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Dalle trappole della liquidità ai vincoli sulla crescita nominale

Per l'anno appena iniziato si prevede una continuazione del miglioramento economico globale iniziato nel 2013. Tuttavia, la crescita non sarà sincronizzata su tutte le aree

di Redazione Soldionline 23 gen 2014 ore 14:07
A cura di Stuart Thomson, capo economista e co-manager dell’Ignis Absolute Return Government Bond Fund (AUM 2 miliardi di euro)

Il 2014 sarà il settimo anno di quello che è stato definito il decennio VILE (Volatile Inflation, Limitated Expansion). Si prevede una continuazione del miglioramento economico globale iniziato nel 2013. Tuttavia, la crescita non sarà sincronizzata, con l’Europa e le economie emergenti in netto ritardo di sviluppo su quelle del Regno Unito e degli Stati Uniti.

usa_6Crescita rafforzata al crescere della fiducia
La forte crescita del 2013 negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ha fornito una chiara evidenza dell’efficacia dei programmi di allentamento monetario della Banca Centrale. Nel Regno Unito si prevede che questa crescita forte continui anche nel 2014, registrando una crescita economica annua superiore al 3%. Anche per l’economia degli Stati Uniti si attende un analogo tasso di crescita, al placarsi dei venti fiscali contrari e in seguito alla risposta delle imprese all’aumento della disponibilità di credito.

Una crescita più forte porterà a tassi di interesse di medio termine più alti -­‐ nello specifico tassi di rendimento reale 5y5y -­‐ che rappresentano una competizione internazionale per il capitale e sono altamente correlati tra tutti i principali mercati dei titoli di stato.

La crescita della produttività dovrebbe accelerare sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito all’aumentare degli investimenti, in risposta al crescere della fiducia. Tuttavia, questo avverrà con un certo ritardo e inizialmente la ripresa sarà associata a una forte crescita dell’occupazione. In particolare, si pensa che l’orientamento attuale sull’occupazione da parte della Federal Reserve (Fed) e della Bank of England (BoE) porterà al raggiungimento di percentuali di disoccupazione del 6,5% e del 7,0% rispettivamente, entro la metà del 2014.

Il raggiungimento di questi livelli non innescherà automaticamente il rialzo dei tassi.
Si ritiene, infatti, che in prossimità di tali livelli, le banche centrali statunitensi e britanniche cercheranno di ridurre i loro obiettivi di orientamento al 6,0% e 6,7% rispettivamente, che i mercati prevedono si raggiungeranno entro la fine dell’anno. Pertanto, ci si aspetta che la politica di comunicazione della BoE e della Fed durante il 2014 si concentri sulla transizione da tassi di emergenza (prossimi allo zero) a politiche monetarie accomodanti con tassi intorno al 2%.

La Fed ha avviato questo processo nel suo meeting di settembre, prevedendo di raggiungere alla fine del 2016 un tasso d’interesse sui Fondi Federali del 2%, un livello coerente con il normale tasso di disoccupazione e inferiore alla metà dell’equivalente tasso antecedente alla crisi. In modo analogo, una revisione dello storico delle aliquote di base della BoE mostra che, prima del 2008, i tassi più bassi mai registrati erano del 2%. Un graduale irrigidimento a questo livello nei prossimi due anni, sarebbe coerente con una politica monetaria accomodante.

europa_4L’Europa e le economie emergenti come principali fonti di disinflazione

Mentre le economie britanniche e statunitensi costituiranno le principali fonti di crescita per l’economia globale del prossimo anno, le economie europee ed emergenti continueranno a soffrire e ad essere fonti di disinflazione.

Queste economie continueranno ad assistere a una recessione della crescita; una crescita sopra lo zero ma inferiore al potenziale produttivo. In queste regioni, quindi, i divari negativi della produzione non si azzereranno e ci sarà una pressione al ribasso sull’inflazione. Si pensa che queste economie tenteranno di esportare la loro disinflazione attraverso la svalutazione della moneta, in modo simile agli sforzi del Giappone di esportare la propria deflazione mediante l’indebolimento dello yen.

Conclusioni
L’economia globale migliorerà gradualmente nel corso del 2014 ma la ripresa non sarà sincronizzata, con l’Europa e le economie emergenti in netto ritardo su Regno Unito e Stati Uniti. Per compensare questa debolezza, prevediamo che l’Europa e le economie emergenti esporteranno la loro disinflazione attraverso l’indebolimento della valuta. L’opinione generale per il 2014, è quella di un dollaro statunitense più forte come risultato di una crescita economica più rapida; tale rapidità di crescita è condizione necessaria, ma non sufficiente, per l’apprezzamento della valuta, poiché l’avanzo delle partite correnti e del conto capitale dell’Europa esercita una pressione al rialzo sulla valuta. Crediamo che la minaccia deflazionistica di un ulteriore apprezzamento della valuta forzerà la Banca Centrale Europea (ECB) a ricorrere ad altre politiche monetarie non convenzionali per indebolire l’euro. Questo potrebbe avvenire attraverso un’altra operazione di riacquisto a lungo termine (LTRO) in combinazione con un tasso di deposito negativo, o un allentamento monetario degli acquisti di titoli di stato in proporzione alla quota di capitale della Banca Centrale.

L’apprezzamento del dollaro statunitense, e quindi della sterlina britannica, terrà a freno l’inflazione domestica dei rispettivi paesi, di fatto limitando la crescita nominale del PIL.
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