Asset Quality Review e Stress Test, cosa pensano le banche
Questo 2014, per il mondo bancario europeo, sarà ricordato per il comprehensive assessment della BCE. Valutazioni che porteranno a un nuovo bisogno di capitali?
di Mauro Introzzi 30 giu 2014 ore 11:46
Questo 2014, per il mondo bancario europeo sarà ricordato come un anno decisamente importante. A partire dall’ottobre 2013 la BCE, in prospettiva dei poteri di vigilanza bancaria che la stessa eserciterà, ha avviato il cosiddetto comprehensive assessment, ossia una generale attività di valutazione della solidità patrimoniale su circa centrotrenta enti creditizi dell’Unione Europea.
Questa attività di valutazione, che dovrebbe durare una dozzina di mesi e terminare quindi a novembre di quest’anno, è condotta dalla stessa BCE in collaborazione con le autorità nazionali competenti degli stati membri partecipanti al meccanismo di vigilanza unico.
Il comprehensive assessment si articola in tre attività distinte:
- un’analisi dei rischi a fini di vigilanza (revisione della posizione di liquidità, del livello di indebitamento e della raccolta fondi);
- un esame della qualità degli attivi intesa a migliorare la trasparenza delle esposizioni bancarie attraverso un’analisi della qualità dell’attivo delle banche (la cosiddetta Asset Quality Review);
- una prova di stress per verificare la tenuta dei bilanci bancari in scenari di tensione (i cosiddetti Stress Test).
Ma qual è la posizione delle banche interessate? In Italia le ultime settimane hanno visto l’avvio di ben 7 aumenti di capitale per gli istituti di credito. In poche sedute il Banco Popolare, la Popolare di Milano, il Creval, Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Sondrio, Banca Carige e la Popolare dell’Emilia Romagna hanno chiesto al mercato una decina di miliardi di euro proprio per rafforzare il proprio capitale in vista degli stress test. Dinamiche simili si sono viste anche negli altri paesi europei. Ma quali altri impatti avranno le attività di valutazione di BCE e autorità nazionali sulle banche del Vecchio Continente? Lo ha analizzato Ernst&Young nel suo European Banking Barometer, una survey realizzata coinvolgendo 294 istituti di credito dell’Eurozona.
Secondo il sondaggio la maggior parte (il 74%) delle banche interpellate è convinta di non aver bisogno di nuovo capitale dopo Asset Quality Review e Stress Test. Tuttavia 22 banche prevedono un ricorso al mercato, mentre altre 43 lo ritengono solo possibile. Il 30% degli intervistati non esclude una ricapitalizzazione, mentre l' 8% la ritiene probabile.
Disaggregando il dato emerge come le banche più ottimiste sul futuro siano quelle tedesche: il 93% di esse è sicuro che non sarà necessario un aumento di capitale. A seguire le banche britanniche (con una percentuale dell’83%) mentre il fanalino di coda di questa classifica è rappresentato dagli istituti spagnoli (con un 40% di sicuro che una ricapitalizzazione non sarà necessaria ).
Bene le italiane: il 75% degli intervistati ritiene di non avere bisogno di ulteriori ricapitalizzazioni, il 10% non lo esclude, mentre il 15% lo ritiene probabile.
Questa attività di valutazione, che dovrebbe durare una dozzina di mesi e terminare quindi a novembre di quest’anno, è condotta dalla stessa BCE in collaborazione con le autorità nazionali competenti degli stati membri partecipanti al meccanismo di vigilanza unico.
Il comprehensive assessment si articola in tre attività distinte:
- un’analisi dei rischi a fini di vigilanza (revisione della posizione di liquidità, del livello di indebitamento e della raccolta fondi);
- un esame della qualità degli attivi intesa a migliorare la trasparenza delle esposizioni bancarie attraverso un’analisi della qualità dell’attivo delle banche (la cosiddetta Asset Quality Review);
- una prova di stress per verificare la tenuta dei bilanci bancari in scenari di tensione (i cosiddetti Stress Test).
Ma qual è la posizione delle banche interessate? In Italia le ultime settimane hanno visto l’avvio di ben 7 aumenti di capitale per gli istituti di credito. In poche sedute il Banco Popolare, la Popolare di Milano, il Creval, Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Sondrio, Banca Carige e la Popolare dell’Emilia Romagna hanno chiesto al mercato una decina di miliardi di euro proprio per rafforzare il proprio capitale in vista degli stress test. Dinamiche simili si sono viste anche negli altri paesi europei. Ma quali altri impatti avranno le attività di valutazione di BCE e autorità nazionali sulle banche del Vecchio Continente? Lo ha analizzato Ernst&Young nel suo European Banking Barometer, una survey realizzata coinvolgendo 294 istituti di credito dell’Eurozona.
Secondo il sondaggio la maggior parte (il 74%) delle banche interpellate è convinta di non aver bisogno di nuovo capitale dopo Asset Quality Review e Stress Test. Tuttavia 22 banche prevedono un ricorso al mercato, mentre altre 43 lo ritengono solo possibile. Il 30% degli intervistati non esclude una ricapitalizzazione, mentre l' 8% la ritiene probabile.
Disaggregando il dato emerge come le banche più ottimiste sul futuro siano quelle tedesche: il 93% di esse è sicuro che non sarà necessario un aumento di capitale. A seguire le banche britanniche (con una percentuale dell’83%) mentre il fanalino di coda di questa classifica è rappresentato dagli istituti spagnoli (con un 40% di sicuro che una ricapitalizzazione non sarà necessaria ).
Bene le italiane: il 75% degli intervistati ritiene di non avere bisogno di ulteriori ricapitalizzazioni, il 10% non lo esclude, mentre il 15% lo ritiene probabile.
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