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BCE, le reazioni degli analisti alle decisioni del 13 dicembre 2018

Mario Draghi ha ribadito che il Consiglio Direttivo non ha discusso di adottare ulteriori strumenti di politica monetaria, aggiungendo che l'obiettivo resta quello mantenere la liquidità a livelli adeguati

di Edoardo Fagnani 14 dic 2018 ore 11:36

Nessuna sorpresa dalla riunione della BCE che ha confermato i tassi di interesse e ha ufficializzato che il programma di acquisto di titoli terminerà alla fine del 2018.

banca-centrale-europeaNella conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria Mario Draghi ha ribadito che il Consiglio Direttivo non ha discusso di adottare ulteriori strumenti di politica monetaria, aggiungendo che l'obiettivo resta quello mantenere la liquidità ai livelli necessari.

Non si sono fatte attendere le indicazioni degli analisti alle scelte di politica monetaria della banca centrale europea

 

Secondo Paul Diggle, economista senior di Aberdeen Standard Investments, la fine del Quantitative Easing è una decisione politica più che economica.

La decisione di porre fine al QE ora riguarda più la politica che l'economia. La decisione di chiudere gli acquisti di asset netti farà piacere ai falchi del Consiglio direttivo, in particolare ai tedeschi, e se si strizzano forte gli occhi i dati economici possono quasi giustificare la decisione.

Nonostante le probabili revisioni al ribasso sulle previsioni economiche, la banca centrale spera nella comparsa di sacche di crescita e di una ripresa dell’inflazione di fondo con l’aumento dei salari. Queste speranze sembrano tuttavia eccessivamente ottimiste se si considera ciò che sta succedendo nel mondo, per non parlare dell’Europa. Sospetto che Draghi non riuscirà più ad aumentare i tassi.

 

Secondo Valentin Bissat, Senior Economist Strategist di Mirabaud AM, la BCE potrebbe seguire la strada già percorsa dalla FED.

La BCE segue la strada tracciata all'epoca dalla Federal Reserve, rafforzando la sua forward guidance e garantendo una politica monetaria molto accomodante almeno fino al 2020.

La BCE manterrà l'entità dei suoi acquisti netti cumulativi nell'ambito di ciascun programma dell'APP, mentre l'allocazione degli acquisti pubblici continuerà a dipendere dal contributo di ciascun paese al capital key della BCE.

La questione della liquidità sarà probabilmente discussa durante la prossima riunione di politica monetaria.

 

Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets, ha messo l'accento sulla fine del Quantitative Easing.

Il fatto che Quantitative Easing (QE) finirà questo mese è ironico, nonostante ci sia una crescente pressione sui governi europei affinché espandano i propri deficit fiscali. Tuttavia, la fine del QE non deve essere considerata una coincidenza, ma il primo passo che intraprende la BCE verso un lungo e delicato percorso di eliminazione degli stimoli politici.

Inoltre, mentre i mercati europei del lavoro si sono irrigiditi e la crescita dei salari sta mostrando timidi segnali di ripresa, la crescita resta moderata, come indicato nelle previsioni della BCE. Questo significa che il ciclo di inasprimento monetario sarà molto netto e le pressioni da parte della politica fiscale cresceranno nel corso del prossimo anno. A sua volta, questo manterrà il mercato focalizzato sui dettagli della politica di reinvestimento della BCE, offrendo uno scarso sostegno ufficiale ai mercati dei bond sovrani in futuro.

 

IntesaSanpaolo ha messo in evidenza la normalizzazione della politica monetaria e non esclude una svolta nel corso del 2019.

Il 2018 ha visto il primo passo verso la normalizzazione della politica monetaria con l’archiviazione dell’APP (programam di acquisto di titoli). Come ha specificato Draghi nella conferenza stampa, l’APP rimane a tutti gli effetti uno strumento di politica monetaria attivabile in futuro, in caso di rischio generalizzato di deflazione nella zona euro. Il Consiglio ha fornito qualche dettaglio in più sulla probabile tempistica dei riacquisti, indicando che “andranno avanti anche dopo l’avvio del ciclo di rialzi” e in ogni caso “fin quando necessario” per garantire condizioni di liquidità adeguate.

Il Consiglio ha, quindi, adottato una strategia simile a quella della Fed che nel 2014, nel dettagliare l’uscita dalle politiche non convenzionali, indicò che avrebbe ridotto i riacquisti solo dopo l’avvio dei rialzi dei tassi ufficiali. La BCE nel riaffermare che i riacquisti andranno avanti “fin quando sarà ritenuto necessario” ha voluto, ragionevolmente, lasciare aperte tutte le opzioni dato l’elevato grado di incertezza sullo scenario macro. Per quanto riguarda i dettagli tecnici, non vi saranno riallocazioni tra diverse classi di asset, ma i reinvestimenti saranno condotti in modo da portare a una graduale convergenza alle nuove quote di capitale, il che penalizzerà marginalmente Italia e Spagna.

La svolta attesa per la politica monetaria nel corso del 2019 è l’inizio di un graduale ciclo di rialzi. La discussione a Francoforte rimane per ora preliminare.

 

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