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Dalla Norvegia alla Russia tutti i guai dei “petrol-Stati” (La Repubblica)

di Mauro Introzzi 23 feb 2016 ore 07:18 Le news sul tuo Smartphone

petrolio_14Il quotidiano descrive tutte le conseguenze del crollo del prezzo del petrolio sui conti dei principali paesi produttori. Tra quelli più colpiti la Norvegia. Secondo il numero uno della banca centrale del paese scandinavo, Oyestein Olsen, anche il 2016 sarà un anno decisamente poco favorevole. Per un paese che deve un quarto del suo Pil e metà delle sue esportazioni a petrolio e gas, il crollo dei prezzi scatenato meno di un anno e mezzo fa non poteva avere un effetto diverso. Trattandosi di uno dei paesi più ricchi del mondo, governato da persone previdenti, non è il caso di far scattare l’allarme rosso: negli anni scorsi è stato costruito un fondo sovrano con 800 miliardi di dollari in cassa, il più grande del mondo. Ma lo choc dei norvegesi è, probabilmente, niente di fronte a quello dei venezuelani, che, dalla sera alla mattina, hanno visto il prezzo della benzina alla pompa schizzare del 6.200%, ovvero rincarare di 60 volte, per la riduzione dei sussidi statali. L’altro grande produttore, la Russia, che deve più di metà delle entrate statali alle tasse sulle esportazioni di petrolio, ha annunciato un taglio del 10% della spesa pubblica. Ma aveva fatto i conti a fine dicembre, quando il greggio stava a 37 dollari al barile, mentre adesso pende pericolosamente verso i 30 dollari. La promessa di non toccare pensioni e stipendi pubblici potrebbe non tenere. Anche un altro grande produttore, la Nigeria, ha annunciato che tirerà la cinghia.

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