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Fed: il punto di svolta nella politica monetaria

Quello iniziato ieri potrebbe essere visto come l'inizio di un rialzo "felice" per quanto riguarda i tassi Fed rispetto al contesto di difficoltà in cui è avvenuto l'incremento nel corso del 2015

di Redazione Soldionline 15 dic 2016 ore 12:13

La Fed, con il rialzo dei tassi di ieri, ha intrapreso un percorso di incremento del costo del denaro che difficilmente si fermerà. Le cose, comunque, potrebbero diventare più interessanti a marzo, quando la Fed avrà maggiori informazioni sulle politiche economiche della nuova amministrazione di Donald Trump. Ne ha parlato Thanos Bardas, responsabile tassi d’interesse e titoli governativi di Neuberger Berman nel report che di seguito pubblichiamo:

 

Il rialzo di 25 punti base operato dalla Federal Reserve, che giunge dopo un anno dall’ultimo incremento, rispecchia sia un ridimensionamento delle misure straordinarie di politica economica che l’inizio della reflazione negli Stati Uniti. Inoltre, sulla scia di robusti dati economici e massimi storici del mercato, ci sembra opportuno definirlo un “rialzo felice” rispetto al contesto di difficoltà in cui è avvenuto il rialzo nel corso del 2015. La Fed è soddisfatta del progresso economico, del potenziale per la normalizzazione dei tassi e della convergenza tra le sue previsioni e quelle del mercato.

 

fed_12Anche se in ritardo rispetto alle attese iniziali, il rialzo dei tassi giunge un po’ in anticipo rispetto al normale alla luce dei tiepidi dati del mercato del lavoro. Inoltre, non è stato indotto dalle tendenze inflazionistiche, visto che il tasso di inflazione americano di pareggio a 10 anni resta al di sotto del 2,5% (equivalente all’obiettivo di inflazione implicito del 2,0% della Fed). Complessivamente, le condizioni finanziarie restano piuttosto favorevoli, persino tenendo conto del recente rialzo dei tassi ipotecari e dell’apprezzamento del dollaro, lasciando alla Fed la possibilità di gestire l'economia “surriscaldandola” un po’ per sostenere un’ulteriore reflazione.

 

Negli ultimi anni, la Fed non è stata particolarmente precisa nelle sue previsioni sulla crescita e sull’inflazione e abbiamo osservato un calo consistente dei tassi reali di equilibrio a breve termine. Tuttavia, riteniamo che i dati abbiano toccato i minimi e che invertiranno verosimilmente la tendenza. Allo stesso tempo, le previsioni di mercato si sono avvicinate a quelle della Fed e la banca centrale americana sta ora anticipando tre rialzi dei tassi nel 2017 (uno in più rispetto ai due previsti a settembre, che continua ad essere la view del mercato); inoltre, la Fed resta meno accomodante per il 2018.
Guardando alle future riunioni del FOMC, le cose potrebbero diventare più interessanti a marzo, quando la Fed avrà maggiori informazioni sulle politiche economiche della nuova amministrazione. Donald Trump è stato eletto per la sua mission di mettere l’America al primo posto, ammorbidire la regolamentazione e tagliare le tasse. Nel tempo, questi ultimi due elementi potrebbero rivelarsi stimolanti ma le tensioni sul commercio potrebbero avere un effetto di compensazione e scoraggiare la Fed dall’operare ulteriori mosse.

 

Nonostante la piccola accelerazione nel ritmo, prevediamo un approccio graduale da parte della Fed nei prossimi trimestri. Si parla molto di stimolo fiscale (che alcuni membri del Board hanno preso in considerazione sulle aspettative di rialzo dei tassi) ma non è ancora accaduto nulla davvero e la crescita risultante potrebbe essere più debole di quanto previsto dagli investitori. Inoltre, il rischio derivante dalla politica monetaria della Fed è piuttosto asimmetrico. Ulteriori acquisti di titoli obbligazionari potrebbero fare poco ma eliminare le misure di stimolo troppo rapidamente potrebbe produrre effetti molto negativi.
I membri del Board ne sono al corrente e continueranno verosimilmente a seguire i dati (e il mercato obbligazionario) fino a quando sarà chiaro che l’inflazione sta puntando oltre i livelli di comfort. Non appena questo accadrà, ipotizzando una situazione politico-economica ragionevolmente stabile, potremmo avere una Fed più interventista intorno alla fine del 2017 e agli inizi del 2018.

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