manufacturing Indices) della Germania, sia per il settore manifatturiero sia dei servizi, continuano a suggerire che la crescita dell’economia tedesca è continuata nel secondo trimestre del 2011. Non si tratta della crescita stellare vista all’inizio dell’anno, ma un tasso di crescita intorno allo 0,5% nel secondo trimestre non è male se si considerano i timori generati dalla Grecia. A dispetto delle preoccupazioni, l’indice IFO relativo al clima aziendale e alle aspettative suggeriscono che c’è serenità tra le imprese tedesche. Le aziende teutoniche ci stanno dicendo che stanno pianificando investimenti e spese in conto capitale per i prossimi dodici mesi come indicato dall’indagine dell’azienda tedesca DIHK. Di conseguenza, non è irragionevole aspettarsi che il mercato del lavoro continuerà a migliorare in Germania in quanto le aziende sembrano investire in progetti profittevoli.
In un certo senso, la crescita della Germania è direttamente collegata ai guai dei Paesi periferici. L’euro è oggi troppo debole per la Germania, e ciò implica che l’economia tedesca è fortemente competitiva, si trova in una fase di boom e la sua inflazione ha iniziato ad accelerare. Per questo motivo la BCE ha iniziato a rivedere al rialzo i tassi di interesse e potrebbe incrementarli ancora prima della fine dell’anno. Ma il rovescio della medaglia della crescita tedesca è lo scarsissimo tasso di crescita in tutto il sud Europa, causato dall’euro davvero troppo forte per queste economie assolutamente poco competitive. Fernanda Nechio, economista alla Federal Reserve Bank di San Francisco, dà una stima dei tassi di interesse basata sull’analisi della regola di Taylor per l’Europa periferica e l’Europa centrale. La sua analisi suggerisce un tasso di riferimento della BCE di circa il 3% per i Paesi dell’Europa più forti, e di circa il -3% per l’Europa periferica. Da un lato, la BCE sta rialzando i tassi di interesse per restringere la politica monetaria per le nazioni più solide dell’Europa, e dall’altro sta mantenendo una politica monetaria morbida mantenendo accordi sulla liquidità per le banche dei deboli Paesi periferici.
Alcuni potrebbero dire che le gioie economiche della Germania siano il risultato del funerale delle economie dell’Europa periferica. I salvataggi verso il sud Europa da parte della Germania sono la moneta di scambio per i risultati di crescita positiva e più alti standard di vita. Il salvataggio dell’Europa periferica è quasi come una tassa che finora è stata procrastinata. Citando Dolly Parton: “Germania, se vuoi l’arcobaleno, devi avere qualche volta a che fare con la pioggia”.
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