E' ora di sovrappesare i mercati emergenti? Se sì, in che modo?
Gli argomenti a supporto di un investimento di lungo termine nei mercati emergenti sono ben noti. Molti di questi Paesi, sebbene non tutti, dovrebbero beneficiare di una crescita più rapida nel tempo
di Redazione Soldionline 20 mar 2012 ore 17:11
Articolo a cura di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares
Gli argomenti a supporto di un investimento di lungo termine nei mercati emergenti sono ben noti. Molti di questi Paesi, sebbene non tutti, dovrebbero beneficiare di una crescita più rapida nel tempo grazie a favorevoli dinamiche demografiche e ai vantaggi di giocare una rincorsa rispetto ai mercati più sviluppati
Un secondo argomento a favore, ma meno pubblicizzato, è che, nel corso del tempo, questi mercati sono destinati a diventare meno rischiosi rispetto a quelli sviluppati. Una minore rischiosità dovrebbe quindi condurre ad un’allocazione superiore in questi Paesi.
Tuttavia, mentre il rischio relativo è diminuito, in senso assoluto i mercati emergenti sono tuttora più volatili rispetto a quelli sviluppati. Tenuto conto di questa dinamica, non è irragionevole che molti investitori siano ancora titubanti riguardo alle tempistiche e all’ampiezza della loro esposizione in queste aree. Data la recente volatilità del mercato e il sospetto che non sia conclusa, è difficile basare le proprie decisioni di investimento esclusivamente su un
orizzonte di lungo termine, a prescindere quindi dai potenziali brillanti rendimenti.
Guardando in retrospettiva, lo scorso anno l’investimento azionario emergente non è stato proficuo. Tra aprile e dicembre, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato i mercati sviluppati sette mesi su nove. Il 2012 è iniziato in modo molto diverso: nei primi 10 giorni di negoziazione dell’anno i mercati emergenti hanno registrato
una crescita del 6% rispetto ad un livello inferiore al 3% dei mercati sviluppati.
Il 2012 potrebbe essere caratterizzato da una maggiore eterogeneità in termini di crescita regionale. Crediamo che gli investitori possano migliorare i rendimenti complessivi di portafoglio con una ripartizione più “granulare” dell’esposizione ai Paesi emergenti, ovvero sovrappesando o sotto pensando singoli Paesi o aree regionali.
Sulla base delle nostre aspettative di rendimento e di rischio di ogni regione e della correlazione tra i vari mercati, abbiamo costruito un semplice portafoglio campione la cui composizione che prevede un’allocazione del 61% sull’Asia emergente, 32% sul Latino America e del solo 7% sull’Europa emergente. Relativamente al benchmark MSCI Emerging markets, questo portafoglio prevede un significativo sovrappeso del 9% dell’area latino-americana, un leggero
sovrappeso del 3% dell’Asia emergente e un sostanziale sottopeso del 12% dei Paesi dell’Europa emergente (12%)
Gli argomenti a supporto di un investimento di lungo termine nei mercati emergenti sono ben noti. Molti di questi Paesi, sebbene non tutti, dovrebbero beneficiare di una crescita più rapida nel tempo grazie a favorevoli dinamiche demografiche e ai vantaggi di giocare una rincorsa rispetto ai mercati più sviluppati
Un secondo argomento a favore, ma meno pubblicizzato, è che, nel corso del tempo, questi mercati sono destinati a diventare meno rischiosi rispetto a quelli sviluppati. Una minore rischiosità dovrebbe quindi condurre ad un’allocazione superiore in questi Paesi.
Tuttavia, mentre il rischio relativo è diminuito, in senso assoluto i mercati emergenti sono tuttora più volatili rispetto a quelli sviluppati. Tenuto conto di questa dinamica, non è irragionevole che molti investitori siano ancora titubanti riguardo alle tempistiche e all’ampiezza della loro esposizione in queste aree. Data la recente volatilità del mercato e il sospetto che non sia conclusa, è difficile basare le proprie decisioni di investimento esclusivamente su un
orizzonte di lungo termine, a prescindere quindi dai potenziali brillanti rendimenti.
Guardando in retrospettiva, lo scorso anno l’investimento azionario emergente non è stato proficuo. Tra aprile e dicembre, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato i mercati sviluppati sette mesi su nove. Il 2012 è iniziato in modo molto diverso: nei primi 10 giorni di negoziazione dell’anno i mercati emergenti hanno registrato
una crescita del 6% rispetto ad un livello inferiore al 3% dei mercati sviluppati.
Il 2012 potrebbe essere caratterizzato da una maggiore eterogeneità in termini di crescita regionale. Crediamo che gli investitori possano migliorare i rendimenti complessivi di portafoglio con una ripartizione più “granulare” dell’esposizione ai Paesi emergenti, ovvero sovrappesando o sotto pensando singoli Paesi o aree regionali.
Sulla base delle nostre aspettative di rendimento e di rischio di ogni regione e della correlazione tra i vari mercati, abbiamo costruito un semplice portafoglio campione la cui composizione che prevede un’allocazione del 61% sull’Asia emergente, 32% sul Latino America e del solo 7% sull’Europa emergente. Relativamente al benchmark MSCI Emerging markets, questo portafoglio prevede un significativo sovrappeso del 9% dell’area latino-americana, un leggero
sovrappeso del 3% dell’Asia emergente e un sostanziale sottopeso del 12% dei Paesi dell’Europa emergente (12%)