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Assegno pensioni, quando è sufficiente

di Redazione Soldionline 22 nov 2018 ore 15:07 Le news sul tuo Smartphone

A cura di Labitalia/Adnkronos

 

pensioni_3Quando l’assegno pensionistico percepito alla fine di una carriera lavorativa si può definire sufficiente? In occasione del XII congresso nazionale, in corso a Roma, gli attuari, impegnati in prima linea nei meccanismi di calcolo previdenziale, hanno risposto all’interrogativo dando i voti e stilando una vera e propria pagella. La sufficienza si raggiunge con una copertura tra il 50% e il 70% dell’ultimo stipendio, ottenuta con la pensione base più eventuale assegno integrativo.

Al di sotto ci sono l’insufficienza piena, quando la pensione non arriva complessivamente a superare il 30% dell’ultima retribuzione, e la quasi sufficienza, quando la percentuale è compresa tra il 30% e il 50%. La pensione si può valutare pienamente sufficiente quando raggiunge una percentuale compresa tra il 70% e l’80% della retribuzione. Al di sopra dell’80% può essere decisamente definita ottima.


Analogamente, gli attuari hanno dato i voti al livello di copertura dei fondi sanitari, completando quella che si potrebbe definire la pagella del welfare italiano. Qui l’insufficienza corrisponde all’assenza totale di copertura sanitaria integrativa. Il voto quasi sufficiente viene attribuito alla semplice copertura di grandi interventi e di grandi eventi morbosi, ma solo per chi ancora lavora, più la copertura della non autosufficienza (ltc-long term care) sia per i lavoratori attivi sia per i pensionati.

 

Per meritare la sufficienza, occorre che le stesse coperture per grandi interventi e grandi eventi morbosi siano estese anche ai pensionati, come la ltc. Se a queste prestazioni si aggiunge la copertura dei ricoveri, il voto diventa 'pienamente sufficiente'. Per ottenere il massimo, corrispondente all’ottimo in pagella, ci vogliono in più anche la copertura dell’alta diagnostica, delle visite specialistiche e delle analisi diagnostiche.

Previdenza e assistenza, assicurate ai cittadini con la combinazione di pensioni e sanità di base più forme integrative, sono parte determinante di un progetto di welfare integrato e allargato, fondato sulla collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore, che gli attuari hanno presentato al congresso. A governo, istituzioni e forze politiche gli attuari offrono il contributo della loro esperienza e competenza che dalle analisi quantitative e dai calcoli e assicurativi e previdenziali, volti a determinare tariffe e assegni pensionistici sostenibili nel tempo, si è via via allargata all’analisi e alla gestione del rischio nelle attività finanziarie e nelle imprese.

 

Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio nazionale della categoria, ha definito gli attuari 'valutatori dell’incertezza', delineandone un futuro sempre più manageriale legato alla gestione del rischio e alla partecipazione alle decisioni di governo e imprese finanziarie e non.

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