Confimi, solo 1 imprenditrice su 5 ricorre al credito bancario
Studio condotto dal Gruppo Donne
di Redazione Soldionline 8 ott 2021 ore 14:22A cura di Labitalia/Adnkronos
Una imprenditrice su due (il 46%) ha come primaria fonte di finanziamento il capitale personale o familiare mentre solo 1 su 5 ricorre al credito bancario. È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo Donne di Confimi Industria intervistando le imprenditrici del sistema associativo. Ma c’è di più: a scoraggiare le imprenditrici è l’alto tasso di richieste di credito non accolte o erogato in percentuale non adeguata alle reali necessità. Proprio questo scollamento tra istituti di credito e pmi ha spinto il Gruppo Donne di Confimi Industria a organizzare un percorso di educazione finanziaria. Tra gli appuntamenti anche una tavola rotonda sull’override, ovvero quello strumento messo a disposizione delle banche per valutare – in fase di assegnazione del rating - le piccole e medie imprese non sempre sui soliti parametri, ma a tutto tondo aprendo la vista a maggiori conoscenze che un semplice software non è in grado di vedere.
“Lo strumento c’è, peccato venga applicato pochissimo”, ha sottolineato Vincenza Frasca promotrice dell’evento e presidente del Gruppo Donne di Confimi Industria che ha spiegato che “come se non bastasse, ogni istituto ha potenzialmente criteri differenti di valutazione, una vera giungla che non aiuta una positiva partnership banca e impresa”. Per discuterne, Frasca ha invitato esponenti dell’economia, dell’università e della politica: gli economisti e docenti Carlo Cottarelli e Andrea Ferretti, Massimo Bitonci, deputato della Lega, Andrea De Bertoldi senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Misiani, senatore PD e da Maurizio Lupi, deputato Noi con l’Italia.“Oggi le banche sono delle spa -ha ricordato invece Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria intervenendo ai lavori- e come tali tendono a guadagnare sempre più perdendo di vista il loro ruolo sociale”.
“E invece occorre invertire il paradigma se si vuole davvero supportare le pmi, passando da una valutazione quantitativa a una valutazione qualitativa delle aziende, del resto quanto vale un marchio? E il suo know how?", ha sottolineato Agnelli che ha poi chiuso sottolineando che "altrimenti in pochi anni piangeremo la chiusura di un altro milione di imprese come abbiamo fatto negli ultimi 10 anni”. Un rating umano e parametri universali è quello che – in conclusione - si legge nella proposta di Frasca che ha coinvolto i partecipanti al tavolo nella realizzazione di un decalogo “che non ha l’ambizione di diventare un automatismo ma un valore segnaletico a cui le pmi possano guardare e grazie al quale farsi guardare dagli istituti di credito", ha concluso la presidente del Gruppo Donne.