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Da Jackfly a Wall Street 2: la fredda verità…

"Non è necessario essere folli per fare del cinema. Ma aiuta molto" diceva Samuel Goldwyn, il produttore cinematografico fondatore di quella che diventerà poi la Metro Goldwyn Mayer.

di Redazione Soldionline 27 ott 2010 ore 15:12
A cura di Salvatore Gaziano www.borsaexpert.it

"Non è necessario essere folli per fare del cinema. Ma aiuta molto" diceva  Samuel Goldwyn, il produttore cinematografico fondatore di quella che diventerà poi la Metro Goldwyn Mayer.

E vi è certo un pizzico di lucida follia nel film-documentario “JACKFLY” proiettato in anteprima lunedì 25 ottobre al Cinema Apollo di Milano e che ha come sfondo l’incredibile storia giudiziaria e umana di Nicola Scambia (vedi foto) un promotore finanziario licenziato ingiustamente dalla propria banca. Ma Scambia non ci sta. E reagisce. Non assolda solo i classici avvocati  ma crea un blog, poi un gioco virtuale, quindi un romanzo e ora anche un film.

Quello che gli spettatori hanno visto (e vedranno nei prossimi mesi in televisione e sul web in streaming) non è la classica “fiction” dove “ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale”. Al contrario ci si trova a partecipare in meno di 60 minuti a una vicenda durata 8 anni che vede contrapposti un’azienda contro un suo dipendente.

Una vicenda incredibile che abbiamo già raccontato in un’intervista pubblicata qualche mese fa (vedi l’articolo http://www.moneyreport.it/risparmio-gestito/anche-i-promotori-finanziari-nel-loro-piccolo-si-incazzano/) e racconta l’epilogo di una lotta senza esclusione di colpi fra un banca e uno dei suoi area manager. Che da un giorno all’altro si ritrova a passare dalle stelle alle stalle.

Da che era il promotore più pagato e apprezzato dell’azienda di colpo diventa un costo da cancellare. Via la carta di credito aziendale, tutta la rete di persone che coordinava, l’ufficio e anche e soprattutto l’onore. Il pretesto (totalmente falso come dimostrerà poi la giustizia) è l’accusa di “concorrenza sleale”.

Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto” dice una delle battute più celebri del film “Per un pugno di dollari” ma in questo caso fortunatamente invece l’epilogo è opposto.

“L’uomo col fucile” che spara a pallettoni col moderno ausilio di avvocati del lavoro e tagliatori di teste trova pane per i suoi denti in un promotore finanziario di origine calabrese che non vuole certo farsi domare e mettere in un angolo.

“E’ l’arte che imita la vita o la vita che imita l’arte”? In questo caso la realtà supera ogni fiction e il dipanarsi di questa vicenda è ancora più ricco di colpi di scena di un libro scritto da Grisham o di una sceneggiatura di Oliver Stone.

Nell’ultimo film che segna il ritorno di Gordon Gekko sugli schermi con il sequel di “Wall Street – I soldi non dormono mai” il giovane co-protagonista, Jake  (l’attore Shia LaBeouf), enfant prodige di Wall Street, viene licenziato dopo che l’azienda dove lavora precedentemente era stata fatta “saltare”.

Anche qui (ma questa è una finzione) siamo di fronte a un film di “guerra”. Con relativi agguati, traditori,  imboscate, scaramucce, duelli, spionaggio. Anche se le armi qui sono pareti di schermi al plasma, lanci di agenzia, consigli d’amministrazione, insider trading, voci false.

Ed è divertente scoprire nella “finzione” (il film Wall Street 2) che il protagonista per vendicarsi e avere giustizia decide di scrivere un memoriale dove racconta la “fredda verità” e la pubblica su un blog (guarda le similitudini…) che ha un effetto esplosivo poi su tutta la trama.

Nel caso italiano di JACKFLY la storia è drammatica e soprattutto realmente accaduta (questo non è una fiction ). Nicola porta tutti in Tribunale  al primo “round”  perde e di brutto. Condannato dal giudice in via esecutiva a pagare oltre 500.000 euro alla banca che l’aveva licenziato. Questo nonostante il testimone principale dell’accusa, il promotore finanziario “collega” di Scambia,  che aveva raccontato ai vertici di essere stato invitato proprio da Scambia a passare armi e bagagli alla concorrenza, ritratta tutto. “Non ho mai ricevuto nessuna offerta per il tramite di Scambia”

Nicola non ha tutti quei soldi da pagare e gli viene pignorato tutto lo stipendio e si trova pure senza fonti finanziarie per sostenere la sua famiglia. Si rivolge a un altro studio legale (quello dell’avvocato Francesco Bochicchio) che si rivela determinante. La sentenza d’appello ribalta, infatti, completamente il giudizio di primo grado e la banca viene condannata a pagare questa volta oltre 500.000 euro, avendo poco prima persino rifiutato la possibilità di arrivare a una transazione “tombale” come consigliato dalla stessa Corte d’Appello.

Vedere raccontata questa storia (grazie alla bella regia di Ruggero Gabbai e alla sceneggiatura di Giovanni Robbiano) nel finale molto emozionante è istruttivo. Ma questo documentario non dovrebbe avere come target il mondo dei promotori finanziari e degli addetti ai lavori.

Quello che si racconta bene in questo film è anche la vicenda parallela e spesso nascosta di molti altri promotori finanziari che invece dalla propria banca sono stati “cacciati” o “degradati” e trattati come carne da macello. E qualcuno non ha avuto il coraggio o la possibilità di reagire, arrivando anche al suicidio. Come raccontano alcune delle storie toccate nel documentario.

Questa storia interessa quindi tanti perché il potere dei soldi, spregiudicato e cinico è nella vita di tutti noi.  In primis come risparmiatori e cittadini.

Quando la banca ci propone un mutuo dal tasso apparentemente conveniente ma poi ci obbliga a contrarre separatamente una polizza assicurativa da 10.000 euro; quando ci viene proposto di comprare un prodotto finanziario che garantisce al venditore una commissione del 4% all’anno (e molte banche fanno di tutto per obbligare i propri sportellisti e promotori a rifilare prodotti carissimi per raggiungere così il “budget” economico); quando il Comune dove abitiamo ha contratto un debito, sottoscrivendo “derivati” a prezzi altissimi che costeranno alla collettività cifre enormi.

Nel docu-film JACKFLY si apre uno squarcio su questo mondo. Sarà pure importante che una banca persegua il profitto ma questo non dovrebbe significare che sull’altare di Dio Denaro tutto sia possibile, mandando al “massacro” dipendenti, promotori, correntisti e risparmiatori per favorire nel breve periodo una pattuglia di top manager, azionisti eccellenti e professionisti privi di scrupoli. O no?

Ringrazio intanto Nicola Scambia di avermi invitato (sorprendendomi) a Milano per presentare questa “prima” (vedi foto sopra) nel ruolo per me inconsueto di “moderatore” dopo aver partecipato come “intervistato” a questo film insieme ad altri professionisti, scrittori (come il “mitico” Carlo Lucarelli) e addetti ai lavori. Con l’augurio che questo film si diffonda “sotterraneamente” come un virus: questa storia merita di essere conosciuta non solo nell’ambiente finanziario…

p.s. Intanto è di oggi la polemica sulla buona uscita data a Alessandro Profumo, ex numero uno di Unicredit, di 40 milioni di euro: un’assurdità dice il Financial Times che rilancia la questione. “Che cosa ha fatto un solo uomo per meritare questo tipo di elargizione”? si domanda. Guarda caso la stessa Unicredit che fino a qualche tempo fa era celebrata dagli analisti per il ritorno (roe) incredibile sul patrimonio (il “mitico” 20%) ma che è anche fra le banche che più hanno piazzato derivati ai Comuni ma anche quella i cui impiegati sono arrivati in taluni casi anche a scioperare per esasperate “pressioni commerciali” ovvero le continue sollecitazioni per il raggiungimento dei budget commerciali. E forse ripensando a tutto questo, tutto torna… in un certo modo di fare “alta finanza”. Che NON ci piace! E non abbiamo bisogno di leggerlo su un giornale inglese per pensarlo…
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