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I maggiori pericoli? Dai tassi di interesse

di Mauro Introzzi 22 giu 2011 ore 09:05 Le news sul tuo Smartphone
Il rischio si presenta sotto svariate forme... ma gli investitori istituzionali pensano soprattutto ai tassi di interesse

I risultati dell’indagine RiskMonitor condotta da Allianz Global Investors

Per gli investitori istituzionali europei il rischio di tasso di interesse si colloca al primo posto nella classifica dei maggiori rischi previsti per i prossimi 12 mesi. Nel complesso, quasi il 70% percepisce i tassi di interesse come un rischio enorme o considerevole per il raggiungimento dei propri obiettivi di investimento. Il rischio attualmente rappresentato dal debito sovrano aggiunge alla questione un’ulteriore dimensione, infatti è giudicato considerevole o enorme dal 61% dei rispondenti.

Sono queste alcune delle conclusioni più importanti della prima indagine RiskMonitor condotta da Allianz Global Investors. In passato questi risultati avrebbero indicato la transizione verso i titoli azionari, tuttavia i rispondenti considerano come rischi rilevanti anche la volatilità dei mercati in generale e la possibilità di un crollo dei mercati azionari. “La varietà e le ripercussioni dei rischi finanziari e regolatori si sono moltiplicate con la crisi finanziaria - commenta Elizabeth Corley, Chief Executive Officer di AllianzGI Europe Holding GmbH - come dimostra anche il fatto che quasi la metà dei rispondenti considera rilevante il cosiddetto ‘tail risk’. Non solo gli investitori istituzionali si trovano ad affrontare una moltitudine di rischi diversi, ma il rischio viene ora percepito anche come un problema sistemico a causa delle maggiori interrelazioni possibili. In tale contesto è interessante notare la grande fiducia nella stabilità dell’euro”. Secondo l’indagine, il 76% degli investitori istituzionali in Europa ritiene che l’euro sopravviverà nelle circostanze attuali, mentre solo il 6% ha espresso parere opposto.

Il dilemma degli investitori

“I porti sicuri del passato non esistono più”, ha dichiarato un rappresentante di un fondo pensione austriaco che ha partecipato all’indagine RiskMonitor. Ciò nonostante, gli investitori istituzionali devono comunque raggiungere i propri obiettivi di investimento. “Anche se dal punto di vista delle valutazioni sarebbe intuitivamente facile orientarsi verso i titoli azionari europei, la percezione del rischio e il livello di tolleranza e di esposizione al rischio di ciascun investitore dipendono da molti fattori diversi, e hanno quindi un carattere prettamente individuale”, afferma Neil Dwane, Chief Investment Officer Europe di RCM, controllata del gruppo AllianzGI.
I mercati sono cambiati radicalmente dall’inizio della crisi finanziaria, e con essi la percezione del rischio, tanto da richiedere un nuovo modello di gestione del rischio stesso. “Dobbiamo passare da un modello statico orientato al passato e basato su una distribuzione normale a un modello di gestione del rischio dinamico e rivolto al futuro, che tenga esplicitamente conto di fatti empirici, quali ‘fat tails’ e il venir meno delle correlazioni. Le strategie attive e dinamiche di gestione del rischio che vanno oltre la pura e semplice diversificazione assumeranno un ruolo sempre più rilevante”, aggiunge Reinhold Hafner, Chief Executive Officer di risklab, controllata del gruppo AllianzGI.

I rischi regolatori hanno un peso minore

Alla domanda sui timori relativi alle questioni regolatorie e di governance gli investitori istituzionali hanno risposto con toni fiduciosi. La regolamentazione più severa o l’innalzamento dei requisiti di reporting figurano ai primi posti in questa categoria di rischi, ma sono considerati rilevanti rispettivamente solo dal 29% e dal 20% dei rispondenti. “L’indagine RiskMonitor indica che in Europa gli investitori istituzionali hanno fiducia nel quadro normativo in cui si trovano a operare e generalmente confidano nella propria capacità di affrontare le sfide di questo contesto”, afferma Elizabeth Corley, sottolineando che molte norme hanno un’influenza notevole sulle decisioni di investimento e che le autorità di regolamentazione sono progressivamente più inclini a valutare i rischi sistemici che potrebbero avere un impatto sui mercati.
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