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Come sono diventati i più ricchi del pianeta?

Ogni anno la rivista Forbes stila la classifica degli uomini più ricchi del pianeta

di Redazione Soldionline 7 lug 2009 ore 16:06
(estratto dell’introduzione al libro pocket allegato a Millionaire di luglio-agosto, “Very Millionaire” scritto da Salvatore Gaziano, s.gaziano@borsaexpert.it )

millionaire1Nel numero di Millionaire di luglio-agosto un libro tascabile allegato, “Very Millionaire”, racconta storie e segreti di 22 conquistatori di miliardi. Da Abramovich a Zuckerberg, da Buffett a Soros. Con molti episodi poco conosciuti dell’ascesa (talvolta discutibile) di alcuni di questi Paperoni...

C’è qualcosa che unisce coloro che sono diventati i Paperoni di questo secolo, i più ricchi del pianeta? Dalle loro storie e segreti si possono trarre degli insegnamenti per gestire il proprio denaro, i propri obiettivi professionali e imprenditoriali?
Quando ho iniziato a scrivere questa serie di biografie mi interessava capire se c’era un minimo comune denominatore fra Steve Jobs e Warren Buffett, George Soros e Bill Gates, Nicholas Hayek (il signor Swatch) e Invar Kamprad (Mister Ikea) e qualche lezione da trarre dalla loro carriera imprenditoriale e finanziaria. Episodi anche marginali che però ci raccontassero qualcosa di loro. Della loro “anima” economica. Ma anche qualche curiosità magari poco conosciuta per inquadrarne punti di forza e di debolezza.
Ammettiamolo: non tutte le ascese di questi personaggi sono state irresistibili (si legga ad esempio l’ascesa di Romain Abramovich).

millionaire2Alexander Dumas figlio in una commedia, faceva dire a uno dei suoi personaggi: “gli affari sono il denaro degli altri”. E Balzac diceva che dietro” ogni grande fortuna si nasconde un crimine”. Un fondo di verità certo esiste ma non necessariamente queste ricchezze provengono da spoliazioni altrui; in molti casi le grandi fortune raccontate in queste biografie sono frutto del talento e della buona conduzione degli affari, della scoperta di nuovi mercati o dell’intraprendenza dei loro artefici. E’ possibile che molti dei miliardari raccontati in questo libricino abbiano commesso qualche peccato ma molti di essi hanno creato decine di migliaia di posti di lavoro e servizi e prodotti utili per milioni di consumatori.
Ci sono altre caratteristiche che queste persone di successo finanziario hanno in comune, certo. Spirito d’iniziativa ma anche concentrazione. Per “sfondare” alcuni di questi personaggi non hanno dovuto inventare nulla che non fosse già stato inventato: l’hanno semplicemente organizzato in un nuovo modo come diceva l’economista austriaco Schumpeter. E non hanno mai mollato la presa nonostante le difficoltà e le sconfitte. Mai arrendersi. Sapevano dove volevano andare: avevano un obiettivo.  E una strategia.

Partire con grandi capitali non significa avere un successo assicurato…

Quando si parla di persone che sono diventate molto ricche si pensa spesso che questa ricchezza abbia sempre accompagnato il loro percorso. “Io non potrò mai realizzare nulla visto che non ho grandi mezzi alle spalle” è un’obiezione abbastanza condivisa da una larga fetta di persone.
Eppure se si leggono le storie di molti Paperoni si scoprira che “le condizioni di partenza” non erano proprio le migliori.
Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea, è partito da un capanno del latte come prima sede della sua attività commerciale. Richard Branson, il miliardario hippy inglese, a scuola era tanto mediocre da non riuscire a superare nemmeno i test di intelligenza. Guy Lalibertè, il fondatore del Cirque du Soleil, aveva esordito nel campo come acrobata mangiafuoco. Molti dei protagonisti di queste storie non sono nati ricchi e a scuola non erano necessariamente dei geni. Philip Knight, l’artefice del successo mondiale delle scarpe Nike, ha iniziato vendendo scarpe alle gare sportive e il suo prima negozio era il cofano della macchina. François Pinault, il Paperone di Francia, re del lusso e di Gucci, è partito dalla segheria di famiglia, mollando la scuola a 14 anni. Joanne Rowling, l’autrice della fortunata saga di Harry Potter, ben prima di diventare la donna più ricca del Regno Unito era disoccupata, divorziata e con una figlia a carico mentre Steve Jobs era stato in adozione dalla madre naturale e non ha mai finito gli studi.

millionaire3Think different…

Un mio caro amico imprenditore, Roberto Gallo Cassarino, sostiene che tutti gli imprenditori per riuscire devono essere un po’ “svirgoli”. E vi è un certo fondamento in questa teoria. Pensare (e agire) fuori dagli schemi. “Think different” come ricorda Steve Jobs, il fondatore della Apple. Una volta per diventare ricchi contava soprattutto la forza fisica. Si costruivano incredibili fortune uccidendo i propri nemici e appropriandosi delle altrui ricchezze. I “miliardari” di un tempo erano i guerrieri, coloro che erano a capo di un esercito di razziatori. Oggi conta (fortunatamente) sempre la capacità di intuire prima di tutto le tendenze future, servire nel modo giusto i mercati e soprattutto saper gestire e combinare in modo produttivo tutti i fattori. Non metterei la mano sul fuoco sulla moralità assoluta di tutti i personaggi raccontati in queste pagine per quanto è difficile imbastire simili processi, ricordando anche le parole di Goethe: “ogni balena ha il suo pidocchio”. Nell’ascesa di molti miliardari certo la Fortuna può aver contato. Essere al posto giusto al momento giusto. Ma come diceva Machiavelli l’abilità è anche sapersela creare, pronti a riconoscerla e a farne sapiente uso senza stare seduti ad aspettarsela. L’atteggiamento positivo è il fondamento delle menti milionarie come di qualsiasi “costruttore”. Lamentarsi, invocare l’aiuto dello Stato o di qualcuno non è certo lo spirito giusto per cambiare il proprio mondo. “Le cose non cambiano, noi cambiamo” ammoniva Henry David Thoureau, filosofo e scrittore statunitense.
I personaggi raccontati nelle pagine seguenti non hanno certo tratto proprio dalla loro esperienza “utili modesti”. E sono i “campioni” nei rispettivi campi, veri “special one”. Eppure le chance che avevano di arrivare al punto dove sono arrivati erano sulla carta bassissime, quasi inesistenti. Considerando anche le difficoltà (e talvolta i fallimenti) che alcuni di essi hanno dovuto affrontare.
Per questo mi è piaciuto scrivere queste storie e mi auguro sia piacevole anche la vostra lettura (scrivete pure a s.gaziano@borsaexpert.it  per eventuali commenti, critiche o suggerimenti e registratevi a www.oneminuteclub.it  per ricevere eventuali news ed extra ).
Scrivendo queste biografie non ho provato personalmente invidia per le fortune possedute da alcuni Paperoni (e la vita che conducono) ma certamente degli utili stimoli e riflessioni. Riguardo al successo (finanziario e non) resto personalmente sempre fedele al pensiero di Henry David Thoreau: “ce n’è di un solo tipo: fare della propria vita ciò che si desidera”.

millionaire4La Borsa e la vita…

Occupandomi da moltissimi anni di mercati finanziari e investimenti queste storie mi hanno molto interessato anche per trarre eventuali lezioni che si possono trarre da simili storie imprenditoriali e professionali.
Oggi bisogna essere bravi a investire prima di tutto se su stessi ma anche nell’investire saggiamente poi i risparmi accumulati: si rischia altrimenti sempre più di esserne derubati con tecniche più o meno sofisticate e dirette.
E per riconoscere un investimento vincente da uno perdente, un purosangue da un brocco l’elemento umano resta fondamentale. Dai bilanci delle aziende si possono certo trarre numeri e multipli interessanti ma è solo conoscendo anche la “vision” dei manager e degli imprenditori che stanno dietro a quei numeri che è possibile farsi un’idea sulla loro sostenibilità.
millionaire5Anche in Borsa nel tempo i titoli che salgono di più o si comportano meglio sono quelli di aziende con imprenditori e manager con la stoffa, con una “storia” bella non solo da raccontare, con intuizioni vincenti e capacità di perseguirle; persone con obiettivi chiari che rispettano tutti i loro stakeholder (clienti, fornitori, azionisti, collaboratori, comunità locali) e non solo a parole durante i convegni, nei comunicati dei pierre (ripresi poi dai giornali) o nelle patinate brochure aziendali.
Prima che investire nelle aziende, si investe nelle persone in grado di gestirle. E se è vera la battuta di Warren Buffett, “investite anche in aziende che potrebbe gestire un’idiota, tanto prima o poi capiterà” dalla storia di queste biografie si potrà comprendere probabilmente a riconoscere chi non è proprio idiota… E come si riconoscono i creatori di ricchezza dai distruttori.

Il libro “Very Millionaire” scritto da Salvatore Gaziano che racconta la storia e i segreti di 22 conquistatori di miliardi è allegato a Millionaire di luglio-agosto e quello pubblicato sopra è un estratto dell’introduzione.
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