Fidelity commenta il "Fiscal Cliff"
Secondo Richard Lewis, Direttore Investimenti - azionario globale, di Fidelity Worldwide Investment, il compromesso raggiunto appare deludente e molte decisioni sono state rimandate
di Edoardo Fagnani 7 gen 2013 ore 16:58
Commento di Richard Lewis, Direttore Investimenti - azionario globale, di Fidelity Worldwide Investment
“I Democratici e i Repubblicani hanno raggiunto negli Stati Uniti un compromesso sulla proroga degli sgravi fiscali approvati durante l’era Bush. I democratici volevano mantenere tali sgravi per il 98% della popolazione, i repubblicani si sono battuti per il 100%, e i due schieramenti si sono infine accordati sul 99%. Considerate le forti tensioni che hanno accompagnato le negoziazioni, il compromesso raggiunto appare deludente. I problemi inerenti il tetto massimo del debito pubblico degli USA e i tagli alla spesa sono stati rimandati, e dovranno essere affrontati in futuro; già fra poche settimane. Presto quindi l'acceso scontro fra i due partiti tornerà a occupare le prime pagine dei giornali. Dai mercati finanziari non giungono pressioni che inducano i politici a impegnarsi di più, a causa dell’espansione monetaria, senza precedenti, che continua a essere attuata dalla Federal Reserve. Poco prima di Natale la Fed aveva annunciato l’aumento delle misure di supporto, con un acquisto di asset che è passato da 40 a 85 miliardi di dollari al mese, fino a data da destinarsi. Così, l’aggiramento del fiscal cliff e la prosecuzione dell’allentamento monetario hanno favorito un rally azionario negli Stati Uniti. È possibile che non si registreranno progressi realmente significativi sul fronte fiscale finché una grave debolezza del dollaro statunitense non costringerà le forze politiche di Washington a impegnarsi per raggiungere soluzioni stabili e durature”.
Commento di Adrian Brass, Gestore FF America Fund di Fidelity Worldwide Investment
“I mercati hanno reagito positivamente al fatto che Democratici e Repubblicani sono riusciti in extremis a promulgare una legge per evitare il fiscal cliff. Il provvedimento è tuttavia un compromesso, che procrastina di qualche mese la soluzione delle questioni più sostanziali e politicamente controverse. Pur avendo bloccato la maggior parte degli aumenti delle tasse che erano previsti per il 1° gennaio, attraverso l'innalzamento delle aliquote ai contribuenti ad alto reddito, gli inevitabili tagli alla spesa pubblica sono stati solamente rimandati. Al contempo, la legislazione introduce il più alto aumento delle imposte attuato negli ultimi venti anni e quindi rappresenta simbolicamente un’enorme concessione da parte dei repubblicani, che hanno fondato la loro campagna elettorale sulla difesa degli sgravi fiscali. A mio avviso, il Congresso dovrà comunque approvare una significativa riduzione della spesa pubblica nei prossimi mesi e ciò avrà plausibilmente un effetto negativo sull’espansione economica e sulla crescita degli utili negli Stati Uniti nel 2013. Pertanto prediligo le società con un'esposizione a fattori di crescita strutturali che prescindono dall'economia USA”.
“I Democratici e i Repubblicani hanno raggiunto negli Stati Uniti un compromesso sulla proroga degli sgravi fiscali approvati durante l’era Bush. I democratici volevano mantenere tali sgravi per il 98% della popolazione, i repubblicani si sono battuti per il 100%, e i due schieramenti si sono infine accordati sul 99%. Considerate le forti tensioni che hanno accompagnato le negoziazioni, il compromesso raggiunto appare deludente. I problemi inerenti il tetto massimo del debito pubblico degli USA e i tagli alla spesa sono stati rimandati, e dovranno essere affrontati in futuro; già fra poche settimane. Presto quindi l'acceso scontro fra i due partiti tornerà a occupare le prime pagine dei giornali. Dai mercati finanziari non giungono pressioni che inducano i politici a impegnarsi di più, a causa dell’espansione monetaria, senza precedenti, che continua a essere attuata dalla Federal Reserve. Poco prima di Natale la Fed aveva annunciato l’aumento delle misure di supporto, con un acquisto di asset che è passato da 40 a 85 miliardi di dollari al mese, fino a data da destinarsi. Così, l’aggiramento del fiscal cliff e la prosecuzione dell’allentamento monetario hanno favorito un rally azionario negli Stati Uniti. È possibile che non si registreranno progressi realmente significativi sul fronte fiscale finché una grave debolezza del dollaro statunitense non costringerà le forze politiche di Washington a impegnarsi per raggiungere soluzioni stabili e durature”.
Commento di Adrian Brass, Gestore FF America Fund di Fidelity Worldwide Investment
“I mercati hanno reagito positivamente al fatto che Democratici e Repubblicani sono riusciti in extremis a promulgare una legge per evitare il fiscal cliff. Il provvedimento è tuttavia un compromesso, che procrastina di qualche mese la soluzione delle questioni più sostanziali e politicamente controverse. Pur avendo bloccato la maggior parte degli aumenti delle tasse che erano previsti per il 1° gennaio, attraverso l'innalzamento delle aliquote ai contribuenti ad alto reddito, gli inevitabili tagli alla spesa pubblica sono stati solamente rimandati. Al contempo, la legislazione introduce il più alto aumento delle imposte attuato negli ultimi venti anni e quindi rappresenta simbolicamente un’enorme concessione da parte dei repubblicani, che hanno fondato la loro campagna elettorale sulla difesa degli sgravi fiscali. A mio avviso, il Congresso dovrà comunque approvare una significativa riduzione della spesa pubblica nei prossimi mesi e ciò avrà plausibilmente un effetto negativo sull’espansione economica e sulla crescita degli utili negli Stati Uniti nel 2013. Pertanto prediligo le società con un'esposizione a fattori di crescita strutturali che prescindono dall'economia USA”.
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