La crisi dell’euro deve ancora cominciare?
Spinte nazionalistiche contrastano l’unificazione europea. Per questo la crisi dell’Eurozona non sarebbe affatto nella sua fase finale, come molti vorrebbero credere
di Marco Delugan 21 feb 2014 ore 09:17
La crisi dell’euro deve ancora cominciare. Lo sostiene Jeremy Warner in un articolo apparso sull’edizione online del quotidiano britannico The Daily Telegraph dal titolo “Eurozone crisis is just getting started”.
Secondo Warner, l’eurozona è oggi attraversata da spinte nazionalistiche che contrastano con le politiche di maggiore integrazione che servirebbero a riportarla in salute.
LEGGI ANCHE: Come salvare l’euro secondo Joseph Stiglitz
LA CRISI DEL PROGETTO EUROPEO - Tutti i processi di unificazione monetaria, ricorda Warner, iniziano dall’unione politica per arrivare, dopo le modifiche e gli aggiustamenti istituzionali necessari, all’unificazione fiscale e monetaria. L’Eurozona ha percorso il sentiero in senso contrario, e la crisi finanziaria che sta incontrando ne è, almeno in parte, una diretta conseguenza.
Nei paesi più colpiti dalla crisi economica la disillusione verso il progetto europeo è già più che evidente, ma ci sono tre eventi che, secondo Warner, dimostrano come spinte contrarie ad una maggiore unificazione si stiano manifestando anche in zone ricche dell’Europa come la Svizzera e la Germania: a testimoniarlo ci sarebbero il risultato del referendum contro la libera circolazione dei lavoratori e la scelta della Corte costituzionale tedesca di rinviare alla Corte di giustizia europea la decisione sulla legittimità della politica di difesa dell’euro attuata dalla Banca Centrale Europea. E spinte analoghe si starebbero manifestando nella stessa Gran Bretagna, prossima al referendum sull’indipendenza della Scozia.
Né la Svizzera né la Gran Bretagna fanno parte dell’eurozona ma, come vedremo, Warner ritiene che gli eventi citati siano testimonianza di una tendenza generale ad una maggiore attenzione alle problematiche locali, anche in contrasto con le esigenze di organizzazioni sovranazionali di più ampio livello.
IL REFERENDUM SVIZZERO - Il risultato del referendum svizzero avrebbe, secondo Warner, un doppio significato. Il primo e più evidente è la scelta di limitare la libertà di movimento dei lavoratori sul proprio territorio che comporterà la revisione degli accordi presi tra Svizzera e Comunità europea in questo senso. La seconda è la testimonianza del profondo e crescente scollamento tra le elite politiche del Paese con i popoli che governano. Il referendum era stato infatti proposto dall’Udc, partito di ultradestra che non partecipa alla compagine governativa, e il referendum è stato vinto nonostante l’opposizione della maggioranza che sostiene il Governo elvetico.
Uno scollamento che riguarderebbe più in generale le classi politiche europee e il loro europeismo, più presente ai livelli alti della rappresentanza politica che tra il popolo:
LA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA - Per quanto riguarda la decisione della corte costituzionale tedesca, Warner osserva che rimettere la decisione sulla legittimità della politica della BCE alla Corte di Giustizia europea può essere letto in due modi opposti:
La questione potrebbe apparire troppo sottile se Warner non osservasse che:
Accanto a Dio e la Bundesbank, per i tedeschi l’altra grande autorità è la Corte Costituzionale e così, se la Corte di giustizia europea dovesse pronunciarsi a favore della BCE, il contraccolpo nell’opinione pubblica potrebbe essere davvero potente, e l’europeismo tedesco potrebbe uscirne ancora più indebolito.
La Corte costituzionale aveva cominciato ad occuparsi del caso nel giugno del 2013, sollecitata dall’iniziativa di alcuni cittadini tedeschi.
MESCOLATE TUTTO QUESTO - La stessa spinta alla sovranità nazionale sarebbe evidente, secondo Warner, nel desiderio di indipendenza scozzese. Che aggiunge:
E a maggio ci saranno le elezioni che potrebbero dare vita al parlamento più euroscettico della storia della Ue, e sembra difficile che un parlamento così formato possa dare vita a quelle riforme che potrebbero spingere l’Unione verso quella maggiore unità politica, fiscale ed economica.
La crisi dell’euro potrebbe essere davvero solo all’inizio.
Secondo Warner, l’eurozona è oggi attraversata da spinte nazionalistiche che contrastano con le politiche di maggiore integrazione che servirebbero a riportarla in salute.
LEGGI ANCHE: Come salvare l’euro secondo Joseph Stiglitz
LA CRISI DEL PROGETTO EUROPEO - Tutti i processi di unificazione monetaria, ricorda Warner, iniziano dall’unione politica per arrivare, dopo le modifiche e gli aggiustamenti istituzionali necessari, all’unificazione fiscale e monetaria. L’Eurozona ha percorso il sentiero in senso contrario, e la crisi finanziaria che sta incontrando ne è, almeno in parte, una diretta conseguenza.
Nei paesi più colpiti dalla crisi economica la disillusione verso il progetto europeo è già più che evidente, ma ci sono tre eventi che, secondo Warner, dimostrano come spinte contrarie ad una maggiore unificazione si stiano manifestando anche in zone ricche dell’Europa come la Svizzera e la Germania: a testimoniarlo ci sarebbero il risultato del referendum contro la libera circolazione dei lavoratori e la scelta della Corte costituzionale tedesca di rinviare alla Corte di giustizia europea la decisione sulla legittimità della politica di difesa dell’euro attuata dalla Banca Centrale Europea. E spinte analoghe si starebbero manifestando nella stessa Gran Bretagna, prossima al referendum sull’indipendenza della Scozia.
Né la Svizzera né la Gran Bretagna fanno parte dell’eurozona ma, come vedremo, Warner ritiene che gli eventi citati siano testimonianza di una tendenza generale ad una maggiore attenzione alle problematiche locali, anche in contrasto con le esigenze di organizzazioni sovranazionali di più ampio livello.
IL REFERENDUM SVIZZERO - Il risultato del referendum svizzero avrebbe, secondo Warner, un doppio significato. Il primo e più evidente è la scelta di limitare la libertà di movimento dei lavoratori sul proprio territorio che comporterà la revisione degli accordi presi tra Svizzera e Comunità europea in questo senso. La seconda è la testimonianza del profondo e crescente scollamento tra le elite politiche del Paese con i popoli che governano. Il referendum era stato infatti proposto dall’Udc, partito di ultradestra che non partecipa alla compagine governativa, e il referendum è stato vinto nonostante l’opposizione della maggioranza che sostiene il Governo elvetico.
Uno scollamento che riguarderebbe più in generale le classi politiche europee e il loro europeismo, più presente ai livelli alti della rappresentanza politica che tra il popolo:
Le elite politiche dell'Europa devono sapere che tutti i paesi ad alto reddito voterebbero come gli svizzeri se gli venisse data la possibilità di farlo.
LA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA - Per quanto riguarda la decisione della corte costituzionale tedesca, Warner osserva che rimettere la decisione sulla legittimità della politica della BCE alla Corte di Giustizia europea può essere letto in due modi opposti:
La Germania sembra aver rinunciato al suo diritto di veto sulle politiche della BCE, dando l'ultima parola alla Corte di giustizia che, dato il suo approccio integrazionista, è quasi certo che la approvi.
Ma c'è un modo meno favorevole di guardare la sentenza, perché contiene un colpo di coda. Sì, è la Corte di giustizia deve decidere sulla legittimità dell’operato della BCE, ma i giudici tedeschi si sono comunque pronunciati contro tale legittimità.
La questione potrebbe apparire troppo sottile se Warner non osservasse che:
Accanto a Dio e la Bundesbank, per i tedeschi l’altra grande autorità è la Corte Costituzionale e così, se la Corte di giustizia europea dovesse pronunciarsi a favore della BCE, il contraccolpo nell’opinione pubblica potrebbe essere davvero potente, e l’europeismo tedesco potrebbe uscirne ancora più indebolito.
La Corte costituzionale aveva cominciato ad occuparsi del caso nel giugno del 2013, sollecitata dall’iniziativa di alcuni cittadini tedeschi.
MESCOLATE TUTTO QUESTO - La stessa spinta alla sovranità nazionale sarebbe evidente, secondo Warner, nel desiderio di indipendenza scozzese. Che aggiunge:
Mescolate tutto questo, e vedrete come un ritorno ai principi della sovranità nazionale appaia possibile.
E a maggio ci saranno le elezioni che potrebbero dare vita al parlamento più euroscettico della storia della Ue, e sembra difficile che un parlamento così formato possa dare vita a quelle riforme che potrebbero spingere l’Unione verso quella maggiore unità politica, fiscale ed economica.
La crisi dell’euro potrebbe essere davvero solo all’inizio.
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