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Federal Reserve: la palla passa a Yellen

Alla Fed inizia l'era di Janet Yellen e finisce quella di Ben Bernanke. Che ieri sera ha ulteriormente ridotto gli acquisti mensili di bond della Banca centrale americana

di Mauro Introzzi 30 gen 2014 ore 14:46
A cura di: Patrice Gautry, Chief Economist di Union Bancaire Privée - UBP

L’Era Bernanke è finita con un pianto, più che con il botto: il benvenuto dei mercati all’ultima decisione del presidente della Fed, che ha ulteriormente ridotto gli acquisti mensili di bond della Banca centrale americana, è arrivato sotto forma di segno meno. Tuttavia, non ci sono solo brutte notizie, poiché ora la Fed è più fiduciosa sulla crescita economica statunitense, con gli outlook che quest’anno raggiungeranno facilmente il 3,5%, o anche più.

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yellen2Di conseguenza, aumenterà la pressione sul nuovo capo della Fed, Janet Yellen. Il prossimo incontro del FOMC (programmato a marzo) sarà seguito da una conferenza stampa, che catalizzerà l’attenzione dei mercati. E’ molto probabile che il tasso di disoccupazione sarà molto vicino – o forse persino sotto – la soglia del 6,5%, obbligando quindi la Fed a cambiare tattica o forse addirittura a evitare qualsiasi riferimento esplicito a questo indicatore. Se la fine del programma di allentamento quantitativo è sostenuta dai mercati, ci sono ancora operatori che restano scettici riguardo alla ‘forward guidance’ espressa dalla Fed, cioè in pratica riguardo alla capacità della Fed di guidare le aspettative sui tassi di interesse sia nel breve sia nel lungo termine, fintanto che l’inflazione resterà sui livelli più bassi di sempre.

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Nella sua “salita al trono”, Yellen deve affrontare quindi una sfida importante. I prezzi dell’azionario hanno effettivamente aiutato la ripresa economica degli Stati Uniti nel 2013 e costituiscono chiaramente una variabile per la trasmissione della politica monetaria americana: in breve, affinché il ciclo di crescita continui, deve esserci fiducia sull’azionario, dunque una politica monetaria chiara e visibile che sia allineata alle aspettative dei vari mercati.

Il processo è molto più delicato rispetto al mero aumento o taglio di 25 punti base
dei tassi di interesse e, agli occhi dei meno esperti, potrebbe sembrare riguardare più la psicologia che l’economia. Invece di parlare semplicemente del contenuto dei nostri portafogli, i banchieri centrali devono parlare alle nostre anime e alla nostra immaginazione.
Quindi, lunga vita alla Regina Janet! E buona fortuna..
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